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Milano: boom di bronchioliti, reparti pieni, bimbi portati fuori regione

Bronchiolite e virus sinciziale: in affanno le pediatrie milanesi

"Tutte le Pediatrie, e anche le Terapie intensive pediatriche, sono in grande difficoltà quest'anno. E non per Covid-19. Noi per esempio, al Buzzi di Milano, abbiamo un Pronto soccorso veramente sovraffollato, in maniera continua 24 ore su 24. Abbiamo 40 posti letto in Pediatria e sono sempre tutti occupati e in questo periodo purtroppo sono occupati all'80% per bronchioliti. Numeri importanti. Poiché anche le terapie intensive pediatriche sono a loro volta completamente piene, le Pediatrie devono farsi carico in reparto anche di bambini complessi ai quali bisogna somministrare ossigeno ad alte concentrazioni". E "i pazienti vengono trasferiti fuori regione perché non c'è disponibilità. E' successo più volte in questa ultima settimana, in particolare".

A tracciare il quadro di una stagione fredda in salita è Gian Vincenzo Zuccotti, preside della Facoltà di Medicina dell'università Statale di Milano e direttore Pediatria e Pronto soccorso pediatrico dell'Asst Fatebenefratelli Sacco, ospedale dei bimbi Vittore Buzzi. "Questa situazione è importante - spiega all'Adnkronos Salute - Quest'anno sono stati anticipati i tempi" sul fronte bronchioliti, "ma poi c'è stata anche questa esplosione di casi che danno problematiche respiratorie. Sicuramente ha inciso il fatto che ormai la vita di comunità di asili nido e scuole materne è ripartita in maniera totale, e questo ha favorito un'ampia diffusione. Si è creata così una grossa criticità". Tanto che in più strutture si è rivelato necessario qualche trasferimento.

"Noi ne abbiamo dovuto organizzare uno appena ieri. Adesso è stata trovata disponibilità in Piemonte. Ma il problema è generale. Da Vimercate si trasferisce a Lecco, che a sua volta trasferisce a Pavia. Ovviamente questo crea disagi per le famiglie". Zuccotti osserva la situazione di questi giorni e spiega: "Stiamo vivendo tutto quello che non abbiamo dovuto affrontare per il Covid pediatrico e che invece si è dovuto affrontare per la malattia Covid negli adulti". Durante l'emergenza pandemica le strutture per adulti "hanno dovuto cercare di recuperare spazi, reparti, e tutto quello che serve per poter assistere i pazienti da un punto di vista ventilatorio. Ora stiamo cercando di farlo nei nostri ospedali per bambini. Ma non è Covid il problema in queste fasce d'età, in questo momento, ma soprattutto Rsv, il virus respiratorio sinciziale".

Quanto a Sars-CoV-2, "abbiamo avuto, negli ultimi due mesi circa, un bambino positivo al tampone e ospedalizzato per 24 ore. Di ricoverati Covid oggi non ne abbiamo, mentre abbiamo parecchie forme virali. Rsv è prevalente, ma non è l'unico patogeno. Ci sono virus parainfluenzali, metapneumovirus, enterovirus, che danno tutti coinvolgimento respiratorio e gran parte dei ricoverati hanno bisogno di essere aiutati anche con l'ossigeno. Abbiamo anche bambini intubati, casi per i quali il casco non è sufficiente".

Il problema dell'età pediatrica "è che ci vogliono attrezzature e competenze adeguate. L'apparecchiatura che viene utilizzata per ventilare e assistere una persona adulta non può andar bene per un lattante di 5-6 chili. Quello che bisogna fare per il futuro è programmare: oggi in generale i posti letto soprattutto delle terapie intensive pediatriche sono insufficienti, bisognerebbe sicuramente investire un po' di più. E' vero che i bambini non sono tanti, ma è anche vero che se si ammalano tutti contemporaneamente il problema si pone comunque. Lo dico perché su questo fronte non si può improvvisare ci vogliono macchine ad hoc e personale qualificato che sappia fare la rianimazione pediatrica, non dell'adulto".

Finora comunque, conclude Zuccotti, "siamo riusciti a reggere e a limitare anche i trasferimenti fuori regione perché, essendo prevalentemente colpiti e coinvolti i bambini piccoli dei primi mesi di vita le terapie intensive neonatali si sono messe a ricoverare questi lattanti, altrimenti sarebbe stato molto più impegnativo. Difficile fare previsioni su quanto durerà questa situazione più difficile. Certamente qualche settimana bisogna stringere i denti. E ancora non è comparsa l'influenza, dovremo capire anche questa come si presenta quest'anno".

Che la situazione Covid nei più piccoli sia invece "sotto controllo" lo conferma anche Laura Giordano, della Casa pediatrica, reparto dell'ospedale Fatebenefratelli. "La fortuna è che Ats Milano, quando risulta un positivo nelle classi, attiva subito la procedura per testare i contatti stretti. E noi in ospedale di bambini che vengono con sintomi Covid correlabili che poi risultano positivi al tampone ne vediamo veramente pochi, sia nel presidio Macedonio Melloni che al Fatebenefratelli. Non possono nemmeno contarsi perché sono rari. E attualmente tutti i nostri ricoverati sono Covid-negativi. La vaccinazione su larga scala può aver aiutato" con un effetto scudo che ha indirettamente protetto anche i più piccoli.

"Sono aumentati sicuramente gli accessi in Pronto soccorso e oggi tre quarti dei nostri ricoverati sono casi di bronchiolite - spiega - Il virus respiratorio sinciziale è una delle cause che incide di più sui ricoveri per questa patologia, è un virus che conosciamo da tanto e sappiamo affrontare e nel periodo invernale è l'infezione nel lattante che più frequentemente vediamo. Naturalmente con i fratellini che non andavano a scuola durante l'emergenza pandemica e il lockdown, con il lavaggio delle mani, le mascherine e l'isolamento i bimbi erano più preservati e non abbiamo visto bronchioliti nel periodo Covid. Ora sono tornate".

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