Milano
Milano, scuola "vietata ai disabili": cambiato il regolamento

La soddisfazione del ministro Valeria Fedeli: la scuola privata svizzera di Milano ha modificato il regolamento che scoraggiava l'iscrizione di alunni disabili
Milano, la scuola privata "vietata ai disabili" cambia il proprio regolamento
"Ho appreso con soddisfazione dall'ambasciata svizzera che la loro scuola privata di Milano ha deciso di togliere dal regolamento un articolo che era decisamente inaccettabile". Lo afferma la ministra dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca Valeria Fedeli dopo essere stata informata che la Scuola Svizzera di via Appiani a Milano ha tolto dal proprio regolamento un articolo che avrebbe significato la non iscrizione di alunne e alunni con disabilita' cognitiva o disturbi specifici di apprendimento. Fedeli sottolinea in un comunicato che "in Italia abbiamo una legge che dal 1977 ha consentito di superare le classi differenziali perche' sappiamo che le differenze sono una ricchezza, non un impedimento. E perche' il nostro modello punta all'inserimento e all'inclusione, non all'esclusione di chi ha piu' difficolta'".
Questa la nota con cui l'istituto annuncia il dietrofront: "Facendo seguito alle notizie apparse sulla stampa negli ultimi giorni in relazione all'articolo 2.5 del Regolamento della Scuola Svizzera di Milano abbiamo deciso di eliminare integralmente detto articolo dal nostro Regolamento per evitare che sia fonte di ulteriori malintesi". L'articolo sconsigliava l'iscrizione a "studenti con disturbi dell'apprendimento, quali dislessia, discalculia, Adhs, Sindrome di Asperger, autismo, e disturbi comportamentali" poiché "molto impegnativa e multilingue". Ma anche gli studenti con "gravi handicap motori" erano disincentivati per via della mancanza di ascensori.
Forti e bipartisan erano state le proteste quando pochi giorni fa era esploso il caso. Il sindaco di Milano Beppe Sala aveva dichiarato: "Tutto questo è inaccettabile. È l'esatto contrario del modello inclusivo di scuola che è previsto in Italia. Questa non è la Milano che vogliamo".