Milano
Pavia, maxi truffa nel settore rinnovabili. Falsificati documenti e fatture

Sequestrati anche veicoli, immobili e terreni del valore di svariati milioni di euro. Tra gli immobili pure un prestigioso appartamento a Milano
Pavia, maxi truffa nel settore rinnovabili. Falsificati documenti e fatture
La Guardia di Finanza di Pavia, unitamente ai Carabinieri Forestali in forza presso la Sezione di p.g. della Procura e ad un'aliquota dei Carabinieri del Comando provinciale di Pavia, dalle prime luci dell'alba, sta eseguendo 11 misure cautelari personali (6 arresti domiciliari e 5 obblighi di firma) e oltre cinquanta perquisizioni in diverse Regioni del Centro-Nord (Trentino - Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emila Romagna, Sardegna, Lazio). L'operazione che vede impegnati piu' di 200 militari, con il supporto di unita' aeree e con l'ausilio anche di cash dog della Guardia di Finanza, coordinata dal Sostituto Procuratore Paolo Mazza di Pavia, sta sradicando un'organizzazione criminale che nel corso di diversi anni ha frodato circa 143 milioni di Euro di contributi pubblici. Durante queste ore le fiamme gialle stanno eseguendo perquisizioni, nonche' sequestri di rapporti bancari, quote societarie, veicoli, immobili e terreni del valore di diversi milioni di euro in capo agli indagati, accusati dei reati di associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, false fatturazioni e responsabilita' amministrativa degli enti. I dettagli dell'operazione, ancora in corso, saranno resi noti nel corso della conferenza stampa indetta per le ore 10,30 di questa mattina presso l'Ufficio del Procuratore della Repubblica di Pavia, Mario Venditti.
Truffa rinnovabili: ai domiciliari Tali, "era deus ex machina"
C'e' anche Pietro Franco Tali, ex amministratore delegato di Saipem, tra le persone sottoposte agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta della procura di Pavia sulla maxi truffa da 143 milioni di euro negli incentivi statali per le energie rinnovabili. Secondo l'accusa formulata dal pm Paolo Mazza, il manager era "azionista e amministratore di fatto di Biolevano", centrale per il trattamento delle biomasse legnose di Olevano Lomellina, nel Pavese, e in questa veste "svolgeva un primario ruolo di pianificazione nelle strategie generali del sodalizio criminoso" di cui era "promotore e organizzatore". Secondo il gip Fabio Lambertucci, Tali sarebbe stato "il deus ex machina" nella vicenda, si legge in un passaggio dell'ordinanza di custodia cautelare. Avrevve, anzi, avuto una posizione di "preminenza dal punto di vista decisionale, nella determinazione delle strategie finanziarie della societa'", ma per occultare la sua posizione, tuttavia, avrebbe costituito un "trust" insieme alla moglie. L'inchiesta ha fatto emergere "un sistema di frode" che "ruota attorno alla tracciabilita'" del legname da trattare. Legname che secondo la normativa doveva provenire da un'area compresa entro 70 chilometri dall'impianto della provincia di Pavia e che invece Tali e gli altri manager acquistavano anche all'estero, come in Svizzera, a prezzi in certi casi dimezzati rispetto alla media di mercato. In questo contesto, la centrale di Olevano Lomellina "rappresenta lo strumento - sottolinea ancora il gip di Pavia - attraverso il quale i soggetti perseguono un illecito arricchimento personale mediante benefici economici derivanti dall'incentivazione pubblica". Nel suo profilo Linkedin pubblico Pietro Franco Tali (che ha lasciato Saipem nel dicembre 2012) si presenta come "Senior advisor Tecnimont". La Biolevano Srl e' una societa' della quale Tecnimont e' ancora azionista di minoranza (Neosia Renewables). Il 30 giugno 2015 Maire Tecnimont aveva finalizzato, tramite la sua controllata Tecnimont spa, la vendita a investitori italiani di una quota di maggioranza, pari al 60%, del capitale sociale di Biolevano srl, proprietaria della centrale a biomassa situata a Olevano Lomellina.