(Adnkronos) - A un certo punto Torzi, ricostruiscono gli investigatori sempre sulla base delle testimonianze, sarebbe arrivato a ipotizzare la somma di 24 milioni e perfino di 30 milioni per restituire l’immobile di Londra alla Santa Sede, tanto che Giovannini, interrogato dagli inquirenti vaticani, non avrebbe potuto negare che le richieste di Torzi avessero i toni di un ricatto. Mentre un altro emissario vaticano, che poi si ritirerà consigliando peraltro alla Santa Sede di rivolgersi a un penalista, avrebbe spiegato come Torzi si stesse comportando come chi ha il coltello dalla parte del manico, pretendendo 20 milioni per l’uscita dalla società.E’ a questo punto che, nel corso di un incontro con il Sostituto della Segreteria Vaticana, Tirabassi e mons. Alberto Perlasca, responsabile dell’ufficio amministrativo della Segreteria, avrebbero proposto di prelevare i 20 milioni necessari a chiudere la transazione con Torzi dal cosiddetto Fondo discrezionale, un fondo creato nel 2015 per le spese discrezionali del Papa e dallo stesso autorizzate. Operazione che finì nel nulla grazie alla mediazione di mons. Carlino che convinse Torzi ad accettare 15 milioni anziché 20, al pagamento dei quali, secondo la procura vaticana, si è consumata l’estorsione.(di Mia Grassi e Tommaso Gallavotti)
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