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Milano

Letizia Moratti, Giuliano Pisapia, Beppe Sala, Emilio Del Bono, Pierfranceschi M&M (Maran e Majorino). Non è il tempo oggi di parlare di nomi. Ce l'hanno ripetuto da un anno a questa parte. a tutti i giornalisti. "Non è il tempo di parlare di nomi". Se avessi un euro per ogni volta che qualcuno in qualche partito me l'ha detto, negli ultimi 22 anni di mestiere, sarei milionario. Chiedi a uno che non sa che pesci politici prendere e quello ti risponderà "Non è il tempo di parlare di nomi". Oppure la versione cool: "Pensiamo ai programmi". Oppure la versione campo largo: "Pensiamo alla coalizione".

Sulla Lombardia il Partito Democratico a trazione Enrico Letta è riuscito a sbagliare l'impossibile

Diciamo pane al pane e vino al vino: sulla Lombardia il Partito Democratico a trazione Enrico Letta è riuscito a sbagliare l'impossibile. Sia a livello nazionale che a livello locale. A livello nazionale ha tenuto tutto subordinato a un candidato - Carlo Cottarelli - che in mille e cinquecento interviste ha dichiarato che nessuno gliel'ha chiesto mai di candidarsi, senza che mai nessuno smentisse dicendo, che ne so: "Ehi, no, te l'ho chiesto io ieri mattina al bar Gattullo". E allora, si può mai sapere perché non avendo in cassaforte la sua sicura candidatura alla Regione non sono state esplorate altre strade? E poi: anche fosse stato Carlo Cottarelli qual è la logica di non fare proprio nulla per un anno e mezzo in una Regione che è sempre stata persa dal centrosinistra perché larga, lunga, enorme, piena di gente e soprattutto non milanocentrica? Non sarebbe stato meglio iniziare a girare sui territori, a fare cose, a proporre idee. Magari a farsene venire qualcuna prima di sparare cose a caso come è stato fatto negli ultimi 20 anni?

Nelle riunioni del Pd il grosso delle decisioni che hanno portato alla situazione attuale sono state prese all'unanimità.

Poi c'è il partito locale. E non parliamo di Vinicio Peluffo, segretario regionale, che pure ovviamente oggi tutti crocifiggono. Parliamo di tutti i capibastone delle varie famiglie, ovvero delle correnti interne al partito. Non ci mettiamo nomi ma li sanno tutti quelli che ogni tanto si dilettano di questioni interne ai partiti (roba che dovremmo cambiar mestiere, me ne rendo conto). Hanno votato, volta dopo volta, tutti i capibastone, tutte le correnti, tutte le famiglie, pressoché (tranne pochi e poche volte) all'unanimità, per il rimandare di mese in mese, di possibile candidato in candidato. Questo gli elettori di sinistra lo devono sapere: nelle riunioni del Pd il grosso delle decisioni che hanno portato alla situazione attuale sono state prese all'unanimità.

 

Poi, perché al peggio non c'è mai fine, si sono presi un sonoro vaffan... da Giuliano Pisapia, a cui si sono rivolti fuori tempo massimo per riparare a una situazione incredibile. Invece di dire: "No a Letizia, ma proponiamo questo", dove questo era uno straccio di idea o uno straccio di percorso, non si è fatto proprio niente salvo chiedere al vecchio Giuliano di sacrificarsi in una corsa perdente - lui che verrà ricordato nella storia per aver vinto a Milano. Bravi. Il silenzio, l'afasia, l'inutilità fatta politica del niente sul nulla del vuoto cosmico del saichec..zocenefrega di tutto. Da Roma hanno detto: "Pigliatevi Letizia". E questi: "No, assolutamente no". Ok, bene, ci sta. Ma quindi? Altre idee? Silenzio che manco nell'iperuranio.

E attenzione, quello che sta avvenendo è pure peggio. Invece di dire: sai che cosa c'è, proviamo a rimettere insieme due cocci, a individuare un percorso, cerchiamo qualcuno che si carichi la croce (leggasi PierMaran, che poi è tutto da vedere se è tanto pazzo da candidarsi in queste condizioni), se ne stanno zitti. E perché se ne stanno zitti? Perché questo andrebbe a turbare possibili equilibri congressuali. Altro che per amore della Lombardia, per il bene della sanità, per il bene dei cittadini.

La chiave di volta è "equilibri congressuali"

La chiave di volta è "equilibri congressuali". Ed è qui che arriva tutta la polemica nel 2020 e nel 2021 sulla sanità, tutto il tam tam, la rivolta sociale, la percezione dell'urgenza del cambiamento, qui che si incanala tutto nell'unico senso possibile di una vicenda senza senso alcuno: una squallida vicenda congressuale dove il primo che alza la testa gliela tagliano perché sia mai che nella mediocrità generale - e nel senso di sconfitta che puzza di morte politica - ci possa essere un qualunque segnale di vita intelligente a sinistra.

fabio.massa@affaritaliani.it

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