Milano
Profughi, Pisapia: "Ora basta arrivi, Milano non può più di così"

“Con il Ministro dell’Interno Angelino Alfano oggi abbiamo fatto importanti passi avanti per affrontare le criticità dovute al grande afflusso di profughi a Milano": lo afferma il sindaco di Milano Giuliano Pisapia dopo l’incontro con il Ministro dell’Interno Angelino Alfano e con il Prefetto Francesco Paolo Tronca. “L’Amministrazione e la città hanno già fatto la loro parte, e continueranno a farla. La catena di solidarietà – prosegue il sindaco - è stata straordinaria e di questo ringrazio tutti i volontari, le associazioni, i cittadini, ma più di così Milano non può fare. La nostra richiesta, quindi, è che non vengano inviati ulteriori profughi in città. Visto che l’Europa ci ha abbandonato è necessario ridistribuire le presenze nelle diverse Regioni, proporzionalmente agli abitanti e in base alla effettiva capacità di dare una prima e dignitosa accoglienza. Siamo costantemente impegnati per conciliare, come sta accadendo, il decoro della città, la legalità, la sicurezza e i bisogni dei cittadini, con il doveroso aiuto a chi scappa dalla fame e dalle guerre. Abbiamo, inoltre, ottenuto l’immediata consegna degli spazi del Dopo Lavoro Ferroviario, inutilizzato da molto tempo, come luogo dove accogliere dignitosamente i profughi, evitando così che la prima assistenza avvenga negli spazi antistanti la Stazione. Da domani, poi, si potrà utilizzare il C.a.r.a., Centro assistenza richiedenti asilo, anche per i profughi arrivati in questi giorni”.
CARITAS: STRUTTURE PIENE OLTRE IL LIMITE/ Dopo i nuovi arrivi di migranti alla Stazione Centrale di Milano e soprattutto il blocco delle frontiere, le strutture di accoglienza gestite dalle cooperative legate a Caritas Ambrosiana sono di nuovo oltre il limite della loro capienza. Alla Stazione Centrale, il Rifugio Caritas, in via Sammartini, ha aperto le porte e mette a disposizione il servizio docce e lavanderia, in attesa che venga individuato il luogo dove allestire un centro adatto al primo intervento e al successivo smistamento nelle altre strutture del privato sociale accreditate dal Comune. A Casa Suraya, in via padre Carlo Salerio 51, alla periferia della città, gli ospiti sono già 110 per 100 posti. «Certo, stringendoci, potrebbe starcene ancora qualcuno, ma preferiremmo non dover arrivare al punto di mettere le brandine anche lungo i corridoi, perché le persone che arrivano sono famiglie, tra loro ci sono almeno 40 bambini, anche molto piccoli: non sarebbe decoroso», racconta Annamaria Lodi, presidente della cooperativa Farsi Prossimo, che da giorni fa la spola tra lo scalo ferroviario e questo ex convento di suore ribattezzato con il nome della prima bambina siriana nata a Milano all’inizio di questa nuova emergenza umanitaria che tra alti e bassi continua da quasi due anni.