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“Un mondo in armi come mai in passato”. Il nuovo libro di Roberto Arditti
Roberto Arditti

“Un mondo in armi come mai in passato”. Il nuovo libro di Roberto Arditti

È inutile guardare dall’altra parte o arroccarsi a una visione romantica del futuro. Il nostro è un “un mondoin armi come mai lo è stato in passato”. Occorre una presa d’atto. Che è sì dolorosa e a tratti drammatica -anche perché probabilmente costringerà le nuove generazioni a cambiare le proprie aspettative - ma ènecessaria. Il rischio? La fine del mondo come lo conosciamo. È questo il monito che giunge, disincantato elucido, dal giornalista ed esperto di comunicazione Roberto Arditti nel suo ultimo libro “La guerra in casa” (RaiLibri, 240 pp). Come afferma il direttore editoriale di Formiche, la corsa al riarmo – da notare, iniziataben prima dello scoppio del conflitto in Ucraina – riguarda ognuno di noi.Un dato su tutti: 2.113 miliardi di dollari.

Arditti arriva alla conclusione che la stagione dell’esportazione della democrazia è pressoché terminata

È questa la stima della spesa del mondo intero per gli armamenti nel 2021. Una cifra in consistente rialzo e già da prima di quel fatidico 24 febbraio dell’anno scorso.Attraverso una puntuale analisi delle principali tensioni geopolitiche, dalla Cina al Medioriente, dall’Africa alla Russia, Arditti arriva alla conclusione che la stagione dell’esportazione della democrazia è pressoché terminata e il processo di globalizzazione non ha raggiunto gli esiti sperati.

Arditti: "Oggi i regimi autoritari maneggiano tecnologie e social network cavalcandone le opportunità di controllo”

“Oggi i regimi autoritari maneggiano tecnologie e social network cavalcandone le opportunità di controllo”, scrive. E non è un caso che affronti l’argomento della cyber guerra e della corsa alla conquista dello spaziosubito, nel secondo e nel terzo capitolo. Perché è questo innegabilmente il futuro, e in parte già il presente,dei conflitti. Il mondo di domani ci vedrà infatti con più di un dispositivo tra le mani, ma non per questosaremo degli individui più liberi. Tutt’altro. La bolla digitale rischia di trasformarci in pedine controllate ogniistante. Da qui, insiste l’autore, la necessità di istituzioni forti e democraticamente legittime. E da qui ilruolo sempre più rilevante dell’intelligence e del soft power.

l 2022 sarà ricordato anche per questo come l'anno che ha rotto tutti i tabù

Un esempio? Quello esercitato dall’emiro del Qatar durante la premiazione di Messi agli ultimi Mondiali. Il 2022 sarà ricordato anche per questo come l'anno che ha rotto tutti i tabù, imponendo al mondooccidentale, quindi alla NATO e all'Europa, di affrontare questi temi abbandonando vecchi schemiideologici, antiche paure, pregiudizi politici. Il Vecchio Continente ha una difesa tutta da inventare. E gli altriPaesi non stanno a guardare.

La concorrenza sulle risorse naturali e le visioni distanti sulle azioni damettere in atto per il contrasto al cambiamento climatico non fanno che aumentare le tensioni. L’India ealtri Stati emergenti come Sudafrica, Egitto e Indonesia non hanno alcuna intenzione di imporsi regole elimitazioni con la finalità di tutelare l’ambiente.Diventa evidente come libertà, democrazia, progresso civile e crescita economica non siano più separabili eoccorra un approccio maturo e coraggioso sui temi della Difesa, che non può essere circoscritta allacompetenza militare.

E l'Italia?

In tutto questo l’Italia? Arditti, nell’intero capitolo dedicato al nostro Paese, parte dall’intervento del 25 gennaio del Ministro della Difesa, Guido Crosetto. Il quale decide senza se e senza ma di proseguire nel percorso di crescita delbilancio della Difesa, in continuità con il suo predecessore, Lorenzo Guerini, sebbene espressione di unesecutivo di cui FdI era l’unico partito a non farne parte. Indice di come la necessità di mantenere la linea suquesto tema vada aldilà delle logiche politiche.

Crosetto va oltre nel fare richiesta all’Europa di escludere gliinvestimenti per la Difesa dal patto di stabilità e nella definizione di un nuovo modello di finanziamentobasato su una legge triennale nel settore di investimento del suo dicastero.Al netto delle polemiche politiche, Arditti ricorda come la spesa militare italiana dal 2018 al 2021 – e quinditra i governi Conte e Draghi – sia passata da 21 a 24,6 miliardi di euro all’anno e per il 2022 si arrivi a unacifra non lontana dai 26 miliardi. Secondo quanto emerso nel summit del Galles del 2014 tutti i Paesimembri della NATO devono raggiungere come obiettivo al 2024 che il 2% del PIL sia rivolto alla Difesa e il 20% della quota del budget vada destinato a investimenti e a un maggior contributo alle missioni comunidell’Alleanza.

Obiettivo utopistico procrastinato al 2028, ma che rende l’idea

Obiettivo utopistico procrastinato al 2028, ma che rende l’idea. Il conto attuale dell’Italia siferma all’1,54%. Secondo il giornalista un cambio di passo è necessario, e investe tutti. Non capirlo è gravee pericoloso, persino irresponsabile. Anche perché i rischi sono quelli riassunti nelle pagine dei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio di Niccolò Macchiavelli a cui Arditti consegna l’ultima parola. “Qualunquevolta è tolto agli uomini il combattere per necessità, combattono per ambizione”. Secondo l’autore delPrincipe, questa è stata l’origine del “morbo” che portò alla distruzione della Repubblica romana. Bisognaessere brutalmente onesti e disincantati per non fare la stessa fine. “La guerra in casa” ci offre gli strumentiper evitarla.

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