Milano
Milano città (finalmente) aperta. Con quattro anni di ritardo...
Da un po’ di tempo si susseguono fenomeni paranormali. Oltre le Porte dei Bastioni accadono cose che noi umani non abbiamo mai visto prima e di cui fatichiamo a renderci conto. Prendi la questione dei 100 muri dove, da qualche settimana, e’ legale dipingere. Una di quelle cose che un tempo ci avrebbero raccontato amici di stanza a Berlino, o qualche hipster tornato da un visto turistico all’insegna del cazzeggio a Brooklyn. E invece accade qui, a Milano, e non c’e’ niente, ma proprio niente da criticare. Una risposta sontuosa a quella pletora perbenista, un po’ frustrata, un po’ in costante e petulante ricerca di visibilita’ che a maggio aveva cancellato il graffito di Pao – di fatto deturpando quella che era un’opera di acclarato valore artistico in maniera non dissimile, anzi peggiore poiche’ irreparabile, da quanto fatto a Roma dagli hooligans olandesi sulla fontana del Bernini. Che goduria, oggi, vederli farfugliare “ cosi’ non si combatte il vandalismo”: E’ come se dopo una legge a favore della maternita’ sul posto di lavoro uno commentasse “cosi’ non si combatte il reato di stupro”. Una frase a casaccio, a dare l’esatta misura dei soggetti in questione.
Ma non e’ la sola Supernova che insieme al termometro e’ esplosa nelle ultime settimane. C’e’ la gia’ accennata questione della liberalizzazione degli orari di bar e locali. Anni e anni a raccontare del Ticinese come dell’ultimo rifugio di raminghi, rinnegati e tossicomani, uno strano ghetto all’incontrario dove nonostante i 14mila euro al metroquadro i suoi abitanti erano imprigionati in una gabbia di terrore, magnificamente raccontata dai giornalisti del Corriere Milano. Sono passate settimane dalla liberalizzazione estiva, e sul fronte del Naviglio Occidentale pare non essere accaduto niente. Certo, e’ chiaro l’interesse superiore, la questione di Expo che non puo’ fallire e le balle raccontate ai milanesi riguardo agli ingressi, di cui prima o poi qualcuno dovra’ rispondere; ma la realta’ e’ che in Ticinese, all’Arco della Pace, sui Navigli e via dicendo non ci sono stati morti ne’ feriti. Solo una citta’ come le altre, come Berlino appunto, o Parigi, Stoccolma, fate voi.
E non basta: ci sono anche le iniziative all’aperto con la musica, un panorama culturale che, per una volta, sembra non morire alla fine di maggio, le centomila persone scese in piazza per il gay pride, i concerti che fanno notizia per chi ci suona a vantaggio degli 80mila che pagano il biglietto e non per i dodici, tredici, quattordici cristiani che impegnati nel piu’ italico degli sport indoor, quel “ricorso al Tar” presto disciplina olimpica.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: ma perche’ non ci avete pensato prima? Perche’, voi tutti che in quelle poltrone siete seduti non da giugno 2015 ma da quello del 2011, non avete semplicemente messo in pratica quell’idea di citta’ aperta che ci avevate raccontato in campagna elettorale? Perche’ per 4 anni vi siete dimenticati del programma che ci avevate presentato, perdendovi tra gli sbandieratori ottusi che magnificavano l’apertura di un supermercato al posto del Teatro Smeraldo, raccontandoci che deturpare Piazza San Babila con un gazebo pieno di paccotiglia sia “la chiave per il brand Milano?" Perche’ adesso avete avuto il merito, raro non solo per l’Italia ma anche per l’Europa, di legalizzare i muri lasciando autonomia agli artisti, senza quella menata dei bandi, il sistema con cui in Italia si uccide qualsiasi buona idea, strangolandola con il giogo della burocrazia e il carosello degli amici degli amici e all’epoca di Macao e della torre abbandonata dai Ligresti vi nascondeste proprio dietro alla pantomima dei bandi, facendo finta di ignorare il problema?
Insomma, perche’ vi siete svegliati adesso di botto, e perche’ non continuate, magari con quella moschea che voi stessi avevate promesso e di cui pero’ non c’e’ traccia, che sarebbe invece una priorita’ assoluta visto il continuo soffiare sul fuoco dell’odio e dell’intollerenza da parte di chi aspira a prendere il vostro posto l’anno prossimo? I muri, gli orari, la Darsena, dimostrano che quando vince l’idea di citta’ aperta’, libera, tollerante e multiculturale, non c’e’ sondaggio, bacchettone, o sceriffo con i baffi tinti di vernice che tenga. La gente scende in strada e manda un messaggio piu’ che chiaro. La vera, ultima speranza in coda a quattro anni di delusioni solo parzialmente mitigate da questo colpo di coda, e’ che tutto questo non sia un fuoco di paglia estivo causato da motivazioni estemporanee, e il cambio di passo verso la citta’, la cultura, la liberta’, venga recepito da chi, proprio in questi giorni, sta scendendo in campo in vista delle prossime elezioni.