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Milano
"Smartworking? Torniamo al lavoro": Ecco perché Beppe Sala ha ragione

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Beppe Sala ha detto, testuale, nella sua rubrica quotidiana su Facebook: "Sono molto contento che questo lockdown ci abbia insegnato lo smartworking e ne ho fatto grande uso in Comune. Ma ora è il tempo di tornare a lavorare. Perché l'effetto grotta per cui siamo a casa, prendiamo lo stipendio, ha i suoi pericoli, indubbiamente. Ovviamente tutto ciò va contestualizzato nella situazione sanitaria". Apriti cielo: "Ok lo smartworking ma dobbiamo tornare a lavorare"? Beppe ma che ti è successo? Da sinistra e da destra, ribellione totale. E forse è pure comprensibile. Perché Sala il suo pensiero non l'ha svolto fino in fondo, almeno credo. Allora, con un bel carico di immodestia, visto che ci sto ragionando su da un po',  ci provo io a mettere qualche elemento in più a supporto.

Primo: è tempo di tornare a lavorare con i diritti. Lo smartworking, che pure va applicato, così come è, non li garantisce. E' una nuova frontiera, e le nuove frontiere sono sempre il far west. E nel far west i deboli muoiono. A poco a poco lo smartworking fa cambiare il concetto di orario di lavoro con il concetto di produttività, almeno nel settore privato. Nel settore pubblico il discorso è più complesso. Quindi, è materia per i sindacati e per la politica, lo smartworking. Non solo.

Secondo: lo smartworking uccide il contatto umano che è alla base della grandezza di Milano. Milano è il punto d'incontro, la terra di mezzo (letteralmente), l'incontro dei fiumi. Che incontro c'è nello smartworking fordista? Nessuno.

Terzo: smartworking vuol dire lavoro da casa. E fallimento per tutti gli esercenti che vivono di quella pausa pranzo, che sia per andare a prendersi un panino o per comprare un paio di scarpe, o per un caffè.

Quarto: smartworking in casi non rari coincide con nevrosi, disturbi del comportamento, se non è applicato bene. La Cgil lo chiarisce benissimo nella sua prima ricerca, definendo quello oggi in Italia non come smartworking ma come homeworking. Levandogli dunque l'intelligenza.

Beppe ha ragione, quando dice che bisogna tornare a lavorare. Perché non è il lavoro ideale, la versione 1.0 dello smartworking. Ma ha anche torto, quando dice che bisogna tornare a lavorare.Perché il lavoro di prima non tornerà più: si andrà verso la release 2.0.La politica, su questa nuova versione, ci deve lavorare su, e pure molto.

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