Regione, Mdp corre sola? Ma metà ha le valigie in mano - Affaritaliani.it

Milano

Regione, Mdp corre sola? Ma metà ha le valigie in mano

di Fabio Massa

Ora il pallino ce l'ha in mano Pisapia. L'ex sindaco di Milano deve ripartire proprio da Milano per ricucire lo strappo, per far capire se vuole ridurre le distanze e provare davvero a lanciare - tra Insieme e Mdp - un soggetto politico che possa essere un nuovo nucleo di sinistra. Il problema, è sempre il Partito Democratico, che per adesso non si muove se non per battere un po' stancamente i remi per Giorgio Gori candidato presidente alla Regione. Le polemichette agostane su meeting di Cl e centrismi vari lasceranno presto il posto a quelle vere, di posizionamento.

A Milano finisce tutto, a Milano inizia tutto. Quindi, plasticamente, a Milano più che in altri posti - ed è paradossale - la frattura tra Mdp e Insieme è stata più profonda. Durissima. E anticipata. Il modello Milano, che Pisapia si è intestato e che ha proposto come via da seguire all'Italia, ovvero un teorema che vede la convivenza dentro una casa di diritti e politica giusta di sinistra delle forze politiche che vanno dal Partito Democratico, ai Socialisti, ai movimentisti, alla sinistra radicale, si è rotto proprio a Milano. Difficile tenere nascosta questa realtà, soprattutto in Regione, dove tra Chiara Cremonesi (esponente proveniente da Sel, entrata dopo la rinuncia alla politica attiva di Umberto Ambrosoli) e Onorio Rosati (ex capo della Cgil di Milano, sindacalista di lunga esperienza, eletto nelle liste Pd) hanno ingaggiato una battaglia che rappresenta plasticamente la frattura tra due mondi. Con Rosati che - secondo rumors - decide di rimandare, visti gli scontri a livello nazionale, tutto a settembre e contemporaneamente la Cremonesi che per tutta risposta crea un gruppo nel quale gli Mdp non sono compresi. Insomma, schermaglie. Tecnicalità che vogliono dire una cosa sola. Sotto la Madonnina Mdp e Insieme sono acqua e olio. Con complicazioni anche esplicite e un po' inattese, come la freddezza estrema - pare - di Paolo Limonta al progetto pisapiano. Lui, il maestro che è stato la faccia buona ma anche decisa, dell'amministrazione di Giuliano, non ha partecipato neanche a un incontro di Insieme. E Insieme, peraltro, non ha mai avuto neppure lontanamente l'intenzione di strutturarsi. L'unico che ha un ruolo è Alessandro Capelli, che fa il portavoce. Niente struttura perché - si mormora - "altrimenti si fa qualcosa di vecchio". Altrimenti, in caso di fusione, "quelli di Mdp ci mangiano". Che cosa succederà adesso? Difficile dirlo. Di certo un punto di snodo decisivo sono le primarie per la Regione Lombardia. Invocate da Mdp, ma neanche troppo volute, secondo rumors. Pisapia ha un'idea precisa: se bisogna fare primarie finte, solo per incoronare Gori, meglio non farle. Insomma, se bisogna rifare quello che già si è fatto ai tempi di Ambrosoli, risparmiare tempo e sforzi sarebbe saggio. Anche in Mdp c'è chi pensa che le primarie non vadano fatte. Ma con un altro fine: decidere fin da subito di stare fuori dalla coalizione perché "con il Pd non possiamo avere niente a che spartire". A spingere verso questa soluzione sarebbe la Fiom, ad esempio. Di candidati ce ne potrebbero essere più d'uno, anche perché una delle conseguenze di questa scelta sarebbe che il candidato presidente (quasi certamente) entrerebbe nell'assise regionale. L'altra conseguenza? Che Roberto Maroni con una sinistra disunita, avrebbe vinto le elezioni. Infine, la rappresentazione plastica che Mdp-Insieme è qualcosa di infattibile. Acqua e olio, appunto. Proprio a Milano, dove comincia tutto, qualcosa per adesso è già finito. Non senza risvolti. Primo fra tutti che Mdp in salsa meneghina sarebbe pronta a spaccarsi. Metà (o forse più) sarebbe già con le valige in mano per andare sulla sponda pisapiana. Dettagli di una storia che comunque vada, se Giuliano non ci mette una pezza, sarà un insuccesso.

fabio.massa@affaritaliani.it








A2A