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Milano
La cultura non è solo la Scala. Dobbiamo salvare tutti gli altri
L'Orchestra Verdi di Milano

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C'è un popolo silenzioso, che ogni giorno guarda la televisione e non sa quando potrà tornare a lavorare. Chi ha uno strumento, in casa, si esercita. Riempie di note i vostri balconi, da oltre due mesi, non solo perché vuole allietarvi, ma anche perché deve esercitarsi. C'è chi recita, chi studia le parti. Chi disegna. C'è chi si guarda un film in attesa di poter tornare in sala a proiettarne uno. C'è un popolo silenzioso, là fuori. Non è quello degli operai, che poi, a Milano, chi li ha visti più gli operai? Tutti negli uffici, a tirar la lima, e adesso tutti sul tavolo della cucina, magari in quattro, chi dietro alle videolezioni e chi dietro le mail che continuano a fare bip bip, sono questi i nuovi operai. E poi ci sono loro, che non sanno neppure se quest'anno potranno tornare al lavoro, ammesso che ci sarà un lavoro al quale tornare. Le orchestre, i cinema, i teatri. Tutti che pensano alla Scala, che sicuramente non morirà. L'unica che non si può far morire, perché è too big too fail. Ma poi ci sono i Pomeriggi Musicali, l'Orchestra Verdi, la nuova LaFil. Hanno organici di centinaia di persone. E sono ferme. Queste persone devono mangiare, e per adesso si va avanti tra sussidi e casse integrazioni. Ma quanto può durare? Poi ci sono i cinema e i teatri, e qui il discorso si farebbe più lungo, una prece enorme. E anche gli spettacoli, i live, la grande musica. Tutta gente che non può riaprire, perché l'assembramento è la ragion d'essere, l'assembramento gioioso estatico della cultura. Che non sono i musei. No. Quelli sono depositi. La cultura è la performance, la danza, il balletto, l'improvvisazione. Loro, non si sa che fine faranno. Il sottotitolo di un famoso film diceva che in guerra la prima vittima è l'innocenza. In questa guerra, la prima vittima è la nostra cultura. E se c'è qualcosa per cui indebitare i nostri figli e i nostri nipoti e i nipoti dei nostri nipoti, credo sia proprio la cultura. Sarebbe l'unico debito pubblico che farei a cuor leggero, sapendo di lasciare invece un credito ai miei figli.

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