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Osnato (FdI): "Meloni leader affidabile anche in Europa"
Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera

Osnato (FdI): "Meloni leader affidabile anche in Europa"

"La luna di miele è finita perché è diventato un matrimonio a tutti gli effetti". Per il deputato Marco Osnato gli italiani vedono in Fratelli d'Italia "un partito di garanzia e di tutela delle proprie visioni della società". I sondaggi continuano a premiare Giorgia Meloni che per chiudere il cerchio attende le elezioni europee del prossimo anno. "In passato venivano spesso utilizzate per regolare conti interni" commenta Osnato in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano. Quelle del 2024, invece, assumono una centralità importante per il centrodestra e per Fdi, soprattutto se i Popolari, che oggi governano con i Socialisti, tenteranno di costruire un nuovo asse con i Conservatori, di cui proprio Meloni è presidente in Ue. "Sulle scelte dei leader delle istituzioni europee l'Italia deve partecipare in modo autorevole".

Osnato, spesso le decisioni dell'Europa finiscono per danneggiare l'Italia. Anche per questo le elezioni sono una grande occasione?

Intanto le europee stanno assumendo un'importanza maggiore rispetto al passato. Finalmente verranno sfruttate per determinare una politica dell'Ue e non per regolamenti interni dei partiti. Non a caso si è iniziato a parlarne un anno prima. Ma voglio anche smentire, quantomeno in parte, il fatto che l'Ue ce l'abbia con il governo italiano.

Ci spieghi meglio.

Sul Mes c'è una reazione molto forte e ci sono pezzi della struttura Ue convinti di dover fare una politica di parte. Per questo escono spesso con dichiarazioni contro l'Italia, che poi, però, vengono regolarmente sconfessate da chi ha più autorevolezza. Sui presunti ritardi del Pnrr, per esempio, è stato il commissario Paolo Gentiloni a smentire. E non può essere certamente tacciato come una persona che ha simpatie di destra.

Sui temi Conservatori e Popolari sembrano ancora distanti. O almeno lo sono stati fino a oggi.

Questo deriva anche da questioni politiche più riferite alla Germania che da vent'anni aveva questa grande coalizione. Nell'immaginario collettivo quello che succedeva lì doveva poi essere replicato in Europa. E anche la debolezza di Forza Italia e dei popolari spagnoli ha fatto sì che si andasse verso questa direzione. Ma oggi le cose non stanno più così.

In che senso?

Abbiamo i socialisti spagnoli in difficoltà, la Polonia - che sta diventando sempre più centrale - si è spostata su posizioni conservatrici. L'Olanda, da che era considerata un Paese frugale, sta ritrovando anche lei centralità politica. Emmanuel Macron non è una persona di riferimento per quell'area e questo permette a Meloni di essere vista, da presidente dei Conservatori, come una leader affidabile e di aprire un dialogo con il Ppe per riportare dibattito politico in Europa. Io credo ci sia molto malcontento nel popolarismo tedesco e centro-europeo, non sarà così difficile.

I tre principali partiti di centrodestra italiani, però, siedono al momento in tre gruppi differenti in Europa.

La Lega farà le sue valutazioni, ma il contesto in cui si è trovata finora, anche per scelte non completamente sue, penso che gli stia un po' stretto. Mi pare di capire che il dibattito porti a valutare nuove opportunità.

La forza di Fdi è stata quella di saper includere sensibilità diverse. Il percorso continuerà anche alle europee?

In Parlamento con noi siedono persone come Alfredo Antoniozzi o Gianfranco Rotondi che vengono dalla Dc o altri come Giulio Tremonti che non nasce a destra. E c'è anche chi non aveva fatto politica prima. Ci siamo aperti e continueremo a farlo, stando attenti a evitare appetiti partitocratici e correntizi.

Ci sono contatti ormai da un anno anche con il mondo popolare e cattolico. E in Lombardia si è parlato di una candidatura di Roberto Formigoni.

La candidatura di Formigoni era una boutade giornalistica e non è mai esistita, con tutto il rispetto e il giudizio positivo che ho della gestione del centrodestra in Lombardia tra il 1995 e il 2013. Ma in Regione ci sono esponenti del mondo cattolico e di Cl che hanno guardato con interesse a Fdi e oggi siedono a pieno titolo con la nostra bandiera, come Matteo Forte e Lorenzo Malagola.

E come sempre prima di ogni elezione riparte il dibattitto sulla fiamma tricolore nel simbolo di Fdi.

Quando ci sarà da discutere lo faremo tra di noi, ma la fiamma non sarà un elemento dirimente nei nostri rapporti con nessuno. Spesso diventa un alibi per gli altri, più che una vera preclusione. 

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