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I mediatori al tempo del Covid. Un disastro per l'integrazione

I mediatori al tempo del Covid. Un disastro per l'integrazione

Dalle scuole medie in su sono tutti in didattica a distanza, ma questa soluzione è funzionale solo per chi ha un computer e sa usarlo. Ma per chi è un “analfabeta digitale”, cosa comporta la Dad? Il caso dei mediatori culturali mette in luce le difficoltà rappresentate dall’insegnamento (e più in generale del lavoro) digitale. Mamme a scuola Onlus è un’associazione milanese che offre numerosi servizi alle madri delle famiglie immigrate; oltre all’attività di sportello e di mediazione per il re-indirizzamento ai diversi servizi del territorio, essa organizza innanzitutto corsi di lingua italiana per le mamme (affiancato da uno spazio bimbi 0-3 anni dove possono lasciare i propri figli mentre loro studiano) e un progetto di aiuto compiti per i bambini delle elementari. Ciascuno di questi progetti ha un più profondo obiettivo, cioè quello di assistere le famiglie tramite un perfezionamento delle competenze della madre. È per questo i corsi di italiano sono «corsi di lingua funzionale – ha spiegato ad Affaritaliani.it Milano Nancy Boktour, referente dell’area “sostegno alla genitorialità” dell’associazione – nei quali l’insegnamento della lingua è direttamente finalizzato al suo utilizzo in contesti di vita quotidiana e ai quali sono affiancati incontri con esperti su salute, alimentazione, lavoro, cittadinanza, problematiche riguardanti permesso di soggiorno».

Il lockdown, costringendo allo smart working e quindi alla Dad, ha però creato difficoltà di non poco conto: il numero delle mamme che posso seguire le lezioni sono sensibilmente diminuiti, a causa della mancanza di device adatti o dell’impossibilità a raggiungere una rete wi-fi. A questo si aggiunge l’“analfabetismo digitale” della maggior parte delle alunne o anche, più semplicemente, la mancanza di tempo, ma l’ostacolo più difficile da sormontare in questa situazione è un blocco culturale che alcune hanno: «la necessità di seguire la lezione anche online – ha proseguito Boktour – non sempre viene recepita, e questa mancanza di motivazione rende più difficile seguire le varie famiglie». Il rischio è quello di avere un impatto minore nel sostegno ai genitori, come rappresenta bene la soluzione che Mamme a scuola ha pensato per far continuare lo spazio bimbi anche a distanza: «realizziamo dei tutorial per giochi e attività che il genitore dovrebbe svolgere con il figlio per fargli sviluppare capacità motorie e cognitive, ma non sempre nelle case c’è lo spazio o il tempo o la possibilità di seguire questi video».

Il rapporto a distanza complica anche le numerose attività di sportello offerte dall’associazione, dove «alla distanza culturale e linguistica e alla difficoltà rappresentata dal linguaggio digitale si va ad aggiungere soprattutto all’impossibilità di esprimere e quindi di cogliere con più sicurezza il linguaggio del corpo, così importante nella mediazione culturale». Inoltre, la mancanza di un contatto umano che di norma è regolare, può rendere davvero difficile raggiungere le persone assistite anche con una semplice telefonata in un periodo in cui, oltre alle normali difficoltà di una famiglia da poco immigrata, c’è la preoccupazione, in primo luogo economica, di capire come andare avanti in questo periodo di forti restrizioni e continui cambi di normativa.

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    mediatori culturalidadcovidmamme a scuola onlus






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