Maroni attende l'udienza. E prova a cambiare la legge... - Affaritaliani.it

Milano

Maroni attende l'udienza. E prova a cambiare la legge...

Il governatore domani potrebbe essere in aula. Riprende il processo. Intanto prova a cambiare la legge elettorale e bypassare il Ministero dell'Interno. INSIDE

di Fabio Massa

La tensione cresce, a Palazzo Lombardia. Che cosa farà Roberto Maroni? Anticiperà le elezioni? Oppure no? Le sue parole in una intervista al Corriere della Sera, nella quale dichiarava di voler andare a scadenza naturale, non hanno convinto gli osservatori e soprattutto chi la politica la vive nel Palazzo (che sia Lombardia o Fabio Filzi poco importa). In più, a complicare la vicenda, c'è l'udienza che si dovrebbe tenere domani in Tribunale. Udienza alla quale Maroni con tutta probabilità sarà presente, quantomeno per ascoltare i testi, Roberto Arditti e Alberto Brugnoli, convocati per le 14 a Palazzo di Giustizia.

E dunque, che cosa si agita sotto il pelo dell'acqua? Ipotesi, più che altro. E tecnicismi. Il primo, non irrilevante: Maroni, se anche decidesse di dimettersi, non avrebbe la facoltà di decidere il giorno delle elezioni, cosa che compete al ministero dell'Interno. Per chiarire la questione si vocifera di un incontro riservato con Mattarella, durante la visita del Presidente della Repubblica un paio di settimane fa al Collegio Ghislieri di Pavia. Il Presidente avrebbe detto al governatore di andare a scadenza naturale. Il governatore però, starebbe comunque provando una serie di strade per votare tra ottobre e novembre. La prima passa per il cambiamento, all'interno delle modifiche per armonizzare la legge elettorale e inserire la parità di genere, delle regole per la convocazione della data delle elezioni che - guardacaso - passerebbe dalla volontà del ministero dell'Interno a quella del governatore dimissionario. Tuttavia la legge è prevista in discussione per le ultime sedute di luglio, e Maroni ha ormai fino al 22 luglio per decidere se dimettersi o no. La seconda strada riguarda la caduta della maggioranza: i consiglieri dovrebbero dimettersi per andare alle urne. Tuttavia la maggioranza avrebbe detto di no, e anche il Partito Democratico. Strada complicata. Di certo rimane solo la volontà, mentre il Partito Democratico continua ad arrovellarsi su primarie, congressi e altre quisquilie di questo tipo...

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