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Milano
Palmeri (Lista Moratti): "Esclusi da ufficio presidenza? Favore Pd a Fontana"
Manfredi Palmeri

"Il primo favore alla maggioranza della legislatura lo ha fatto il Pd". Manfredi Palmeri è il capogruppo della Lista Moratti - Lombardia Migliore in Consiglio regionale. Dopo l'elezione di due esponenti dem nell’Ufficio di presidenza, con la conseguente esclusione della coalizione che sosteneva Letizia Moratti, in un’intervista ad Affaritaliani.it Milano parla di "uno squilibrio mostruoso" e di "una ferita aperta" che andrà sanata. "Tra l'altro hanno mostrato assoluta incoerenza rispetto al Lazio dove, con gli stessi risultati elettorali, il Pd ha spiegato che era impensabile tenere fuori una coalizione, in quel caso il M5s, che aveva preso il 10%. Forse dovevano farlo presente anche ai colleghi lombardi". 

Palmeri, e quindi ora che succede? 

La ferita è aperta e non esistono azioni risarcitorie. Potranno esserci solo altre sgrammaticature. Mi auguro, però, che non vengano fatti ulteriori errori. Alle regionali del 2018, sommando il risultato di Giorgio Gori a quello del M5s con Dario Violi e di Onorio Rosati di Liberi e Uguali, le opposizioni avevano circa il 48% ed esprimevano entrambi i componenti dell'Udp. Adesso che il Pd e il M5s hanno perso 15 punti, passando al 33%, hanno preteso e imposto di avere la stessa rappresentanza. 

Le conseguenze?

Gli effetti negativi sono sia istituzionali sia politici. Intanto lo squilibrio, tenendo conto che a livello di dotazioni due consiglieri dello stesso partito avrebbero a disposizione in termini di spese e personale 2,5 milioni di euro nel corso della legislatura, circa 500mila euro l'anno, mentre noi zero. 

E a livello politico? 

Con questa grande operazione hanno ottenuto il capolavoro di evidenziare maggiormente i problemi dentro le opposizioni che non nella maggioranza, anche di fronte a tensioni evidenti nel centrodestra, in giunta e in Consiglio. E poi sono riusciti anche a indebolire il vicepresidente Emilio Del Bono, espressione di una sola minoranza visto che non l'abbiamo votato. 

Eppure vi eravate seduti al tavolo con Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd. 

E abbiamo ascoltato una proposta che non doveva essere neanche immaginata. Una volta portata al tavolo abbiamo detto che era inaccettabile. Forse qualcuno pensava che avremmo ceduto in cambio di qualche assetto.

Una ripicca per non aver appoggiato Majorino?

Costituirebbe un'aggravante, ma in quel tavolo, ed è giusto sottolinearlo, non stavamo facendo accordi di merito su dei contenuti. Non esiste che diano delle patenti, abbiamo pari diritti e doveri come opposizioni: forse c'è bisogno di una robusta lezione di principi democratici. Se questa è la linea del Pd, allora la maggioranza può dormire sogni tranquilli. 

In un futuro riuscirete a ritrovarvi come opposizioni? 

La minoranza è composta da due opposizioni, pienamente concorrenti. Non serve un'alleanza politica, visto che siamo coalizioni diverse. Ma nel non apprezzare l'azione di governo, è possibile ci si ritrovi nel dire 'no' ad alcune proposte. Non occorre necessariamente parlare la stessa lingua, ma ci si può capire comunque. Ma il non parlarsi rende ancora più semplice e facile l'azione di governo del centrodestra. Il Pd ha sacrificato senso istituzionale e indebolito le istituzioni per rafforzare l'asse col M5s.

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