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Milano Fashion Week, Marco Melis: Made in Italy motore del rilancio economico

Milano Fashion Week, Marco Melis: Made in Italy motore del  rilancio economico

Lo stile e l’arte di un occhiale possono essere davvero frutto della particolare raffinata genialità di chi li crea. E’ il caso di Marco Melis, vera eccellenza italiana del Made in Italy nel settore dell’ottica, che negli anni ha saputo fare di una sua passione, un lavoro prima e un’impresa poi. Oggi sono molti i personaggi anche internazionali, dal regista Spike Lee all’attrice Monica Bellucci, che indossano le sue “creazioni”. Titolare della Marcomelis Eyewear, Melis ha una sua filosofia per creare un modello o una collezione di occhiali: immaginare ogni singolo pezzo come un accessorio per dare risalto al volto e all’outifit di chi lo indossa. Per lui il modo migliore di salvarsi dalla crisi è quello di puntare tutto sulla nostra produzione interna. E lo dice apertamente in questi giorni di Milano Fashion Week, in una forma del tutto digitale. Che spera possa tornare il prima possibile con gli show in presenza, perchè il remoto non può sostituire il contatto tra gli accessori e il pubblico.

Melis, in questi giorni cominciano le sfilate della Milano Fashion Week. Tutti gli show saranno trasmessi in remoto. Pensa che sia un nuovo modo di organizzare le presentazioni oppure, terminata la pandemia, tutto rientrerà nella norma?
Al momento è l’unico modo per non perdere il contatto con la creatività che invece continua, ma spero ritorni tutto come prima. Gli accessori in particolare hanno bisogno di un contatto diretto con l’utente. La filosofia, i colori e il mood delle collezioni arrivano certamente più diretti nei live show ma sono sicuro che, la creatività non ha bisogno di grandi trucchi, quando c’è si nota in ogni caso.

Il 2020, l’anno della pandemia Covid-19, l’industria manifatturiera italiana ha segnato un calo significativo generale del 14.3% sul fatturato. E questo nonostante gli incentivi statali, come il Bonus Vista, per il settore ottica. Anche lei è convinto, come stabiliscono le indagini di marcato, che nel 2021 vi sarà una ripresa?
Qui dobbiamo fare un passo indietro, prima della pandemia, quando molte aziende sono andate a produrre altrove, causando una crisi ai nostri terzisti. Io in quel momento ho deciso di rimanere in Italia e successivamente con l’arrivo della pandemia ho risposto investendo nei terzisti che erano rimasti senza lavoro. Questo è stato il mio modo di rispondere alla crisi e alla pandemia stessa, utilizzando un periodo di blocco totale per attrezzarmi alla ripartenza. E' stata dura e ancora non so se sono stato bravo o incosciente rischiando parecchio, so solo che oggi i miei ragazzi sono ancora tutti al proprio posto di lavoro e certamente senza di loro non avrei potuto fare niente, devo solo ringraziarli. 

Quale potrebbe essere la proposta per il rilancio?
La ripartenza ci sarà e anche proficua per chi ha resistito e ha potuto investire come noi. Stiamo parlando di un ennesimo "dopoguerra", con la differenza che non dobbiamo ricostruire né strade né case, ma reti vendita.

Altro tema scottante è la contraffazione, che paradossalmente nel 2020 ha comunque contribuito in larga scala a perdite ingenti. Come stilista ma anche imprenditore, si sente tutelato e quale sarebbe secondo lei il miglior modo per abbattere il fenomeno?
La contraffazione purtroppo esiste perché esiste la richiesta. Fino a quado con cambierà la cultura delle persone tutto questo non avrà battute d’arresto, malgrado gli sforzi del Governo nel trovare leggi adeguate al caso. Vedo spesso e volentieri bancarelle e mercatini con occhiali di marca di dubbia provenienza e originalità. Dovremmo tutti imparare che se una cosa non possiamo permettercela non è la fine del mondo.

La sua caratteristica è il claim che si ritrova sulle asticelle dei suoi occhiali: “Fatto da un Italiano”. E’ un inno al Made in Italy o una sana fierezza originale?
La frase “Fatto da un italiano” è una mia provocazione, poichè troppo spesso vediamo improbabili  critte tipo “Hand made”, “Made in Italy” etc . Io ho voluto comunicare di più, prendendo le distanze, dicendo la stessa cosa, ma vera! 

Lei ha disegnato montature per personaggi internazionali come Spike Lee e Monica Bellucci. C’è una sostanziale differenza nel creare modelli destinati a questi grandi nomi, rispetto poi a quelli per la clientela di massa?
Come dicevo prima la differenza è l’approccio. Io guardo l’anima delle persone, indipendentemente dalla loro bellezza o estrazione sociale. A me piace prolungare l’anima delle persone e farla risaltare sul volto. Quando ho disegnato gli occhiali a Monica Bellucci ho pensato in un primo momento alla diva che risiede dentro lei, ma era troppo scontato.  Ho scelto quindi di proteggere la sua parte interiore, quella timida. Monica ha voluto sapere ogni singolo procedimento adottato per i suoi occhiali e quando li ha indossati li ha definiti “dei bellissimi guanti”. Gli occhiali per Spike Lee sono nati con una provocazione, ho voluto crearli in una forma che lui non usa mai: con le lenti a goccia ma strani, anima in metallo e borchie in acetato. Praticamente due occhiali in uno. Volevo che avesse un pezzo unico che esprimesse robustezza e stabilità come una sorta di incontro tra due mondi. 

 

 

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