Milano
Il centrodestra alla prova del voto. La Regione, il rimpasto, Varese
La sfida di Milano è ben di più di una “semplice” scelta tra candidati sindaci
di Fabio Massa
La sfida di Milano è ben di più di una “semplice” scelta tra candidati sindaci. Questo risulta chiaro a tutti. A seguire con particolare attenzione l’andamento della contesa elettorale c’è la Regione Lombardia e il consiglio regionale, con i suoi equilibri e i suoi equilibrismi. A complicare le cose c’è il fatto che la sfida di Milano si intreccia con la disfida di Varese. Ma andiamo con ordine.
LA GARA FORZA ITALIA - LEGA NORD/ Chi riuscirà a prendere la percentuale più alta? La domanda non è oziosa, perché è il primo e unico test vero e verificato, ad oggi, dopo la grande scissione del Pdl che per la Regione Lombardia correva unito. Quindi, si avrà l’esatta scala di valori tra azzurri e Carroccio, soprattutto dopo l’avvento di Salvini. Insomma, in base ai rapporti di forza tra i due partiti di maggioranza, si potranno determinare cambiamenti anche importanti. Ad esempio, la scelta del nuovo assessore regionale alla Sanità, che infatti Maroni avrebbe voluto - furbescamente - scegliere prima del primo turno dandolo a una formazione “terza” come Fratelli d’Italia. Furbescamente perché Maroni sa che se si imponesse con forza la Lega, le richieste che già gli pervengono proprio dal suo partito, fino ad adesso largamente inevase come quelle (completamente inevase) della Lista Maroni, riprenderebbero fiato. Oppure, in caso di vittoria di Forza Italia, ci sarebbe l’assalto alle posizioni di Ncd, data in grandissima debolezza con la “Milano Popolare”, la lista associata a Stefano Parisi. In caso invece la creatura di Lupi&Co avesse gambe, potrebbe “difendere” le posizioni.
LA GARA IN FORZA ITALIA/ Poi c’è la disfida interna. Quella tra le anime del partito di Berlusconi. Mariastella Gelmini ha fatto un’operazione di grande coraggio: si conta sulla città. Voto per voto, preferenza per preferenza. Se arriverà prima, e con buoni numeri, nessuno si azzarderà a mettere in discussione la sua leadership. Ma se così non dovesse essere, allora all’interno del partito potrebbe aprirsi ancora una volta una dolorosa ferita. Per adesso tutti formalmente vanno d’amore e d’accordo, ma si sa, la litigiosità esplode sempre a posteriori.
LA PARTITA DI VARESE/ E poi c’è Varese. Che può essere davvero fatale a Roberto Maroni e anche a Giancarlo Giorgetti, e fare in modo che Matteo Salvini spazzi via una volta per tutte le ultime resistenze. Su Varese il “capitano” punta molto, tanto da tornare spesso e volentieri. Tuttavia è cosa nota che Paolo Orrigoni non era il prescelto di Salvini né di Maroni, ma di Giorgetti. E’ lui che ha dato le carte e ora va alla verifica del voto. Sarà ballottaggio, garantito al limone. Ma si dovrà vedere quanto la Lega, che a Varese è qualcosa di “tradizionale”, quasi fosse una vecchia Dc, riuscirà a tenere il passo dopo l’uscita dello storico sindaco Attilio Fontana, che ha chiuso i 10 anni di amministrazione. In più, bisognerà vedere quante preferenze riuscirà ad ottenere Roberto Maroni. Che pare non abbia fatto alcuna campagna elettorale. Se prenderà poche preferenze, qualche conseguenza ci sarà anche per lui, politicamente parlando. Insomma, tante letture incrociate. Lunedì prossimo si preannuncia come un gran giorno.
@FabioAMassa
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