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Milano
Lombardia Film Commission, capannone acquisito a prezzo gonfiato: le indagini

Caso Lombardia Film Commission,  acquisizioni in uffici Fondazione

Sono in corso da stamattina acquisizioni della guardia di finanza nella sede della Lombardia Film Commission, la societa' di proprieta' regionale che si occupa di promuovere le attivita' cinematografiche sul territorio. L'indagine e' quella della procura di Milano - coordinata dall'Aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi - sul dubbio acquisto ad un prezzo gonfiato di un capannone a Cormano (hinterland nord di Milano) da parte della societa' con fondi pubblici tra il 2016 e il 2018, quando alla presidenza c'era Alberto di Rubba, ex tesoriere della Lega alla Camera, nominato da Roberto Maroni. L'immobile fu acquistato da una immobiliare il cui amministratore Fabio Barbarossa, era il cognato dell'altro commercialista vicino alla Lega, Michele Scillieri. L'ipotesi di reato e' turbata liberta' nella scelta del contraente (perche' l'avviso di acquisto fu cucito sull'immobile in questione) e peculato, visto che Di Rubba aveva un ruolo pubblico. 

Fondi Lega: acquisiti documenti in societa' fiduciaria

Uno scatolone pieno di documenti e' stato acquisito dalla guardia di finanza (Nucleo di polizia economico finanziaria) negli uffici della societa' fiduciaria Fidirev, sui conti correnti della quale era stata versata parte della somma con cui un capannone di Cormano (Milano) era stata comprato dalla Lombardia Film Commission (tra il 2016 e il 2018). Secondo l'ipotesi investigativa la societa' pubblica che aveva beneficiato di un milione di euro dalla Regione avrebbe acquistato l'immobile ad un prezzo gonfiato di 800mila euro, quando il suo valore iniziale era di 400mila. A manovrare l'operazione opaca Alberto Di Rubba, Michele Scillieri e Andrea Manzoni, che risultano indagati per peculato. Secondo le ricostruzioni i tre sono i commercialisti di fiducia della Lega, i cui nomi sono comparsi (per perquisizioni a Bergamo) nell'inchiesta genovese sui 49milioni di fondi elettorali. Nell'inchiesta e' stato fermato mercoledi' sera Luca Sostegni, intermediario che si era occupato dell'affare e che per un periodo aveva svolto la funzione di liquidatore della societa' proprietaria inizialmente dell'immobile. La fiduciaria Fidirev e' peraltro quella che controlla - in base a quanto emerge nel decreto di perquisizione - la "Futuro partecipazioni", altra societa' amministrata dal commercialista Scillieri, nel cui studio in via delle Stelline a Milano ha avuto sede la Lega per Salvini Premier. La stessa societa' e' anche proprietaria dell'immobiliare Andromeda che ha concluso l'affare con la Film Commission per l'acquisto dell'immobile. In procura ieri e' stato sentito il presidente della Fidirev Roberto Tradati come teste.

Fondi Lega: a liquidatore promessi 1000 euro ogni 20 giorni

In cambio del silenzio con i giornalisti avrebbe dovuto ricevere mille euro ogni 20 giorni: era questo il patto stabilito tra Luca Sostegni - fermato per pericolo di fuga mercoledi' sera dalla finanza, nell'ambito dell'inchiesta sull'acquisto a prezzo gonfiato di un capannone da parte della Lombardia Film Commission - e gli altri indagati per peculato (Alberto Di Rubba, Michele Scillieri, Andrea Manzoni) emersa nell'indagine avviata dai pm di Milano, Stefano Civardi ed Eugenio Fusco (Aggiunto). Sostegni aveva avuto il ruolo di liquidatore della prima societa' proprietaria dell'immobile venduto a quella pubblica che si occupa di cinema, ma era legato anche ai tre commercialisti di fiducia della Lega. 

A quanto si e' saputo, il 62enne viveva in Brasile ma era tornato in Italia per recuperare parte del credito. Infatti, secondo gli investigatori, aveva preteso dai tre commercialisti 50mila euro per non rivelare l'operazione che avrebbe permesso alle societa' di intascare circa 800mila euro dalla Regione attraverso Film Commision. Della somma pattuita pero' aveva ricevuto solo 20mila euro e si aspettava dunque di ottenere il resto: in questo caso si e' configurato anche il reato di estorsione. A causa del Covid, dal Paese sudamericano, il presunto faccendiere era dovuto rimanere in Italia, pur sapendo che la sua posizione era gia' sotto la lente della magistratura.

Solo negli ultimi giorni aveva pero' deciso di tornare in Brasile, nonostante l'emergenza sanitaria, per paura di essere arrestato: per questo secondo i magistrati sussistono tutte e tre le esigenze cautelari del fermo (pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato). Quando i militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Milano lo hanno preso in auto per le strade della citta', era gia' pronto a raggiungere l'autostazione di Lampugnano per poi partire oltreoceano da un aeroporto tedesco. I pm ritengono infine poco credibile la versione per cui il valore iniziale dell'immobile da 400mila euro sia raddoppiato da 800mila perche' in parte era stato ristrutturato.

Da un atto dell'inchiesta della Procura di Milano emerge come Giuseppe Farinotti, estraneo alla vicenda, che e' stato al vertice della fondazione tra la presidenza di Alberto Di Rubba, indagato, e quella attuale di Alberto Dell'Acqua, "mostra grande imbarazzo" rispetto all'acquisto dell'immobile di Cormano, "di cui siglera' il definitivo". Anche il Comune di Milano - stando a quanto documentato dagli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Stefano Civardi - solleva "dubbi sull'operazione". Interrogativi che - si legge nel provvedimento di fermo disposto dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Stefano Civardi nei confronti di uno degli indagati - "cerca di fugarli l'avvocato Alessio Gennari, componente unico dell'Organismo di vigilanza della fondazione, il quale, nel rispondere al consigliere comunale Paola Dubini, si arrampica sugli specchi per giustificare l'intero importo del prezzo dell'immobile in sede preliminare".

"Una roba brutta...la prima cosa che ho fatto appena nominato e' stata quella di comprare l'immobile per 800mila euro, quando dietro c'era un pregresso antipatico, forse tu questa cosa qui la saprai no?". E' quanto si legge in un'intercettazione contenuta nel decreto di fermo ai danni di Luca Sostegni, il liquidatore della societa' da cui, attraverso un'immobiliare, la Lombardia Film Commission acquisto' un capannone a Cormano per 800mila euro tra il 2016 e il 2018. Nella conversazione contenuta nel documento, che il Tg3 ha anticipato, a parlare e' il nuovo presidente dell'azienda regionale che si occupa di promozione cinematografica del territorio, Giuseppe Farinotti, succeduto ad Alberto Di Rubba.

Era quest'ultimo pero' ad aver architettato - secondo gli inquirenti - l'affare, e di fatto ad aver siglato l'atto di compravendita definitivo. Nell'inchiesta, Di Rubba risulta indagato per peculato poiche' era presidente della Film Commission e uso' 800mila euro di fondi pubblici (derivanti da un finanziamento della Regione Lombardia da un milione di euro) per acquistare lo stabile comprandolo da una societa' vicina al collega commercialista della Lega, Michele Scillieri (indagato anche lui) e a lui stesso. A sua volta Sostegni appariva come liquidatore della societa' proprietaria. Secondo quanto raccolto dagli investigatori del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanzia di Milano, una grossa tranche di oltre 400mila euro arrivo' alla societa' Taaac Srl riferibile a Di Rubba e al terzo indagato per peculato, Andrea Manzoni, he fu tesoriere della Lega al Senato.

Le intercettazioni del prestanome: "Non so dove si va a finire..."

 "Io innesco una serie di situazioni che poi non so dove si va a finire, perche' poi da questo si va a alle cantine, dalle cantine si va al capannone, si va alla fondazione, si va alla Fidirev, si va ai versamenti, si va a tutto. Io per 30mila euro non so se ne vale la pena". Era preoccupato Luca Sostegni, del fatto che la giustizia potesse mettere gli occhi sull'operazione opaca che la Lombardia Film Commission avrebbe compiuto comprando dalla societa', di cui Michele Scillieri era il vero amministratore, un immobile a Cormano al prezzo gonfiato da 800mila euro. Esprimeva poi le sue preoccupazioni al telefono proprio con il commercialista di fiducia della Lega, cercando di "trattare" sul 'prezzo del silenzio': non gli sarebbero infatti bastati i 30mila euro proposti per non rivelare i fatti.

A suo avviso per questa cifra non ne sarebbe "valsa la pena". Le intercettazioni sono contenute nel decreto di fermo con cui Sostegni mercoledi' e' stato bloccato dalla Guardia di finanza mentre era in auto, diretto all'autostazione di Lampugnano, da cui sarebbe partito per Francoforte e quindi per il Brasile. Il documento - di cui alcuni stralci sono stati anticipati dal Tg3 - contiene le tracce della vicenda fin dal suo principio e inquadra bene il personaggio di Sostegni che era "rimasto praticamente senza soldi" - scrivono i magistrati Eugenio Fusco (aggiunto) e Stefano Civardi -, era stato costretto a tornare in Italia per ritirare i soldi mancanti dalla cifra finale pattuita (50mila euro) con uno degli ultimi voli prima del lockdown, il 29 febbraio, quindi rimasto bloccato, ma era pronto a ripartire. Il liquidatore "a caccia di soldi" si "propone ad alcuni giornalisti a cui promette dietro compenso rivelazioni di sicuro effetto mediatico, ma i professionisti ai quali si rivolge non pagano le fonti", aggiungono i pm.

Peraltro si sentiva "in qualche modo defraudato di quanto gli sarebbe spettato per la gestione della vicenda Paloschi avendo ricevuto a suo dire appena 20mila euro a fronte dei profitti enormi per gli altri, ma soprattutto ne reclamava perlomeno altri 30mila". Da questi elementi il reato di estorsione. Infine, dalle carte emerge che anche l'Immobiliare Andromeda che fece da tramite tra la Lombardia Film Commission e la Paloschi Srl proprietaria dell'immobile e in liquidazione, era amministrata di fatto dallo stesso Scillieri. Il quale, al tempo in cui il collega Alberto Di Rubba era stato nominato presidente della societa' pubblica, aveva la carica di sindaco. I due, insieme al terzo professionista di fiducia del Carroccio, Andrea Manzoni, sono accusati di peculato e turbativa d'asta.

I soldi non sarebbero finiti alla Lega

L'inchiesta sulla compravendita del capannone di Cormano, nell'hinterland milanese, acquistato in ultimo dalla Lombardia Film Commission, fondazione no-profit di cui sono soci Regione Lombardia e Comune di Milano, non riguarderebbe denaro finito alla Lega, nonostante la vicinanza al Carroccio di alcune delle persone coinvolte nella vicenda. È quanto si apprende da fonti investigative, secondo cui i soldi derivanti dall'operazione immobiliare - considerata appositamente 'gonfiata' - non sarebbero finiti nelle disponibilità del partito, quanto piuttosto in quelle dei singoli partecipanti all'operazione, che li avrebbero poi utilizzati a fini personali.

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