Milano
Volti emergenti e flop brucianti. Regione, le pagelle di Affari
Promossi e bocciati, la grande carica dei consiglieri regionali (aspiranti e reali). Le pagelle di Affaritaliani.it
Raffaele Cattaneo voto 8 per la generosità. Su Varese, collegio del presidente del consiglio regionale uscente, volto più noto di Noi con l'Italia, i centristi performano ottimamente. Ma ancora non si sa se scatterà il seggio. Di certo quella che era una volta una falange, ovvero Comunione e Liberazione, è diventata una pattuglia. Piccola, ma con dei bei cervelli. Cattaneo è uno di questi.
Marsico voto 5 per il risultato. Sempre su Varese, riesce a litigare con Angelo Palumbo. Alla fine vince lui, in Forza Italia. E a Marsico resta un post su Facebook: "Nonostante il gran numero di voti e gli sforzi che abbiamo tutti quanti insieme profuso sono arrivato secondo".
Stefano Buffagni voto 9 per la caparbietà. L'ex consigliere regionale del Movimento 5 Stelle è stato eletto a Roma, alla Camera. Uomo vicinissimo a Di Maio, pare fosse inciampato nello sgambetto di Vito Crimi, che a questo punto deve accontentarsi di guardare la foto del Buffagni trionfante su Facebook con dietro il faccione di Mattarella. Presagi futuri? Chissà. Per adesso registriamo le parole del Buffagni da Bresso: "Proviamo a dimostrare che nella vita è normale cadere nove volte ma è fondamentale rialzarsi dieci".
Pietro Bussolati voto 7. Arriva primo a livello di preferenze, oltre quota 8800. Ha battuto e mobilitato l'intero partito. Adesso si aprirà (con calma) la partita per la segreteria metropolitana e per quella regionale. Di certo lui c'è. Poi dopo che Calenda ha annunciato l'iscrizione al Partito Democratico, dalle parti dei Dem milanesi ci sarà da divertirsi. La sua "compagna" politica (politica, si badi bene, e solo quello), ovvero Lia Quartapelle, è stata eletta nell'uninominale alla Camera. Anche per lei, un bel 7.
I cattolici Carlo Borghetti e Fabio Pizzul voto 6,5 per la capacità di viaggiare sotto traccia. Borghetti si lamenta che la scarsa visibilità dei media sulle tante cose che ha fatto in consiglio. Però i voti li prende, e conta solo questo. Anche Fabio Pizzul, da sempre idolo delle parrocchie, che però sottoperforma rispetto a quanto ci si aspettava e si piazza addirittura terzo. Tuttavia è la dimostrazione che i cattolici ci sono. E che nell'urna esprimono il voto.
Gianmarco Senna, Lega, voto 7,5. Parte molto tempo prima della candidatura ufficiale. Sfrutta alla grande la televisione, sfrutta bene i social, sfrutta bene i mercati dove riesce a convincere i suoi voti uno per uno. Ora dovrà dimostrare di riuscire ad essere un buon consigliere. E forse per la giunta chissà.
Dario Violi, candidato presidente M5S, voto 7. Performa in linea con il Movimento 5 Stelle, ed è già qualcosa. Non vince, ma non si aspettava di farlo. Su Milano il dato vede la crescita del 5 stelle. Chi non ce la fa, e rimane fuori, è Eugenio Casalino (voto 5 per il risultato), che prende pochissime preferenze. Spunto di riflessione: dei quattro eletti in Regione nessuno è di Milano città, arrivano tutti dalla provincia. Appunto per la prossima volta: dentro la cerchia, il messaggio grillino va declinato in modo diverso da quanto fatto da Carcano et similia.
Attilio Fontana, governatore di Regione Lombardia, Lega. Voto 10. Poca spesa tanta resa. Campagna con praticamente zero euro, durata 30 giorni, contro uno sfidante molto appoggiato dai media mainstream. Eppure vince con un distacco che ricorda il Formigoni all'apice del suo potere.
Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. Voto 5 al 6. Premiamo l'impegno, e i 2 punti di performance migliore rispetto alle liste. Capiamo la difficoltà dell'enormità dell'onda. Tornano però a riva tutte le perplessità di agosto: Giorgio, ma chi te l'ha fatto fare?
Giulio Gallera e Silvia Sardone. Sono i recordmen delle preferenze, su Milano. Da segnalare anche Fabio Altitonante e Gianluca Comazzi e Marco Alparone. Nuove leve con esperienza amministrativa che arrivano con grande forza. Voto 7 a tutti. Voto 6 a Forza Italia Milano, però. Vengono bruciati 5 punti rispetto alle elezioni del 2016. Qualcosa vorrà pur dire.
Fabrizio Sala, voto 8. L'ex vicepresidente della giunta regionale è il personaggio di riferimento di Forza Italia in Brianza e non solo degli azzurri. Arriva a quota 7700 e scampoli. Su un territorio come la Brianza, è un numero molto significativo. In Brianza c'è un capo, ed è lui. Il figlio di Paolo Romani, Federico, arriva secondo, mentre Paola Romeo, figlia del sindaco di Limbiate, è arrivata terza. Incroci tra figli in Brianza.
Edit: Secondo gli ultimi dati con tutti i seggi validati, pare che ci siano alcune variazioni. Il Movimento 5 Stelle ne prende 13 e non 14. Scatta Mantova (Fiasconaro): 1 seggio per provincia tranne Sondrio e 5 a Milano. Il Pd ne totalizza 15 (e non 14): uno per provincia tranne Sondrio. Lodi avrà un consigliere.
Confermati i 28 posti per la Lega, ma con ripartizioni diverse. Ne scattano 4 a Bergamo, 4 a Brescia, 2 a Como, 1 a Cremona, uno a Lecco, Lodi e Mantova, sei a Milano (e non cinque), tre a Monza, 1 a pavia, 1 a Sondrio e 3 a Varese (e non due). Forza Italia confermata a 14: 4 a Milano (Alparone resta fuori), due a Monza Brianza (e Federico Romani, figlio di Paolo è arrivato al secondo posto dopo il riconteggio), uno a Bergamo invece di due e, tre a Brescia. Ne scatta anche uno a Pavia con i resti.