I Hate Milano

di Mister Milano

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I Hate Milano
Una medaglia agli audio fake. E un processo per chi voleva riaprire
Gismondo e Burioni

Coronavirus, audio fake? Diamo una medaglia agli autori

"Accoronati", la  nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano. Di Francesco Francio Mazza

E così si sta indagando per “procurato allarme” sui due famigerati audio di whatsapp, quello della dottoressa Martina e quello del medico del Niguarda.
E’ bene riflettere con cura sull’assurdità di questo fatto.
Intanto, non si capisce quale sia il reato. Forse le due persone autori dell’audio hanno mentito. E allora?
Chi ha stabilito, per legge, che i messaggi vocali su whatsapp si lasciano sotto giuramento, e quindi si è obbligati a dire la verità? Se i due autori dell’audio si stavano rivolgendo, durante una conversazione privata, a uno o più conoscenti, che colpa possono avere se quei messaggi sono stati condivisi decine di migliaia di volte?
Non siamo più liberi, dunque, di mentire quando mandiamo un messaggio privato? Oppure lo siamo, ma solo su certi argomenti? E chi li decide? Forse quella Giovane Marmotta di David Qualcosa?
Ma poi, ammettendo che il reato sia “procurato allarme”, di che tipo di allarme si tratta, visto che dopo la diffusione degli stessi siamo stati subissati (Dagospia ha fatto l’elenco completo) da interviste sui giornali di medici che sostenevano le stesse cose?
Ma il punto vero è un altro. Il punto è che, effettivamente, è giusto indagare per scoprire i responsabili degli audio: si, ma per dargli una medaglia. Meno male che sono circolati, i loro audio, perché sono stati a far si che la gente, finalmente, capisse che doveva stare a casa.
Del resto, se si indaga per “procurato allarme”, perché non si indaga per “attentato alla salute pubblica” nei confronti di chi ha ridimensionato l’allarme, spingendo la gente a uscire di casa e contagiarsi?
Perché non si indaga Sgarbi, per il noto video della vergogna? Su quale evidenza scientifica si basava il suo dotto ragionamento?
Perché non si indaga Luca Soffri, per aver scritto che “non si muore per coronavirus, si muore col coronavirus”, corbelleria smentita in tutte le salse da Burioni? Quale era la sua fonte?
Perché non indagare Beppe Severgnini, che in un intervento televisivo se la prendeva con chi si preoccupava, strumentalizzando politicamente la questione, prendendosela con un ridicolo “populismo della salute”? Quali dati aveva in mano per sostenere una simile posizione?
Perché non si indaga la dottoressa Gismondo, quando disse che il Covid-19 era “poco più che un raffreddore” – diventando l’alfiere del movimento “riaprire tutto”?
E perché non si indagano Alessandro Cattelan e Beppe Sala, per lo sciagurato invito ai milanesi a far l’aperitivo? Quando il dinamico duo si faceva una birretta, erano disponibili tutti gli studi sui modelli matematici legati al contagio, e il fatto che non si trattasse di “un’influenza che uccide solo gli anziani” era clamorosamente confermato dall’eta’ del paziente 1.
Quali erano i dati scientifici – ripetiamo: i dati scientifici, non le ragioni di propaganda suggeriti dai consulenti di comunicazione – per una presa di posizione così netta?
Perché il punto è proprio questo. Dopo aver ascoltato gli audio di whatsapp, le persone hanno preso provvedimenti di tutela della propria salute.
E invece dopo aver visto il video, le foto e gli articoli di cui sopra quante persone si sono decise ad uscire? E quante, in queste ore, si stanno ammalando?
Accertiamo le responsabilità di tutti, dunque. O forse no: forse conviene non accertarle per nessuno. Vero?

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