Milano
Pinocchio/Manichini: nè arte, nè protesta. Ora basta, per favore

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C’era una volta il Paese dei manichini. Posso essere onesto, a me fanno davvero incazzare, quando vengono usati per protesta o per altri fini che non siano quelli di tenere su i vestiti nei negozi. Ricordo, ormai un bel po’ di anni fa, credo fosse il 2004 o giù di lì, i manichini di bambini impiccati di Cattelan. Artista geniale, ma in piazza XXIV maggio non si potevano proprio vedere. E ancora, poi, il suo stesso manichino impiccato. E quello impiccato davanti a casa di Pierfrancesco Maran, l’assessore ai trasporti, dei tassisti che protestavano contro Uber. E ancora, ieri, in Darsena, l’acqua rossa sangue e i manichini dentro, a rappresentare la morte dei migranti. A organizzare la manifestazione è stato un gruppo di artisti milanesi appartenenti allo Spazio M’Arte. Io mi chiedo che cosa ci sia di buono e di bello nello sporcare il luogo della rinascita di Milano con la vernice rossa e i bimbi morti nell’acqua, seppur finti. Mi chiedo che cosa ci sia di artistico nel far vedere manichini impiccati, o come si pensa di rendere la protesta civile con un manichino impiccato davanti a casa. Semplicemente, ci vorrebbe più rispetto. Perché non è sempre la protesta choc a fare la differenza. Anzi, spesso è una foto naturale, come quella del piccolo bimbo morto su una spiaggia, per davvero, a fare la differenza nei cuori delle persone. Non un manichino di pseudoartisti radical-chic.