Pd, Gori non molla (anzi). Sala invece torna a Milano
Destini diversi, quelli di Giorgio Gori e Beppe Sala. Per il primo potrebbero esserci sviluppi sullo scenario nazionale, il secondo intende ripartire da Milano
di Fabio Massa
Destini diversi, quello di
Diverso destino quello di Beppe Sala. Ha avuto un iper-attivismo, con le polemiche con Lele Fiano, Matteo Renzi e altri. Ha detto abbondantemente la sua. Ha proposto un modello, quello di Milano, che ora la narrazione basata sui flussi di voto sta mettendo a rischio (non esiste un modello Milano, ma un modello Milano centro). Ha combattuto varie battaglie internazionali, a partire da quella di Ema. E di fatto tutti si aspettano da lui adesso un movimento che lo porti ad essere leader nazionale. Invece, secondo rumors raccolti da Affari, potrebbe decidere di ributtare giù la testa sull'amministrazione della città, che ha bisogno di rinnovare la sua spinta propulsiva. Il messaggio elettorale è chiaro, ma la soluzione - pensa il sindaco - non è nella politica nazionale ma in quella locale. Quindi, cambiamenti affinché le periferie abbiano la giusta attenzione e finalmente si avverino le promesse elettorali. Ci sono peraltro due "poli" di pensiero tra i suoi più stretti consiglieri. Il primo lo vorrebbe nell'orbita del Pd in modo più organico, anche se senza tessera, per fare in modo che si costruisca un percorso di leadership a sinistra. Il secondo, invece, continua a privilegiare il civismo (peraltro abbastanza mortificato dalle urne) e dunque l'espressione della propria idea al di fuori dei partiti, come battitore libero.
Ultima notarella da Palazzo Marino. Anzi, dagli ex di Palazzo Marino. C'è chi racconta una suggestione: sia mai che Mattarella per qualche incarico prestigioso, anche di primo livello, magari per un eventuale governo che non veda l'asse ormai abbastanza definito tra Movimento 5 Stelle e Lega, possa ripescare