Milano
La strana storia del Mare a Milano. Fideiussione pubblica, utili privati?

La vicenda che riguarda il Mare Culturale Urbano è emblematica perché pone una domanda chiarissima sulle aree periferiche di Milano
di Fabio Massa
Il dibattito di base è politico. Molto politico. Talmente politico da meritare una riflessione politica. Senza banalizzazioni né stupidi ostruzionismi (cosa che invece è puntualmente avvenuta in consiglio comunale). La vicenda che riguarda il Mare Culturale Urbano è emblematica perché pone una domanda chiarissima: per avere lo sviluppo di un'area periferica da un punto di vista anche parzialmente culturale la collettività deve prendersi il rischio imprenditoriale, lasciando eventuali utili all'azienda che porta avanti la gestione? Ma facciamo un passo indietro.
CHE COSA E' MARE CULTURALE URBANO - Copincolliamo dal sito del Comune di Milano: "mare culturale urbano è un centro di produzione culturale che arriva oggi nella zona ovest di Milano per costruire un nuovo modello di sviluppo territoriale delle periferie: partendo da un forte legame con la dimensione locale sviluppa scambi a livello internazionale e attiva processi di inclusione sociale, rigenerazione urbana e innovazione culturale". E ancora: "La programmazione di mare prende vita in due spazi vicini tra loro: cascina Torrette di Trenno, in apertura a primavera 2016, e via Novara 75, in costruzione nel 2016". In effetti, 2018, perché non c'è ancora la fideiussione. "Circa 7700 mq aperti 365 giorni all’anno, 7 giorni su 7, dalle 8 alle 2 di notte, che comprendono: cinema, sale teatrali e per concerti, co-working, studi di registrazione e sale prova musica, atelier e spazi di prova e formazione, spazi per la comunità, bookshop, caffé e bistrot, una corte, una grande area di verde pubblico e un passaggio sempre aperto sulla città".
LA VISURA DI MARE CULTURALE URBANO - Ritorniamo su quanto già scritto da Affari e dagli Stati Generali. Mara Culturale Urbano è gestito da Andrea Capaldi e Paolo Aniello che sono i proprietari di Mare Srl. Secondo una visura camerale, ha un capitale sociale di 100mila euro divisi in 75% di quote per Capaldi e nel 25% di quote per Aniello. L'attività ha iniziato la sua operatività il 23 aprile 2014, e oggi conta 23 addetti con due unità locali. Riportiamo ancora una volta l'articolo de Gli Stati Generali: "A crederci nel mare a Milano, in effetti, sono stati tanti. Le istituzioni, prima di tutti. Il Comune di Milano ha assegnato il terreno di Via Novara 75: nel giugno 2014 “mare” è risultata prima e anche unica nella graduatoria finale del bando comunale per l’assegnazione in concessione ad uso gratuito per 30 anni. Quasi un anno prima, Polaris sgr (ora Investire Immobiliare sgr) e Fondazione Housing Sociale – emanazioni della Fondazione Cariplo impegnate nella realizzazione del complesso di housing sociale “Cenni di Cambiamento”, che si trova proprio accanto alla cascina – avevano avviato i contatti per affidare a “mare” Cascina Torrette, ottenuta in assegnazione dal Comune, che ne è proprietario, con l’obbligo di un intervento di restauro conservativo" (http://www.glistatigenerali.com/milano/mare-culturale-urbano/). Sempre nell'articolo di Di Lena, si chiarisce che "il punto è che senza il via libera del Comune, però, non si va da nessuna parte, e il “mare” si restringerebbe alla sola Cascina Torrette. Il motivo è presto detto: per realizzare i primi tre dei cinque moduli previsti serve un’anticipazione finanziaria da 5,5 milioni: la società è già in parola con Banca Prossima, che però apre i rubinetti solo se Palazzo Marino concede una fideiussione sul prestito. Per il Comune è un rischio da prendere con cautela".
L'OSTRUZIONISMO - A ridosso di Natale la delibera di Mare Srl arriva in aula. Prima, ci sono state le prese di posizione durissime dei costruttori di Assimpredil, con il presidente Dettori, che in una lettera aveva espresso tutta la propria perplessità per l'operazione. In aula la delibera però si ferma dopo un ostruzionismo che porta la maggioranza a notte fonda, e alla resa: niente voto. Il sindaco, nei giorni successivi, dovrà ribadire la bontà del progetto e la volontà di riportarlo in aula a gennaio per farlo passare. Insomma, diventa una questione di principio. La maggioranza non può perdere, pare di capire. Su Facebook l'assessore Filippo Del Corno enuncia: "Il Sindaco Sala ha autorevolmente confermato l'impegno dell'Amministrazione a concedere una garanzia fideiussoria a Mare culturale urbano per la realizzazione di un nuovo polo culturale multifunzionale in via Novara. Il provvedimento è stato bloccato in Consiglio, dopo l'approvazione della Giunta, dall'ostruzionismo irresponsabile delle forze di centrodestra. La delibera tornerà in Aula in aprile per l'approvazione e costituirà un modello virtuoso, per il futuro di Milano e di tante altre città, di impegno pubblico per la riqualificazione del tessuto urbano periferico grazie al sostegno concreto alle imprese culturali e sociali". E poi via con una sfilza di fideiussioni che sono state in effetti erogate: 4,2 milioni alla Canottieri Olona, 3 milioni e mezzo per la Scarioni ("giunta Moratti", precisa Del Corno: è una società di calcio), 3,5 milioni a Masseroni Marchese (calcio). Casualmente, tutte società sportive che essendo dilettantistiche, non possono fare utili. "Il TUEL prevede che le garanzie possano essere concesse a imprese sociali, come Mare. Il punto è che se si tratta di sport tutto va bene, quando si tratta di cultura allora no, lo strumento diventa demoniaco. Concezione curiosa del valore che la cultura può avere per la rigenerazione urbana", commenta Del Corno. Che poi argomenta: "L'impresa sociale è normata dalla legge delega del 13 giugno 2005, le cui disposizioni sono attuate dal D.lgs n.155. Basta leggere la legge per capire che le imprese sociali non generano profitto". Mica troppo vero, adesso. Perché il consiglio dei ministri ha varato una norma per cui le imprese sociali possono distribuire utili e dividendi. E quindi, si torna alla questione politica: il Comune, che è la collettività, assicura una fideiussione cospicua (5,5 milioni) per una attività che sarà sicuramente meritoria e giusta per il territorio, ma che è gestita da una srl privata, che con le nuove norme potrà dare utili ai soci privati. Di fatto, Palazzo Marino si assume il rischio imprenditoriale. Ed è questa la domanda: è giusto? E' giusto che la collettività si assuma il rischio imprenditoriale privato, anche se questo è sicuramente meritorio per la rinascita di un quartiere? Questione non liquidabile né con il fumus persecutionis né con l'ostruzionismo in aula.