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Sanità e salute dei cittadini: verso un compromesso (in)consapevole

Sanità e salute dei cittadini: verso un compromesso (in)consapevole

Oggi è giunto il momento di dire chiaramente ai cittadini cosa si troveranno ad affrontare: di questo passo e con questa riforma che si sta discutendo la loro salute sarà diseguale, sempre più costosa e non allineata alle reali esigenze di ogni famiglia, persona, lavoratore…malato ! La ragione sta nel fatto che il servizio sanitario pubblico, nella sua composita veste degli ospedali pubblici e privati accreditati, sta per essere sconquassato, cambiato, da incaute e disarticolate riforme. Iniziative mosse in nome di pregiudizi ideologici statalisti e spinte concorrenziali pseudo-liberiste, paradossalmente opposte nelle fondamenta del pensiero politico, ma accomunate dalla nefasta ricaduta pratica. 

Bisogna garantire standard sanitari omogenei in tutto il Paese

Oggi è giunto il momento di dire chiaramente ai cittadini cosa si troveranno ad affrontare: di questo passo e con questa riforma. Uno statista della levatura di Aldo Moro ebbe modo di elaborare la tesi paradossa delle “convergenze parallele”, a significare come ciò che appare contro natura sia comunque possibile nelle dinamiche politico-sociali. Forze tra loro in radicale antitesi, sia sul piano delle garanzie che dei paradigmi ideologici, si trovano a convergere su di un (in)consapevole compromesso di interessi, con effetti avversi e duraturi sui cittadini. In questa deleteria cornice possono essere ricondotte le azioni di riordino del SSN, frettolosamente intraprese, senza ragione alcuna, dai dicasteri sanitario ed economico-finanziario dell’attuale Governo. Emergono in questo contesto due posizioni, mosse idealmente da visioni e valori agli antipodi, e con il Parlamento che, a differenza del ruolo propositivo e partecipato cui è chiamato, agisce da comparsa confinata sull’Aventino. Osserviamo l’intento nobile del dicastero sanitario di perseguire l’obiettivo politico di garantire standard sanitari omogenei in tutto il Paese. 

Perdita di aderenza all’attuale sistema di protezione sanitaria

Per gli addetti ai lavori si tratta di portare al rinnovo un decreto ministeriale, la cui ricaduta pratica è riassunta in una perdita di aderenza all’attuale sistema di protezione sanitaria per ben più del 25% delle strutture ospedaliere private. Chiusure che priveranno i cittadini tutti di un servizio ed i lavoratori di minime garanzie verso la loro salute. L’intento meno nobile porterebbe invece a ritenere che tale nefasto esito sia stato considerato e ritenuto utile al ricollocamento della spesa per prestazioni sanitarie, ma traghettandola dal perimetro degli erogatori privati al monolite perimetro dell’ospedalità e territorialità pubblica, nel solco di una coerenza ideologica pervicacemente propugnata dagli oppositori alla legittima coesistenza tra valori d’impresa e sanità. 

Ingresso strutturale di prodotti governati dal mercato finanziario

È altrettanto nobile l’intento di coloro che presidiano la finanza pubblica di allocare le scarse risorse secondo criteri di coerenza con i principi di sostenibilità complessiva, dal che apprendiamo che il Fondo Sanitario avrà nei prossimi anni un tendenziale negativo che ci collocherà nel 2025 al 6,2% del PIL, essendo oggi al 6,7%, già tra i più bassi d’Europa. In questo scenario galoppa l’iter legislativo per l’introduzione di principi e formule concorrenziali nell’affidamento delle funzioni assistenziali agli erogatori privati accreditati - scampati dal decreto su dimensionamenti e standard - e divenuti nel frattempo attori resistenti in questa drammatica congiuntura economico-finanziaria. Questi imprenditori si troveranno quindi davanti al bivio tra un rischio imponderabile ad investire rispetto al dover considerare di recedere per tempo, ad evitare il baratro. Tutto ciò muove dal convincimento “degli strateghi a tavolino“ che dalla sintesi di questi processi riformatori possano ottenersi convergenti effetti: un tendenziale assolutismo pubblico nella filiera dei servizi sanitari, un omogeneo quanto universalistico modello di offerta lungo tutto lo stivale, una sostenibilità finanziaria dettata dall’effetto della progressiva estromissione dall’apparato sanitario della componente privata accreditata, una compensazione dell’attuale incolmabile gap tra bisogno effettivo di salute e bisogno di salute finanziato attraverso l’ingresso strutturale di prodotti governati dal mercato finanziario, già oggi interessati a presidiare il c.d. secondo pilastro. 

Fare i conti con lo stato in cui versa l'apparato degli erogatori pubblici

Da qui emerge qualcosa di sinistro, di “parallelismo convergente”, dove gli uni agiscono convinti di perseguire l’obiettivo del “tutto” pubblico, senza fare i conti con lo stato in cui versa buona parte del composito apparato degli erogatori pubblici, travolti da una missione del PNRR priva dei connotati minimi di complessiva sostenibilità. Dall’altro, la finanza di mercato, abile scommettitrice sulle vere sorti degli intenti riformatori, ancor più sui default che si annidano nelle politiche sociali, la quale potrà agire da indisturbato attore nei mirati ambiti dei territori e dei comparti socialmente più fragili, ma in una logica di spiccata concentrazione del potere decisionale, connotato dai tipici caratteri dell’anomia finanziaria. E’ così che convergono nel compromesso (in)consapevole coloro che pregiudizialmente ambiscono al “tutto” pubblico con coloro che, scommettendo sul default di questo disegno, aspirano a consegnare lo sviluppo della sanità del Paese ai player finanziari, con ogni probabilità nemmeno nazionali. 

Prof. Livio Tronconi
Professore di Diritto e Organizzazione Sanitaria – Università di Pavia

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