Milano
Il 2022 della Lombardia? Tutto proiettato alle Regionali 2023

Il 2022 per la Lombardia è soprattutto l'anno che porta alle Regionali. E questa volta la partita è davvero aperta
Il 2022 della Lombardia? Tutto proiettato alle Regionali 2023
Il 2021 ormai è passato, e il 2022 è realtà. In effetti di grandi scadenze elettorali non se ne registrano, se non una nuova tornata di amministrative. Ma è chiaro a tutti che la sfida delle regionali si gioca nel 2022 anche se si vota nel 2023. Ecco le partite più interessanti raccontate da Affaritaliani.it Milano.
Regionali 2023
Comunque vada, dovrà cambiare tutto. Perché - per dirla in modo colto, "i tempi sono cambiati e anche noi siamo cambiati". E perché se il Comune è stato una battaglia non giocata dal centrodestra, il centrosinistra ha tutta l'intenzione di giocarsi la Regione. Beppe Sala continua a dire che lui non ci sarà, anche se per tutti è lui il candidato perfetto.
"Certo, mancassero due anni alla fine del mandato... magari ci potrei pensare, ma così...", pare abbia raccontato ai suoi. Chiudendo definitivamente la porta. Non si riaprirà. Ad oggi il menù propone Carlo Cottarelli sostenuto dalla strana coppia Majorino e Calenda, Giuliano Pisapia (forse), il sindaco di Brescia Emilio Del Bono (sostenuto da Beppe Sala). Eppure c'è chi giura che non sarà nessuno dei tre. Anche perché prima bisognerebbe dare una impostazione nuova alla campagna, e magari una visione nuova della sanità non tanto rispetto a quella esistente, ma anche rispetto alle visioni alternative proposte in passato. Invece zero, per adesso.
Poi c'è il centrodestra. Potrebbe essere Attilio Fontana, potrebbe essere Letizia Moratti, potrebbe essere Massimo Garavaglia o Guido Guidesi. Tutte persone valide, ma che devono proporre un rinnovamento. Così com'è non va, perché l'immagine della Regione è stata parzialmente recuperata grazie all'ottima campagna vaccinale, ma non è tornata quella di prima. I morti ci sono, e mormorano. I lutti ci sono, e mormorano. Le fatiche di una pandemia si fanno sentire. Per essere riconfermato il centrodestra ha bisogno di un'idea che non si accomoda sul solito: la nostra buona amministrazione. Ad oggi, la partita è aperta. E tutti sanno che solo lavorandoci sodissimo fin dai primi mesi del 2022 ci si avvicina alla vittoria.
Il Colle
La sfida del Quirinale determina tutto il resto. Chi ci andrà? Se sarà Mario Draghi a cascata ci saranno le elezioni politiche già l'anno prossimo. Con relativo taglio dei parlamentari. C'è da scommetterci che il Movimento 5 Stelle sarà attivissimo per cercare sponde da altri partiti e "campi larghi" se non larghissimi. Ma il problema è che pure gli altri partiti non se la passano bene. Un terzo in meno di rappresentanti vuol dire che la sfida è ottenere un terzo in più dei voti solo per mantenere i propri posti. C'è da scommetterci che in caso di Colle saranno già tutti pronti ad andare in tipografia per i santini e dai social manager per le campagne social. E in più ci saranno quelli che capiranno l'antifona e chiederanno di essere piazzati in questa o quella nomina di stampo comunale o regionale o nelle società partecipate. Se invece non sarà Draghi allora l'unica sfida per i territori è se dovesse essere esponente milanese. Qualcuno ha vociferato di Letizia Moratti, ma pare improbabile visto che lei dice urbi et orbi di voler sostenere Silvio Berlusconi. In caso contrario per Milano e la Regione sarà abbastanza ininfluente.
Vaccinazioni
La sfida delle vaccinazioni non si esaurisce in cento metri. E' una maratona. Una maratona difficilissima perché più il virus buca il vaccino, più il vaccino viene recepito come meno necessario dalle persone. E' anche vero che in Lombardia con un tasso di vaccinazione del 90 per cento, difficilmente chi si è fatto la seconda dose non si fa la terza, e chi si è fatto la terza non si farà la quarta quando dovrà. Però il tema è più che altro logistico. La Regione continua ad usare, in emergenza, strutture che non erano state create come hub vaccinali. La questione si ripropone, e andrà risolta nel 2022.
Riforma sanitaria
Uno dei modi per risolvere la questione di cui sopra dovrebbe essere l'uso intensivo delle case della salute, ovvero quei luoghi territoriali dove rimarranno i medici di base. Che dovrebbero così avvicinarsi alle persone. Oggi non è così. Da domani i medici avranno pagate le ristrutturazioni e la strumentazione, ma la vera sfida è il cambio del loro status perché abbiano degli obblighi seri di intervento nei territori. Ad oggi troppi di loro sono desaparecidos rispetto ai pazienti, e il loro apporto alla lotta contro la pandemia è stato largamente insufficiente. Quindi? Quindi si aspetta il governo. Senza una legge statale le case della salute saranno solo architettura: vuote.
La cultura
Non gliene frega niente a quasi nessuno, quasi che Tremonti alla fine abbia enunciato una profezia che si autoavvera: con la cultura non si mangia. E infatti il Covid ha spazzato via moltissima cultura e moltissime associazioni culturali. L'intero Paese pare teso nello sforzo imprenditoriale e industriale più grande dal dopoguerra. E' quasi impossibile trovare ferro e cemento. E pure una associazione di quartiere sopravvissuta al Covid. Tutti parlano di bonus dell'edilizia ma a livello di cultura c'è molto da fare, e se ne parla poco. Si ripropone la antica questione: difendere Scala e Piccolo e tutte le altre istituzioni culturali eccellenze mondiali e assai costose oppure cercare di dare vita ai quartieri, andando a recuperare chi è stato ucciso da lockdown e crisi? E chi paga per questo sostegno? Ci vorrebbe una visione politica. Di certo è una sfida del 2022. Decisiva.