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15 maggio 2025 - 09:20

Ucraina: Sequi, 'Putin vuole guadagnare tempo, considera trattativa parte conflitto'

Roma, 15 mag. (Adnkronos) - "Putin non ha accettato l'invito di Zelensky a Istanbul per un negoziato diretto. La proposta non era soltanto un gesto di apertura, ma una sfida strategica, quasi un ultimatum simbolico. Zelensky sapeva che Putin difficilmente avrebbe accettato: mirava così a smascherare e neutralizzare, nella sostanza, le proposte del Cremlino. Per Putin, sedersi con Zelensky avrebbe significato riconoscerne la legittimità, rinnegare anni di propaganda e smentire sé stesso". Così, in un'analisi per 'La Stampa', già segretario generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale."Mosca, da parte sua, continua a richiamare il modello Istanbul 2022 - sottolinea il diplomatico - Un negoziato avviato senza cessate il fuoco, con le operazioni militari in corso, e con la pretesa di imporre a Kiev un accordo punitivo. Un formato che riappare oggi, rivestito di retorica negoziale ma animato dagli stessi obiettivi: paralizzare e mutilare l'Ucraina, dividere l'Occidente e guadagnare tempo. Il tempo è infatti l'arma principale di Mosca. Putin non vuole un cessate il fuoco prima di avere incassato risultati negoziali concreti, consapevole che interrompere i combattimenti renderebbe politicamente e militarmente difficile riprenderli. Una tregua svuoterebbe di senso la strategia di logoramento sul campo, togliendo alla Russia la pistola puntata sul tavolo del negoziato. Per Mosca, trattare senza una tregua formale è del tutto legittimo: la guerra, nella visione del Cremlino, è uno strumento di pressione permanente che non ostacola ma, anzi, sostiene e accompagna il negoziato". "L'assenza di tregua - spiega - consente inoltre a Mosca di prolungare i colloqui indefinitamente, mostrando disponibilità apparente mentre prosegue la guerra. Oggi, il negoziato è parte del conflitto, non un'alternativa ad esso. Zelensky lo sa, e sa anche che l'arbitro decisivo si trova a Washington. Sia lui che Putin vogliono dimostrare a Trump che la responsabilità della guerra è dell'altro. Rilanci, accuse incrociate e manovre tattiche sono tutte indirizzate alla Casa Bianca, oggi vero centro della partita. Trump ha ormai compreso di condividere con l'Europa l'interesse a una tregua rapida e una pace duratura. Sa anche che Mosca mira a dilatare i tempi, e per questo l'irritazione americana cresce. Trump resta però ambiguo: da un lato promuove l'accordo sui minerali critici con Kiev - segnale di impegno strategico - dall'altro elogia le apparenti aperture di Mosca. Non ha ancora deciso se rompere con Putin o cercare con lui una nuova intesa globale. Ma ha fretta: vuole poter dichiarare missione compiuta, esibire una tregua come trofeo e riposizionare la strategia americana nel Pacifico". "Per Mosca -continua Sequi - Istanbul è una scelta geopolitica per tentare di escludere l'Europa, rilanciare il negoziato senza concedere una tregua, ripartire da una piattaforma punitiva per Kiev e riportare al centro l'asse Usa-Russia. Ma proprio per questo la presenza di Putin appare improbabile. Ogni sua mossa ha due destinatari: Washington e il fronte interno, dove il margine di manovra si è ristretto e le divisioni tra le componenti più aggressive e quelle più prudenti del sistema russo si acuiscono. Putin andrà a Istanbul solo se potrà ottenere risultati presentabili come successo: amputazioni territoriali ucraine corrispondenti almeno ai territori già occupati e l'assenza di garanzie di sicurezza efficaci per Kiev. Per questo esige implicitamente condizioni negoziali esose. Se le ottenesse, avrebbe una giustificazione. In caso contrario, un alibi per restare lontano. Resta però il problema di non tirare troppo la corda con Washington e salvaguardare, se possibile, il suo rapporto con Trump". "Intanto aumentano le pressioni internazionali su Mosca - conclude - Lula ha rivolto un appello a Putin affinché si rechi a Istanbul; Papa Leone XIV annuncia che "la Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi"; l'Unione Europea approva nuove sanzioni contro la Russia. Mosca non intende però apparire in posizione difensiva. Putin ha ringraziato i Brics per il sostegno a un processo di pace "realistico" e ribadito di non essere isolato. Le aperture cinesi, l'invito a visitare Teheran e i richiami a un ordine multipolare rafforzano l'idea di un fronte alternativo. È un messaggio a Trump: Mosca ha opzioni e non si farà imporre condizioni". "L'incontro di Istanbul, cui non parteciperà neanche Lavrov, si svolgersi quindi senza i suoi veri protagonisti - Putin e Trump - lasciando il negoziato alle seconde linee russe e ucraine. Ma il suo significato resta decisivo. Zelensky ha costretto Mosca a scoprirsi, ha svelato i limiti della narrativa del Cremlino, ha consolidato il sostegno degli alleati e ha posto Trump di fronte a una scelta tra il sostegno a Kiev e il fascino di un patto con l'autocrazia. Il tempo delle ambiguità si accorcia. Istanbul è un banco di prova, non per raggiungere la pace, ma per capire chi è davvero disposto a cercarla".