A- A+
Milano
Le inaccettabili gite elettorali dei candidati alle case popolari di Milano

Tutti in periferia, manco fosse Capalbio. Il dem Antonio Misiani inizia la sua campagna elettorale da San Siro (rispondendo anche a Pierfrancesco Maran, che - tra le righe - ne aveva contestato la candidatura). Lia Quartapelle, sempre Pd, va a Rozzano, città di case popolari. Poi c'è Unione Popolare, e l'ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris: anche lui a San Siro, piazzale Selinunte. Poi ci sono gli esponenti di Forza Italia, e quelli della Lega e quelli di Fratelli d'Italia. Anche loro stanno programmando tappe nelle periferie milanesi. Tutti quanti. Non mancherà nessuno, appena finite le ferie. E non mancherà nessuno perché quei palazzoni brutti brutti contengono un sacco di persone, e quindi un sacco di voti, e hanno un sacco di bisogno di manutenzioni, e progetti, e progettualità, e attenzione. Vale a Milano come a Napoli, come a Roma, come a Torino. Il conto che fa il candidato è matematico, quasi una equazione fissa: io arrivo, parlo a tante persone che hanno tanti problemi proponendo tante soluzioni e mi garantisco tanti voti.

I quartieri popolari sono tutti diversi e tutti uguali. Ma non immutabili

Un tempo i quartieri popolari erano il bacino dei voti, erano spinta per questo o quel candidato che si faceva vedere sul territorio. Era il parlamentare o il consigliere che veniva chiamato dalle autogestioni, i gruppi di inquilini attivi nella cura delle case, quando c'era un problema che toccava alla politica risolvere.

Ricordo che un giorno arrivò Pierluigi Bersani, allora segretario del Partito Democratico

+Ricordo che un giorno arrivò Pierluigi Bersani, allora segretario del Partito Democratico, alla Cascina Grande di Rozzano. La gente traboccava lungo i vialetti interni, affollava il pratone fuori dalla sala. Una sera un giovanissimo Marco Travaglio aveva incantato centinaia di persone. Se venissero oggi, la folla sarebbe quantificabile in decine, non in centinaia, e si beccherebbero anche discreti insulti. E no, non è perché le case popolari sono abitate da subumani che non capiscono niente, e che ormai si bruciano il cervello sui social.

La politica, sulle case popolari, è buona solo a dire che bisogna gestirle meglio

No, questo avviene perché le case popolari e i loro inquilini, non credono più a una parola che sia una, raccontata dai giornali, dalle istituzioni e dalla politica. Le case popolari dovevano essere ossessione e obiettivo di generazioni di sindaci di Milano, assessori regionali e comunali, consiglieri regionali e comunali, e parlamentari: tantissimi. Anno dopo anno gli abitanti delle case popolari hanno votato, hanno provato a dare fiducia a questo o a quello, pensando di averne un vantaggio personale (mi assumi il cugino, per favore?) o collettivo (sistemiamo il portone che non si chiude da 6 anni? grazie). Ma anno dopo anno il cugino si sistemava da sè, perché se aspettava il politico stava fresco, e il portone è rimasto là. E tutto questo perché la politica, sulle case popolari, è buona solo a dire che bisogna gestirle meglio. Da una parte.

Come mai potrà produrre reddito una casa popolare, e dunque provare ad arrivare al pareggio di bilancio?

Dall'altra parte non aumenta mai i fondi per le manutenzioni, e non capisce che la casa per i meno abbienti non è - per definizione - qualcosa che può puntare al pareggio di bilancio. E' qualcosa che deve essere necessariamente in perdita, come la sanità, come la scuola, come l'esercito. Come mai potrà produrre reddito una casa popolare, e dunque provare ad arrivare al pareggio di bilancio? Ma non c'è solo questo. Facciamo un ragionamento: quale edificio che ha molto bisogno di ristrutturazione generalmente è assai alto, con una coibentazione generalmente pessima e spazio per i pannelli solari generalmente assai vasto? Ecco sì, una casa popolare. E dalla casa popolare sarebbe dovuto partire il 110 per cento per l'efficientamento energetico, non dalle villette dei ricchi. Un 110 per cento solo per le case popolari andava fatto, o quantomeno una via preferenziale. Ma non è stato fatto. Il cumenda che ha "il grano" e conosce i professionisti giusti per fare le pratiche come si deve si è rifatto la villetta in collina a spese di tutti. In modo semplice e veloce.

Le politiche e poi le regionali trasformano tutto in un comizio che non serve a nulla

La politica solletica gli istinti. Promette sicurezza dove sa benissimo che per averla ci vogliono sgomberi, e per avere gli sgomberi ci vogliono case comunità per accogliere i bambini degli abusivi sgomberati (sì, fanno figli, e pure tanti). La politica promette case più belle senza dire dove reperire i fondi. La politica sa benissimo che ogni casa popolare è soggetta a un intreccio di competenze disumano: comune, regione, prefettura, servizi sociali, Asl eccetera eccetera. Sull'attuale assessore alla casa della Regione, Alan Rizzi, c'è poco da dire: si è appena insediato, e pare animato da sincera buona volontà. Pierfrancesco Maran pare aver rinunciato (complice l'assenza della controparte) a una alleanza strutturale Comune-Regione. Prima della campagna elettorale le case popolari sono uscite stabilmente dal dibattito politico per cercare di risolvere i problemi e adesso è tardi: prima le politiche e poi le regionali trasformano tutto in un comizio che non serve a nulla.

Iscriviti alla newsletter
Commenti
    Tags:
    candidaticase popolarigite elettoraliinaccettabilimilano







    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.