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Sanremo 2020. Kermesse sovranista? No, Italica
DIODATO (foto Lapresse)

Sanremo 2020. Kermesse sovranista? No, Italica

Il festival di Sanremo 2020 ha stravinto. La coppia Amadeus-Fiorello ha certamente funzionato molto bene, navigando con eleganza e sagacia tra le numerosissime vicende del Festival. Che mi ha piacevolmente sorpreso, confesso, per il livello generale. Le polemiche che lo hanno preceduto erano forti, in particolare quelle su un partecipante molto discusso, che di fatto è scivolato via con una canzone insignificante e subito, giustamente, dimenticato.

Ma una delle critiche è che sia stato un festival sovranista. L’assenza di ospiti stranieri, si è detto, segna il tratto nazionalista della Kermesse. Non lo condivido, per diverse ragioni. Prima di tutto Sanremo è il “Festival della canzone italiana” e il fatto che non ci siano ospiti stranieri non costituisce una stranezza. Inoltre non si è avvertito alcun cenno, alcun riferimento ad elementi neanche vagamente politici che richiamassero temi legati alla “Nazione” in quanto tale e ai suoi rapporti con le altre nazioni o popolazioni. Ma la ragione più importante è che in realtà Sanremo 2020 è stata una trasmissione davvero Italica!

La presenza di Rula Jebreal, nata in Israele, musulmana, laureata a Bologna, vissuta a lungo a New York, oggi cittadina italiana-israeliana, costituisce un perfetto esempio di italicita’. E La presenza di Tony Renis, con la spettacolare esibizione di uno dei “pezzi” di musica leggera italiana più belli, orecchiabili e diffusi nel mondo, “Quando quando quando”, interpretata meravigliosamente da Fiorello, magistralmente diretta da Tony Renis, su un arrangiamento travolgente di un grande maestro e arrangiatore italiano, Demo Morselli, di cui l’orchestra della Rai ha dato una esecuzione perfetta e indimenticabile! Ebbene, chi più italico di Tony? Nato a Milano, ha partecipato a diversi Sanremo, ha lavorato con Quincy Jones e innumerevoli artisti italiani e stranieri. Trasferitosi negli Usa negli anni ‘70 diventa amico di Stevie Wonder e Frank Sinatra, rilanciando sistematicamente la musica italiana e prima fra tutte “quando quando quando” che diventa una super hit diffusa in tutto il mondo in mille versioni diverse. Diventa produttore di cantanti internazionali come Diana Ross, Julio Iglesias, Lionel Richie. Si sposa a Milano e nel 2002 viene nominato “Ambasciatore della canzone italiana nel mondo”. Perfetta la sua presenza a Sanremo 2020, in cui ha testimoniato come l’italicitá è un fenomeno totalmente sovranazionale.

Per questo è perfetta e come sempre anticipatrice l’idea di Piero Bassetti di commentare dal vivo, con un mix di musicisti, accademici, cantanti e intellettuali la nostra Festa della canzone, che Bassetti ha genialmente indicato come la nostra più autentica manifestazione di attaccamento alla nostra penisola, decisamente più sentita e celebrata della festa della Repubblica del 2 giugno. Una serata nella casa milanese di Bassetti che è andata in onda su RAI Italia, quindi in tutto il mondo ad eccezione dell'Italia, ma che tutti possono vedere su RAI Play.

E vetrina di enorme richiamo all’estero! Una ascoltatrice di Radio Popolare, italiana trasferita in Germania, intervenuta da Berlino in una trasmissione sul Festival, ha dichiarato, più o meno: “il Festival di Sanremo? Quando ero in Italia non mi interessava. Oggi, da Berlino, lo adoro, non ne posso fare a meno!”

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