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Milano
“Milano una città per ricchi. Colpa delle politiche del centrosinistra"
Marco Bestetti

“Milano una città per ricchi. Colpa delle politiche del centrosinistra"

"Chi ha creato il problema adesso non può pensare di offrire soluzioni. Le politiche del centrosinistra hanno reso Milano una città per ricchi". Il prezzo degli affitti a Milano è ormai fuori controllo e il consigliere lombardo di Fratelli d'Italia, Marco Bestetti, si concentra sul ruolo che può svolgere la Regione. Anche perché "veniamo da 10 anni di miopia amministrativa" visto che "questa città si è basata sugli investimenti di fondi miliardari che puntavano a un certo tipo di mercato e di acquirenti" spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano. Con una frecciatina anche per l'attuale assessore milanese alla Casa, Pierfrancesco Maran, impegnato sulla partita del caro affitti: "Ora se ne preoccupa, ma non dimentichiamoci che era lo stesso che fino a due anni aveva la delega all'Urbanistica in questa città".

Bestetti, i tentativi del Comune di aggiustare la situazione non la convincono?

Ergersi a risolutori dopo aver creato il problema mi sembra contradditorio. Accolgo con favore le riflessioni che sta proponendo il centrosinistra, ma non possono svegliarsi di punto in bianco e fingere di non sapere che le loro politiche hanno determinato un rialzo dei prezzi verso l'alto. Misure che non sono mai state bilanciate per calmierare la bolla e oggi il risultato è che il mercato ha fatto il mercato, ma la politica non ha fatto la politica. E Milano è diventata una città per privilegiati: dobbiamo recuperare dieci anni di ritardo.

Maran punta sul rilancio del canone concordato.

Lui è legittimamente in campagna elettorale... gli auguro la miglior fortuna ma credo che stia guardando ad altri obiettivi rispetto alla città di Milano. Oggi il Comune gli sta stretto e sta giocando la sua partita per consolidare il consenso generoso che ha, anche se a volte appare un po' come un battitore libero. E non dimentichiamoci che la pianificazione urbanistica che ha consegnato intere aree a fondi immobiliari di investimento porta la sua firma.

Ma la Regione che cosa può fare nel concreto?

L'assessore alla Casa Paolo Franco sta lavorando dal giorno del suo insediamento su moltissimi aspetti che possono invertire queto trend. Il tema del mix abitativo sarà una delle leve che come Fratelli d'Italia vogliamo valorizzare. Io stesso ho presentato una mozione in Consiglio regionale per ampliare questo concetto, oggi circoscritto solo alle forze dell'ordine, anche ad altre categorie come il personale sanitario e sociosanitario.

E poi?

C'è un tema di manutenzione delle case sul quale lavorare coinvolgendo anche i privati e ci sono quartieri che sono inavvicinabili per questioni di sicurezza e questo non va bene. Come Regione siamo sufficientemente attrezzati per proporre noi delle soluzioni, poi sono ben accetti anche i contributi del Comune di Milano.

Molte case sono sfitte. Si deve partire dal recuperare ciò che già c'è?

Non abbiamo carenze di alloggi, molti sono vuoti o occupati abusivamente. Sul recupero dell'esistente, che in alcuni quartieri può portare a demolizioni e ricostruzioni, il coinvolgimento del privato è ineludibile: si possono mettere a terra capacità di investimento doppie rispetto a quello che il pubblico può fare nel breve periodo. Non abbiamo tempo di affidarci alla sola programmazione. Iniziamo col recuperare quel mastodontico patrimonio immobiliare sia di Aler sia di Mm che non è messo a reddito perché inagibile o perché le case sono occupate.

Deve cambiare il concetto di casa popolare?

Siamo abituati alla concezione di casa popolare da destinare alle persone quasi in stato di indigenza, ma adesso c'è l'esigenza di rispondere al bisogno abitativo che riguarda anche la fascia medio-bassa. Lo studente, il neo-laureto, il lavoratore al primo stipendio: credo ci sia bisogno di individuare politiche abitative che si rivolgano anche a loro. Oggi chi ottiene una casa popolare la tiene quasi per tutta la vita, invece secondo me per alcune categorie di persone, che non sono indigenti ma non riescono nemmeno a stare sul mercato, si devono sviluppare politiche transitorie fino a quando non avranno una certa solidità economica.

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