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Milano
La tutela "interministeriale" della salute. Da rivedere il capitolo del Pnrr

La campagna elettorale è entrata nel vivo della competizione. Ne sono riprova le esternazioni che, per voce dei numerosi leader, amplificano la sintesi di obiettivi programmatici accattivanti, senza tuttavia evocazioni note di menzione in tema di tutela della salute. Si tratta certo di un ambito che richiede visione ampia e prospettica, saggezza analitica e coraggio riformista, da condurre in un realistico dispiegarsi di medio periodo, giusto il tempo di una legislatura.

Dalla pandemia emerse nuove fragilità sociali

In questi anni recenti, incisi dalla pandemia, dalle crisi economiche e dalle crescenti fragilità sociali sono emersi nuovi bisogni, aggravando ulteriormente le aspettative dei cittadini già da tempo inevase. In un gioco delle parti, il prossimo Ministro della Salute riceverà sia sollecitazioni dai cittadini e dagli operatori sanitari, titolati di una legittima posizione pretensiva tesa a rivendicare i loro diritti nel tempo affievoliti; sia la resistenza oppositiva della compagine di Governo e delle Regioni, volta ad arginare tutto ciò che possa indebolirne le rispettive potestà.

Non è un azzardo provare a fantasticare su come cittadini e operatori sanitari darebbero voce ai loro disagi

In questo realistico scenario di condizionamenti e contrappesi, non è un azzardo provare a fantasticare su come cittadini e operatori sanitari darebbero voce ai loro disagi. Penso alla crescente complessità nella gestione delle risorse infermieristiche, risorsa professionale sempre più indispensabile ma indisponibile rispetto alle già attuali, ma ancor più alle future esigenze organizzative di ospedali e servizi di prossimità, cui si stanno assommando crescenti indici di mobilità tra strutture, di abbandono e di diffusa astensione intermittente per legittimo accesso alle tutele socio-assistenziali.

Le drammatiche carenze sono divenute il quotidiano anche per i medici

Con tratti di stretta analogia, le drammatiche carenze sono divenute il quotidiano anche per i medici, sia nell’ambito territoriale che ospedaliero. Sul fronte, o meglio sulla “prima linea di trincea” dei Pronto Soccorso la battaglia degli operatori per tutelare la salute dei cittadini è sopraffatta dall’incivile e violenta aggressione alla loro integrità, indice di intollerante insofferenza sociale che va arginata quanto prima, ad evitare la desertificazione professionale nell’area dell’urgenza. L’apprezzabile quanto condivisibile rivalutazione del ruolo della medicina di “prossimità” richiede, prima delle prospettazioni immobiliari del PNRR, di formare le figure professionali in un’ottica di ruoli, di rapporti e di supporti tecnologici non rinvenibili nell’attuale patrimonio formativo universitario, rimasto fortemente ancorato al modello ospedaliero.

La telemedicina può essere già di per sé uno strumento di calmieramento delle carenze professionali

La telemedicina può essere già di per sé uno strumento di calmieramento delle carenze professionali, certamente utile per assistere i cittadini al loro domicilio, ma altrettanto efficace per allentare gli effetti di vetuste norme sull’organizzazione ospedaliera, tutt’ora impostate sulla presenza effettiva del medico. Anche l’intimo vissuto quotidiano del personale sanitario è tema di grande attualità. Laddove non è oggetto di aggressione fisica, strutture ospedaliere e professionisti sono bersaglio di aggressioni giudiziarie intraprese sempre più spesso con temerarietà, cui deve essere posto quanto prima un solido argine di tutela, pena il depauperarsi di ingenti quote del fondo sanitario. Quest’ultimo è già di per sé palesemente sottostimato rispetto ai bisogni effettivi dei cittadini. Ne è una plastica dimostrazione la crescente quota di prestazioni remunerate direttamente di tasca propria dai pazienti, ovvero attraverso strumenti assicurativi, mutualistico-assistenziali e di welfare aziendale. Strumenti questi ultimi di facile impiego per prestazioni ambulatoriali, diagnostiche e per cure ospedaliere, ma di non facile adattamento alla medicina territoriale e di prossimità.

Merita una rielaborazione il complessivo impianto fornito in origine per il capitolo salute del PNRR

Come la coperta di Linus insegna, ad invarianza del Fondo sanitario nazionale - se non, come si prospetta nel DEF, in senso ulteriormente regressivo - è impossibile soddisfare gli accresciuti bisogni di salute, rimasti tutt’oggi inevasi e, nel contempo, aspirare ad un radicale mutamento ed appropriato riposizionamento dell’offerta di prestazioni dall’ospedale al domicilio. È quindi meritevole di una analitica rielaborazione il complessivo impianto fornito in origine per il capitolo salute del PNRR, nel tentativo di renderlo sinergico con la contestuale rivisitazione della struttura finanziaria del Fondo sanitario, ridisegnandone tempi, modi ed obiettivi anche alla luce delle condizionalità che sono emerse nel corso di questi ultimi mesi. In questo scenario, perché con coraggio si possa dare corso ad una strutturale e sostenibile riforma - come si ebbe modo di dimostrare negli anni ’70 con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale - il futuro Ministro non potrà prescindere dall’esercitare un serrato ruolo di stimolo e di sintesi con coloro che rivestiranno nel nuovo Governo il vertice dei dicasteri Lavoro e Politiche Sociali, Giustizia, Innovazione, Università, Rapporti con le Regioni e, non da ultimo, Economia e Finanze, trovando nel Parlamento la sede nella quale sedimentare le tensioni e trovare le necessarie convergenze. Il nostro Paese saprà dimostrare di essere in grado di traghettarsi in un rinnovato modello di tutela della salute dei cittadini solo superando gli approcci emergenziali, estemporanei e fantasiosi con i quali il tema salute ha trovato trattazione in questi anni.

Prof. Livio Tronconi

Professore di Diritto e Organizzazione Sanitaria - Università degli Studi di Pavia

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