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Milano
Il corteo dei no green pass e quella grande (e giusta) voglia di repressione

di Fabio Massa
Si riconoscono, i no green pass. Guardateli bene e leggete i loro cartelli, mentre sfilano. Sono sempre gli stessi. Quelli che hanno sempre di che urlare. Palestina, fame nel mondo, tifo (quello malsano) per una squadra di calcio, ex fascisti o terzomondisti d'accatto, tamarri maneschi. Sono quelli che insultano la Brigata Ebraica e quelli che alzano il braccio, tutti pelati. Sono quelli che odiano, sempre. Una manica di sfaccendati inutili con i quali non c'è nessuna logica a parlare, nessuna logica a trattare, nessun vantaggio a cercare di capirne le motivazioni. Per loro occorre solo un sano contenimento di tipo repressivo, con Polizia e Carabinieri e - se del caso - manganellate in caso di intemperanza. Manganellate, e basta.

Oggi, a Milano, hanno distrutto il gazebo di una forza politica, il Movimento 5 Stelle. E tutti gli altri partiti dovrebbero dirlo chiaro e tondo che è una vergogna, perché tanto quanto si condanna quando fanno (e sono sempre loro, sempre loro) una svastica su una sede del Pd, o evocano piazzale Loreto su una di Fratelli d'Italia (per non parlare degli insulti tollerati per vent'anni a tutte le donne di Forza Italia, anche da chi oggi fa tanto il femminista de sinistra), ecco - tanto quanto fa schifo quello - tanto quanto fa schifo questo. Un gazebo del M5S non si tocca, come non si toccano quelli di tutti gli altri. Invece questa masnada urlante "traditori traditori", come se fosse una colpa dire che bisogna vaccinarsi, ha tirato giù tutto, e di solidarietà poca, pochina e anzi niente. Sono gli stessi dei no Expo che hanno devastato Milano, e i milanesi hanno risistemato tutto. Sono sempre loro.

Oggi, a Milano, il corteo dei no green pass, con i loro cartelli recuperati probabilmente dalle proteste per Bibbiano ("giù le mani dai bambini"), da quelli della sinistra radical ("libertà è partecipazione"), da quelli dei girotondi anti Berlusconi ("resistere, resistere, resistere"), da quelli di Predappio ("tanti nemici tanto onore"), tutti mescolati insieme, ha sfilato e qualcuno deve aver autorizzato un percorso davvero geniale: sul Naviglio Grande a pochi centimetri dai tavolini dei locali. Come prevedibile, sono partiti insulti diretti ai camerieri dotati di mascherina ("Hanno vent'anni, la vostra età, cari e care", direbbe Pasolini), e poi ai clienti - la cui colpa era solo quella di stare seduti a godersi la serata di fine agosto - odio di classe, odio e basta. E così, di locale in locale, tutti i clienti a ritirarsi dentro, e qualcuno a rispondere ai mentecatti, e beccarsi urla, e pure qualche rischio di rissa incluso, per il terrore dei ristoratori.

Perché hanno fatto quel percorso, chi li ha autorizzati? E perché noi stiamo ancora a pensare a questa gente qui? Questo è l'unico grande mistero dei nostri tempi.

fabio.massa@affaritaliani.it

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