Milano
Pinocchio/ Islam e Isis: un fallimento italiano

ASCOLTA LA RUBRICA "PINOCCHIO" OGNI GIORNO SU RADIO LOMBARDIA (100.3), ALLE 19.15
ASCOLTA LA RUBRICA "PINOCCHIO" OGNI GIORNO SU RADIO LOMBARDIA (100.3), IN ONDA ALLE 19.15 DURANTE IL PROGRAMMA DI APPROFONDIMENTO "PANE AL PANE" E IN REPLICA IL GIORNO DOPO ALLE 6.45
C’era una volta una città che si stupiva, Milano. Una Regione, con Maroni, che chiede la chiusura delle frontiere. Un Paese, l’Italia, che si stupisce che tra di noi ci sono gli estremisti islamici. Ma va? Che cosa vi aspettavate? E non voglio fare una facile retorica leghista, perché i tempi del “daghele al negher” l’è finita già da un pezzo. Fortunatamente, visto che erano tempi di becero razzismo. Però dobbiamo dircelo: che cosa vi aspettavate? Abbiamo in Italia grandi comunità islamiche, e già solo questo, per una pura questione di percentuali, fa sì che qualche testa calda ci sia. Tanto quanto c’è una percentuale seppur minima di mafiosi in grosse comunità di italiani in America, o di ex nazisti tra le comunità tedesche nell’Argentina degli anni ’50. Nulla di sconvolgente. E poi, qui in Italia, mica abbiamo capito come trattare con l’Islam. Non c’è un registro degli imam. Non c’è neppure un protocollo di intesa tra Stato e Islam. A Milano l’iniziativa, dobbiamo dirlo, di costruire moschee sul suolo pubblico, è miseramente naufragata. Se ne parlerà in futuro, forse. O forse no. Il problema è che l’Italia è il posto dove le questioni non si affrontano. Si preferisce rimandare a tempo debito, o meglio, indebito. Si preferisce buttare la palla lunga e pedalare. Il catenaccio serve a sbarrare le porte a qualunque refolo di aria fresca, di idee nuove. Non abbiamo la tendenza ad occuparci dei problemi prima che diventino emergenze. Ora, con l’Austria che chiude tutto, indovinate dover rimbalzeranno i migranti? Ecco, siamo pronti a questo? Mah, non è dato saperlo. Ma così, a occhio, direi di no. E poi cianciamo di voler combattere l’Isis, lo Stato islamico. Forse dovremmo iniziare a riformare il nostro, di Stato, sia istituzionale che mentale.