Milano
Sorpresa! Mantovani non è morto. Riunisce 300 persone e rilancia

Altro che fine di un impero. Che Faraone deposto. Uno dei motti preferiti di Mario Mantovani ai tempi in cui era in auge...
di Fabio Massa
Altro che fine di un impero. Che Faraone deposto. Uno dei motti preferiti di Mario Mantovani ai tempi in cui era in auge, era che “anche se mi sparano non sanguino”. Un po’, invece, con questa inchiesta che l’ha fatto finire ai margini della vita politica regionale, senza deleghe assessorili (l’assessorato alla Sanità gli è stato levato da Maroni che l’ha tenuto per un bel pezzo e poi l’ha dato a Giulio Gallera), ha sanguinato. Eccome. Tanto che lo davano già per morto, politicamente parlando. E invece no. Proprio no. Il momento della verità era la classica festa che Mantovani ha sempre organizzato prima dell’inizio della pausa estiva, che quest’anno si pensava sarebbe stata annullata. Anzi, neppure organizzata. E invece sì, non solo c’è stata, domenica sera, nella splendida cornice di Villa Clerici, ma ha anche avuto successo. Per la sorpresa degli addetti ai lavori, oltre trecento (c’è chi parla addirittura di quattrocento) persone si sono radunate per salutare Mantovani, per ritrovarsi e festeggiare. Consiglieri comunali, regionali. E poi sindaci. Con una speciale attenzione a Fabio Merlotti, di Buscate e Christian Garavaglia di Turbigo, neoeletti. Perché in effetti il ritrovo di Cuggiono è sempre servito a questo: a festeggiare i neo eletti e a dare linfa alla corrente mantovaniana. Certo, non c’erano i big: non c’era Gelmini, Romani o altri. Mantovani ha fatto una sorta di piccolo comizio, insistendo su pochi concetti ben chiari. E a chi ci ha parlato lo ha detto chiaro e tondo di voler andare avanti a fare politica. Prima eleggendo i propri esponenti in giro per l’hinterland milanese. Poi, nel 2018 (sempre che non cada prima) magari ricandidandosi proprio lui in Regione. Una scelta che però potrebbe non fare piacere anche ad alcuni dei suoi fedelissimi, come l’attuale capogruppo Claudio Pedrazzini, che dal collegio di Lodi dovrebbe trasferirsi su quello di Milano, e che pare si sia molto innervosito per la nomina di Gallera alla Sanità poiché proprio con quella delega avrebbe potuto avere molte più chances. L’altro big che potrebbe non esser contentissimo è il sindaco di Paderno Dugnano Marco Alparone. Giovane prodigio della corrente mantovaniana, avrebbe voluto già essere “valorizzato” la volta scorsa ma aveva dovuto cedere il passo al “capo”. Chissà come la prenderà se gli sarà detto che ancora una volta, per la Regione, non ci sarà verso.
@FabioAMassa
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