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Stadio, parchi, scali: "Andiamo da soli". Continua la battaglia Verdi vs Pd
San Siro: i nuovi rendering

Stadio, parchi, scali: "Andiamo da soli". Continua la battaglia Verdi vs Pd

Una Milano “green”. Ecco di cosa parleranno partiti e candidati sindaci, in particolare nel centrosinistra, in campagna elettorale nel 2021. Ma dovranno farlo senza i Verdi – almeno al primo turno. La spaccatura nel partito ecologista c'è stata appoggiare o meno il sindaco uscente o chi lo sostituirà nella corsa Palazzo Marino. Da una parte il consigliere comunale Enrico Fedrighini che annunciato l'appoggio all'ex manager e nessun aut aut sul nome. Dall'altra la maggioranza dei Verdi che ha votato per una linea opposta: “Andiamo da soli” è la sintesi. Perché? “Perché nonostante azioni come la dichiarazione di emergenza climatica non è cambiato nulla e la politica di sviluppo a Milano si basa su cementificazione e mattone, sul flusso di capitali esteri che investono nell'immobiliare pensando che possano distribuirsi in maniera equa” dice ad Affaritaliani.it Milano l'architetto Andrea Bonessa, portavoce cittadino del partito. “Non ci stiamo più – rincara la dose Elena Grandi, portavoce nazionale – a cominciare dalle piccole battaglie locali: Sala pensa che la riqualificazione degli scali ferroviari sia una grande opportunità di Milano ma gli abitanti stanno scappando più in fretta di prima dalle città e il mercato immobiliare per come è oggi è fonte di tensioni”.

Sono tante le fratture non più sanabili: oltre il “mattone” anche parchi, mobilità, trasparenza dei dati. “Sul parco Bassini il Comune aveva gli strumenti per bloccare il progetto, se non è stato fatto e perché c'era quindi un accordo per far costruire lì la palazzina abbattendo 60 alberi” dice Grandi. “La Goccia a Bovisa è un parco grande come Sempione, una zona che si è auto ri-naturallizzata bonificando in parte il terreno, con all'interno edifici di archeologia industriale: perché l'amministrazione non troviamo il coraggio di lasciare il parco così come è intervenendo solo sulle strutture esistenti restaurando?”. E chiude la lista degli esempi che sarebbero dei “piccoli segnali” ma “forti” per l'identità green e ecologista in città: “Piazzale Baimonti: la seconda piramide porterà in cassa al Comune non più di due milioni di euro, quindi stiamo parlando di cifre ridicole: eppure dopo che il bando è andato deserto per ben cinque volte ci siamo inventati il Museo della Resistenza per rendere sostenibile e digeribile un progetto che non lo è”.

Una rottura quella fra centrosinistra e partito ambientalista meneghino che si consuma sulle piccole “vertenze” di quartiere come sui grandi progetti urbani della città. “A Milano non c'è un intervento degli ultimi 20 anni di cui andare fieri che sia totalmente pubblico – dice Andrea Bonessa –. Il Comune fa solo il regolatore cercando di prendere due lire e mettere una pezza sulle frizioni sociali che gli interventi urbanistici generano”. Ad esempio? “San Siro. Dove non stiamo parlando di uno stadio ma di un intervento edilizio e immobiliare in cui lo stadio è la scusa e il pretesto: il problema non è se costruiamo o meno, ma cosa costruiamo” perché “ possono arrivare anche 50 miliardi di euro in dieci anni in città, ma se finiscono nella finanziarizzazione immobiliare non è cambiato nulla”. “Milano – continua Bonessa – è priva di politica di transizione sulla mobilità e continua a gingillarsi con palliativi come le piste ciclabili senza inserirle dentro a un progetto”. “Non c'è politica sociale che ci soddisfi sui temi abitativi e quindi a questo punto noi riteniamo che i Verdi non possano lavorare come foglia di fico di una giunta con queste azioni non le fa”. Il portavoce cittadino del partito chiude con una stoccata alla trasparenza del Comune e un'apertura a sinistra: “Per rendere pubblici i 40 candidati alla Commissione Paesaggio sono dovuto andare al Tar e spendere personalmente dei soldi per avere questi nominativi: è una cosa normale? No, proprio come è non è normale che sul bando reinventing cities di rigenerazione urbana si sappiano i nomi dei progetti che hanno vinto ma non i nomi che compongono la giuria genericamente indicata dall'assessore Maran come composta da 'esperti'”. “Questa è una città in cui se un'associazione chiede di sapere dove verranno collocate le antenne 5G a Milano – senza nessun retropensiero, solo per conoscenza – gli vengono chiesti 2.500 euro per avere le informazioni. Non è antagonismo il nostro ma è una presa di posizione che si basa su valori e chiarezza, appoggeremo nel caso chi fa politiche ambientaliste ma al momento ci pare che il centrosinistra e il suo sindaco parli bene ma razzoli male”.

Da soli verso Palazzo Marino quindi? Magari sperando di capitalizzare il consenso creatosi intorno ai temi ambientalisti – anche fra i più giovani – negli ultimi due anni grazie a fenomeni come Greta Thunberg, Fridays for future o la stessa pandemia e di portare un drappello di “verdi” in consiglio comunale? “Stiamo parlando con Rifondazione comunista, Milano in Comune e tutti i comitati cittadini per cercare di unire queste forze – chiude il portavoce milanese –. Perché essere ecologisti non significa interessarsi dell'alberello ma del benessere delle persone: il consumo di suolo non è un problema in sé, lo spreco di suolo lo è. Costruire per dare una casa sostenibile anche dal lato sociale ed economico alle persone che non se la possono permettere non è consumo di suolo. Trasformare Milano nel luogo più “green” del mondo per lavara qualche coscienza ma senza intaccare il gap fra chi possiede e chi non possiede nulla invece è falso ambientalismo”.

Francesco Floris/Fabio Massa

frafloris89@gmail.com fabio.massa@affaritaliani.it

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