Malasanità nel cuore di Milano. Mammografia errata? Niente scuse - Affaritaliani.it

Milano

Malasanità nel cuore di Milano. Mammografia errata? Niente scuse

Dal primo gennaio 2015 oltre 266mila prestazioni sono state erogate, in due grandi città del nord, una delle quali è Milano

di Fabio Massa

Dal primo gennaio 2015 oltre 266mila prestazioni sono state erogate, in due grandi città del nord, una delle quali è Milano. Il centro medico protagonista di questo articolo non verrà citato per tutelare la privacy della paziente, che chiameremo Clara, che si è rivolta ad Affaritaliani.it Milano per raccontare la sua storia, lacrime negli occhi e carte nell'altra mano. Due mesi fa Clara si rivolge al centro medico per effettuare una mammografia. Una storia clinica familiare di ammalate di tumore al seno, dolore, paura. Il corredo clinico abituale quando si pronuncia la parola cancro. Quindi, i controlli periodici, sempre accurati. Non è spaventata, Clara, 44 anni, quando il 18 gennaio 2017 fa l'ecografia. Tuttavia, quell'esame non mostra nulla, se non la necessità di fare un nuovo controllo. Ed ecco che lei si rivolge al centro medico, dove il 27 gennaio fanno un nuovo esame. L'ansia che cresce. Poi il pianto: l'esito è infausto. Si è formata una "formazione nodulare solida" di circa 3 centimetri, in soli tre mesi. Può essere un cancro, peraltro molto aggressivo vista la crescita rapidissima. Vista la persistenza in famiglia di patologie simili, crolla il mondo addosso alla donna, al marito, i figli che crescono e i nonni inconsolabili. Passano tre giorni di inferno, fin quando Clara si reca allo IEO. Nuova ecografia e visita da parte del direttore della divisione di senologia: non ci sono "reperti ecografici sospetti". Tradotto: non c'è nulla. Un esame sbagliato? Può essere. Una ecografia che getta nello sconforto? Sicuramente. Ma la storia non finisce qui. Perché ovviamente la famiglia torna al centro medico e consulta il controllo qualità, manda carte e attende quantomeno delle scuse. Niente. Il centro medico tace. E ora la famiglia pensa di rivolgersi a un avvocato. Del resto, valgono almeno un "scusateci" 72 ore di disperazione?

@FabioAMassa
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