Milano
Il Milanese appuntito/ Letta non gioca a vincere, ma per il gol della bandiera

Il segretario del Pd chiede il voto come quella squadra di calcio che sta sotto 5 a 0 e spera di realizzare almeno il gol della bandiera
Letta non gioca per vincere, ma per fare il gol della bandiera
Il pragmatismo è una dote milanese. Non solo milanese, ovviamente, ma molto milanese. E noi milanesi appuntiti abbiamo già archiviato le prossime elezioni del 25 settembre. Andremo a votare, sempre che non emerga un’alternativa di lavoro o di vacanza irrinunciabile, ma il voto sarà un rituale e non una scelta. Il 90% degli eletti è già stato stabilito dalle segreterie di partito. A noi spetta scegliere il restante 10%? No, quello sarà sostanzialmente il frutto del flipper tra collegi, un complesso e astruso meccanismo per cui scatterà un seggio in più qui e uno in meno là. È tutto più o meno deciso. E poi, parliamoci chiaramente, ma davvero è così importante questa tornata elettorale? Non abbiamo ormai capito da decenni che la politica al massimo danneggia la nostra vita e i nostri affari? Vabbè, andiamo avanti.
Elezioni, a Letta manca solo la telefonata di congratulazioni a Meloni
Persino il nostro pragmatismo, però, vacilla rispetto a quel che sta facendo Enrico Letta. Lui ha già dichiarato sconfitta, con settimane di anticipo. Manca solo la telefonata di congratulazioni a Giorgia Meloni e poi possiamo anche evitare di perder ulteriore tempo. Letta non corre per vincere le elezioni, come ogni leader politico è tenuto a fare. Lui già sa di perdere e allora corre per perdere meno possibile. Ha poche aspettative e si accontenta di non far prendere alla destra il 70% dei seggi. Chiede il voto come quella squadra di calcio che sta sotto 5 a 0 e spera di realizzare almeno il gol della bandiera.