Votate M5S: posti in piedi a metà prezzo - Affaritaliani.it

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Votate M5S: posti in piedi a metà prezzo


L’esser vissuti a lungo dà dei vantaggi: non è necessario andare a studiare sui libri la storia recente, perché la si è vissuta personalmente. È questa la ragione per la quale possiamo giocare con l’idea di un successo elettorale del Movimento 5 Stelle al ballottaggio, mentre un tempo saremmo stati terrorizzati dall’idea del Partito Comunista al governo. Ma molto è cambiato, da allora.

Il dopoguerra ha spaccato l’Europa in due. L’Unione Sovietica non ha liberato i Paesi dell’Est: gli ha imposto con la forza dei governi fantoccio, semplici mandatari di Mosca cui erano obbligati a rendere conto. Ma non dovunque. In Cecoslovacchia furono i cechi a commettere l’errore di far spazio col voto al Partito Comunista: esso si impadronì di tutto il potere, trasformando il Paese in un satellite di Mosca. Infatti quando, nel 1968, una rivoluzione volle sloggiare i comunisti dal governo, arrivarono i carri armati russi, come nel 1956 a Budapest. Ecco che cosa temevamo. Ogni votazione non era la scelta fra un partito e un altro, era una scelta fra la democrazia e la sottomissione a Mosca. Senza libertà politica, senza libertà di stampa, senza libertà di emigrazione e con in più la miseria. Una discesa agli inferi che i cecoslovacchi conoscevano bene.

Ma mentre in Italia dovevamo temere tutto questo, il problema non si poneva in Inghilterra. Non soltanto qui il partito comunista non aveva nessuna reale presa, ma la democrazia era troppo radicata perché potesse essere messa in pericolo. Neanche la Germania correva il pericolo italiano, sia perché i tedeschi erano anticomunisti, sia perché avevano conosciuto da vicino i sovietici, durante la loro avanzata fino a Berlino. Senza dire che Mosca già rendeva felice la Germania oltre la linea Oder-Neisse.

Il tempo è passato. In Italia, grazie al Cielo, non si venera più Stalin, e la democrazia post-fascista, invece d’avere una decina d’anni, ne ha settanta. Si può dunque sperare che il popolo italiano reagirebbe per tempo ad un vero attentato alla libertà. E comunque il Movimento 5 Stelle non ha mai manifestato tendenze dittatoriali. Dunque se andasse al governo potremmo assistere al fenomeno a ciglio asciutto, non tanto perché saremmo sicuri che non combinerebbe disastri – ché anzi si può essere ragionevolmente convinti del contrario – quanto perché, male che andasse, dopo cinque anni quel governo sarebbe mandato a casa fra i fischi. Le nostre elezioni hanno finalmente la caratteristica delle elezioni britanniche.

Se il Movimento andasse al potere, avrebbe il problema di guidare il Paese. Un compito che comprende un insieme di dati tecnici (per esempio come si fa arrivare l’acqua e l’elettricità nelle case o come si fanno funzionare i telefoni e le strade) e su questi c’è poco da discutere. Comprende però anche un insieme di dati politici: in una parola, in che direzione far andare la società. E questo è un vero problema, soprattutto perché il voto per questo movimento ha come molla la scontentezza. Chi lo vota, lo fa per cambiare, ma non sa in che direzione e per ottenere quali risultati. Ognuno ha vaghe speranze che mal si conciliano poi con un’azione concreta il cui spazio di manovra è molto ridotto, in un contesto in grande misura bloccato.

Un tempo c’era un eccesso di dottrine politiche, fra cui quella – pericolosissima – costituita dall’anelito all’obbedienza cieca, pronta e assoluta ai voleri di Iosif Vissarionovic Džugašvili , detto Stalin. Non si può dimenticare che nella Russia Sovietica era vietato a tutti i cittadini indistintamente, salvo permesso speciale, il diritto d’andare all’estero e tornare in patria.  Addirittura, era persino vietato circolare all’interno della Russia, se non si disponeva di un apposito passaporto. Nell’Italia di oggi invece non si può certo parlare di autoritarismo o di oppressione: il governo soffre di tutt’altro che di un eccesso di potere ed è in pericolo persino se si permette di lasciar fallire una banca privata. Quale sarà dunque la linea politica del M5S? La sua azione è clamorosa ma velleitaria e inconsistente. Non è un grande rimprovero, dal momento che anche gli altri partiti hanno le idee molto confuse. La differenza è che, mentre gli altri si propongono mete che non sono né mitologiche né salvifiche (anche se poi non le raggiungono lo stesso) il Movimento si presenta come rivoluzionario e capace di rinnovare il Paese da cima a fondo. Come intende farlo? Seguendo quali principi, quali schemi, quali teorie economiche? Che cosa vuole cambiare, solo il curriculum dei parlamentari? C’è da temere che il mistero sia tale anche per gli esponenti del Movimento.

L’idea del M5S al governo, mentre non si teme più l’Armata Rossa, suscita qualche divertita curiosità. Si ripensa a quel film hollywoodiano, “Una settimana da Dio”, in cui un americano qualunque si vede dare i poteri dell’Onnipotente. Governare l’Italia non è facile e già l’onnipotenza non sarebbe di troppo: ma governare credendo che “fare casino” corrisponda ad essere dei rivoluzionari, sembra veramente al di là delle possibilità umane.

Lo spettacolo sarà comunque interessante. “Votate M5S: posti in piedi a metà prezzo”.

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