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Milano
"In due mi hanno buttato nel Naviglio, ora non vendo più rose"

"In due mi hanno buttato nel Naviglio, ora non vendo più rose"

"Ho temuto di morire, neanche sul barcone a bordo del quale sono arrivato mi sono sentito così". Sahabuddin è arrivato in Italia dal Bangladesh, dove ha lasciato moglie e cinque figli, dopo essere stato torturato in Libia. L'ambulante aggredito a Milano che ora ha paura di tornare nell zona della movida ha raccontato come in due l'abbiano spinto in acqua senza nessun motivo apparente.

"Come tutte le sere anche il 12 luglio Sahabuddin era in Darsena per fare il suo lavoro: vendere rose ai passanti - spiegano i promotori -. Un gruppo di ragazzi si avvicina all'improvviso: lo insultano, lo inseguono, poi lo spingono. Sahabuddin cade in acqua: verrà tratto in salvo grazie all'intervento di alcuni cittadini. Non è un episodio isolato, anzi. Ma i molti fatti analoghi, umiliazioni e vessazioni a danno di chi fa lavori umili e spesso immigrati, avendo epiloghi meno sensazionali non fanno notizia. Ed è proprio di fronte a questa escalation che il Municipio 6, territorio che comprende la Darsena, luogo in cui è avvenuto l'evento, decide di sollevare il tappeto e mostrare la polvere". Spiega il presidente Santo Minniti: "Assistiamo a una progressivo imbarbarimento di alcuni fenomeni, tra cui quelli del razzismo e dell'odio verso chi è percepito come diverso o addirittura inferiore. Questa cosa deve finire. Siamo un paese che ha l'antirazzismo e il rifiuto di ogni forma di discriminazione e di prevaricazione nel suo Dna, sin dall'Articolo 3 della nostra Costituzione. E' ora che chi ha un incarico pubblico riaffermi questi valori con forza, senza fare melina, senza timidezza. Chi non lo fa non solo non è degno di avere un incarico istituzionale: non è degno nemmeno di dirsi Italiano, perché tradisce la nostra Costituzione, le fondamenta del nostro Paese".

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