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Parreschi (Applied Strategies): "Sì al green senza oneri per le famiglie"
Gianluca Parreschi

Parreschi (Applied Strategies): "Sì al green senza oneri per le famiglie"

Il punto sull’ evoluzione delle politiche comunitarie relative alla sostenibilità con l’avvocato Gianluca Parreschi ESG strategist della società milanese “Applied Strategies Benefit”. L'intervista

Stiamo notando che per molti italiani la parola “green” comincia a fare rima con nuove spese ed oneri.  Il riferimento è alle perplessità suscitate dalla nuova direttiva europea sull’efficienza energetica delle abitazioni…

Questo è il nocciolo del problema, errori di strategie ed errori di comunicazione da parte della Ue rischiano di creare una crisi di rigetto di tutto quello che è “green” perché percepito come inutilmente costoso e gravoso. In realtà dovrebbe essere il contrario in quanto essere sostenibili e dunque essere anche green dovrebbe comportare minor impatto ambientale, ma anche minori oneri.

Anche le auto elettriche si inquadrano in questa spirale?

Esattamente. I dati di vendita in crollo verticale della auto elettriche in Europa dimostra la miopia e la superficialità con cui la Ue ha trattato un tema così complesso come la riconversione della mobilità imponendo termini perentori oltre i quali dovrebbe cessare d’imperio la produzione di auto a motore termico. La Ue non ha tenuto conto delle esigenze dei consumatori, soprattutto delle fasce deboli per le quali le auto elettriche sono troppo costose.  Le auto elettriche sono diventate per antonomasia le auto dei ricchi che abitano e circolano nelle ZTL, mentre i pendolari devono affrontare disagi enormi per raggiungere il posto di lavoro, senza contare che il livello dell’aria non è migliorato.

Lei, quindi, non pensa che la diffusione delle auto elettriche possa dare un contributo determinante alla riduzione delle emissioni di CO2?

Io mi baso su dati scientifici e non sulle suggestioni demagogiche. Secondo i dati altamente attendibili dell’International Energy Agency, organizzazione intergovernativa fondata dall’ OCSE, nel 2019 le emissioni di CO2  del trasporto veicolare UE sono pari a 0,50gt (miliardi di tonnellate) rispetto alle emissioni complessive globali di CO2 pari a 50gt (miliardi di tonnellate) ovvero pesano solamente per l’ 1% del totale. Pensare di ridurre le emissioni globali di CO2 ponendo limitazioni a chi è responsabile soltanto dell’ 1% delle emissioni di CO2 è una gara persa in partenza. Questi numeri sono pubblicati anche sul sito del Parlamento Europeo.

Questa spinta verso una mobilità elettrica ha quindi altre motivazioni?

Non sono contrario al progresso tecnologico, ben vengano le auto elettriche o quelle ad idrogeno. Il problema è un altro. A livello mondiale è chiaro che alcine lobby sono riuscite ad imporre dogmi non scientificamente fondati come quello dell’auto elettrica ad impatto zero. Ciò non corrisponde alla realtà. La produzione delle batterie al litio nei paesi asiatici ha un impatto ambientale devastante, senza tenere conto dell’ulteriore aggravio di impatto ambientale negativo derivante dal futuro necessario smaltimento delle stesse batterie. Ciò non significa essere contrari alle auto elettriche, ma semplicemente raccontare la realtà.

Cosa fare quindi per ridurre concretamente le emissioni?

La risposta è semplice. Bisogna intervenire verso i soggetti che sono maggiormente responsabili delle emissioni di CO2 o di sostanze inquinanti in genere, che, come detto, non sono le auto con motore a combustione interna. è molto facile prendersela con le auto mentre è molto, ma molto più difficile, attaccare i grandi inquinatori globali che sovente sono grandi gruppi internazionali che dispongono di potenti mezzi di contropropaganda comprese a volte innocenti ragazzine che abbaiano alla luna. Purtroppo dobbiamo acquisire la consapevolezza che i grandi inquinatori siamo noi stessi con le vecchie caldaie domestiche che sono responsabili, per esempio, di oltre il 60% di emissioni di polveri sottili pm10 secondo i recenti dati ISPRA.

Le centrali a carbone sono compatibili con la transizione verso la sostenibilità?

La domanda globale di energia è in crescita e finché non saranno disponibili in modo massivo le nuove forme di generazione pulita di energia purtroppo le centrali a carbone continueranno a funzionare con grave dazio ambientale.  La più grande centrale a carbone del mondo è a Taiwan, la seconda è in Polonia. Le più grandi centrali elettriche che utilizzano fonti rinnovabili come le biomasse sono in UK mentre la terza più grande centrale geotermica del mondo è a Larderello in provincia di Pisa. La ricerca tecnologica e gli investimenti pubblici/privati permetteranno di rendere sempre più competitive ed efficienti le centrali idroelettriche a bacino, quelle con impianti di accumulazione, quelle ad acqua fluente, le centrali a energia mareomotrice, fotovoltaico ed eolico in attesa come detto della vera rivoluzione copernicana delle’ energia pulita rappresentata dalla sfida della fusione a confinamento magnetico basata sullo stesso principio fisico della fusione nucleare che avviene nel sole.      

Dunque si ritorna al punto di partenza essere green, come ad esempio lo stop alle caldaie a metano dal 2040, si tradurrà in un costo per i cittadini e per le imprese ?

Occorre fare delle distinzioni importanti tra i vari filoni della transizione verso la sostenibilità nel senso che la ricerca e lo sviluppo permetteranno con gradualità senza gli aut-aut assurdamente perentori della UE a trazione verde-utopico di elaborare in alcuni ambiti tecnologie low-cost che si ripagheranno da sole o che saranno più competitive rispetto l’ utilizzo di vecchi devices mentre in relazione alcuni settori diciamo di rilevanza sociale come appunto la caldaie green funzionanti a biometano o idrogeno verde e in generale l’adeguamento green degli edifici pubblici e privati sarà determinate l’ intervento coordinato dei governi con l’elaborazione di piani energetici nazionali smart e lungimiranti, di certo non saranno i monopattini elettrici a salvare il mondo. 

Dunque il green non è il grande bluff?

Assolutamente no, dobbiamo perseguire con convinzione, ma senza preconcetti ideologici la strada verso il green e più in generale verso la sostenibilità. In questo momento sono al lavoro nel mondo i più abili ricercatori per darci nuovi tools meno inquinanti e meno costosi, nuove fonti energetiche realmente pulite come l’impianto a fusione a confinamento magnetico a cui la nostra ENI sta collaborando negli USA con uno spin-off dell’ MIT di Boston. Guardando al passato i veri nemici del green sono proprio coloro che si autodefiniscono ambientalisti/ecologisti di professione mentre invece hanno cercato di strumentalizzare le tematiche ambientali per fare bieca politica di potere. Le proteste degli agricoltori hanno svelato queste cattive pratiche ed hanno costretto la Ue a fare mea culpa su tante scelte scellerate ed irresponsabili che hanno generato recessione, disoccupazione e concorrenza sleale in danno delle nostre imprese.








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