Il costruttore che ha chiuso subito tutto: "Impossibile mantenere distanze" - Affaritaliani.it

Milano

Il costruttore che ha chiuso subito tutto: "Impossibile mantenere distanze"

Maria Teresa Santaguida

Colombo costruzioni, gigante dell'edilizia di Lecco, si ferma davanti all'emergenza Coronavirus: "La priorità è fermare l'epidemia"

Il costruttore che ha chiuso subito tutto: "Impossibile mantenere le distanze di sicurezza"

Il Bosco Verticale, Piazza Gae Aulenti, l’Auditorio di Roma e la Manifattura Tabacchi di Rovereto: cantieri immensi e importanti, realizzati con progetti milionari dalla Colombo Costruzioni, gigante dell’edilizia di Lecco. Un gigante che però, davanti all’emergenza Coronavirus, ha deciso di fermarsi, andando anche oltre quello che le leggi prescrivevano: “Un cantiere non è una catena di montaggio, non basta girare una chiave per interrompere la produzione. E’ un lavoro manuale e molto fisico: mantenere le distanze di sicurezza è impossibile”.

A spiegarlo ad Affaritaliani.it Milano è Luigi Colombo, 61 anni, amministratore delegato e titolare di un’impresa fondata dal bisnonno 115 anni fa. Considerando la peculiarità dell’impresa, Colombo ha deciso da subito di sospendere tutti i suoi cantieri, nonostante il decreto Conte dell’8 marzo non lo prevedesse esplicitamente.Non una decisione semplice perché la ditta ha 2mila dipendenti: “Mi sono assunto la responsabilità anche economica di questa scelta davanti ai committenti. Non potevo lasciare esposte le persone a questa pandemia”. Una decisione concordata anche con i sindacati - riferisce - con i quali sono poi state avviate nelle ultime ore le procedure per la richiesta di cassa integrazione. Per un’imprenditore come Colombo prendersi una responsabilità significa prima di tutto chiedere un’autorizzazione alla sospensione all’appaltatore e, qualora questa non arrivi, assumersi i costi dei ritardi che che il committente potrebbe chiedere. “E’ capitato che in un caso l’autorizzazione alla sospensione non sia arrivata, ma ho deciso comunque di dare lo stop”.

A ringraziarlo - racconta - sono stati prima di tutto “i sindacati” e in secondo luogo “i fornitori”, che “a loro volta, con molta della produzione sospesa, non erano in grado di rispettare le consegne”.Lo stop di un cantiere ha tempi più lunghi di quelli di una catena di montaggio: “Per tornare in servizio ci vorranno almeno una o due settimane da quando sarà deciso a livello governativo di ripartire”.

Ma quanto può reggere un’impresa edilizia senza costruire? “Un blocco di produzione per un’impresa comporta difficoltà. Con i cantieri fermi si può resistere fino a un mese o un mese e mezzo. Dipende però dallo stato dell’azienda, da quanto è indebitata e dal suo flusso di cassa”.Adesso però - sostiene Colombo - “la priorità è fermare l’epidemia; purtroppo non si è capita subito la gravità della situazione: bisognava chiudere tutto prima”. Ma se persistere ora, nonostante i sacrifici, con il blocco totale delle attività, “può servire” a fermare il contagio, è questa la strada da prendere.

Una posizione, quella dell’imprenditore, quasi più vicina a quella del sindacato (#chiuderetutto è la richiesta che fanno da giorni le sigle dei lavoratori) che a quella dei colleghi. Una posizione che però non ignora il tema economico e del lavoro: “L’obiettivo principale è non lasciare a casa nessuno. Spero che tutti oggi siano concentrati a scongiurare il pericolo di questa pandemia: quando tornerò a lavorare stringere la mano ad ogni mio singolo collaboratore sarà la più grande soddisfazione”.


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