Milano
Il piano B delle Olimpiadi invernali: alcune gare andranno in Svizzera?

Il trasloco all'estero di alcune gare olimpiche non sarebbe più un tabù. Stesso discorso per il Lingotto di Torino
Il piano B delle Olimpiadi invernali: alcune gare andranno in Svizzera?
Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 potrebbero tenersi, almeno parzialmente, in Svizzera. Un concetto che risulta ossimorico alla sola lettura, ma che starebbe clamorosamente prendendo forma con il passare dei giorni. A riportare l'indiscrezione è "Il Fatto Quotidiano", secondo cui, in virtù degli abissali ritardi nei cantieri di costruzione delle opere, il trasloco all'estero "non è più tabù: nell'ultima cabina di regia l'amministratore delegato della Fondazione, Andrea Varnier, ne ha discusso apertamente".
Idea Svizzera, ma ci sono degli ostacoli
Il piano B coinciderebbe quindi con St. Moritz, ma, si legge nel testo, "gli ostacoli più che tecnici ed economici rischiano di essere politici: presidente del circolo locale è il rivale nella federazione internazionale del nostro Ivo Ferriani, lo svizzero Fritz Burkard, che passerebbe così da salvatore della patria dei Giochi italiani". Non è tutto: il PalaItalia a Santa Giulia (Milano) si è sbloccato soltanto recentemente e in caso di slittamenti in avanti dei lavori, potrebbe tornare utile l'Oval Lingotto di Torino. Speranze ridotte al lumicino per il Palasharp, le cui gare dovrebbero essere assorbite dalla Fiera di Rho.
Ance veneto: "Ancora molte opere da realizzare"
L'Ansa a tal proposito riporta che per Ance Veneto, in vista di Milano-Cortina 2026, è necessario "accelerare i cantieri e investire sul futuro attraverso una progettualità lungimirante". Su questo tema l'associazione ha in programma a Cortina d'Ampezzo il 21 luglio un convegno per fare il punto, con la presentazione dello studio sull'impatto economico territoriale delle Olimpiadi in Veneto. Per Ance le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 sono una grande occasione di rilancio per il territorio montano bellunese e per tutte le Dolomiti venete, ma anche una vera e propria sfida organizzativa. "Molte e importanti le opere che dovranno essere realizzate, - viene sottolineato - per le quali i cantieri non sono ancora partiti. Opere che non dovranno essere "cattedrali nel deserto", ma interventi in grado di valorizzare, anche negli anni a seguire, il territorio bellunese e veneto".