Referendum, Schlein sotto attacco nel Pd. Landini in difficoltà nella CGIL. E i tanti NO sulla cittadinanza sono un altro schiaffo - Affaritaliani.it

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Referendum, Schlein sotto attacco nel Pd. Landini in difficoltà nella CGIL. E i tanti NO sulla cittadinanza sono un altro schiaffo

Il Cdx prepara l'innalzamento a un milione di firme. Inside

Di Alberto Maggi

Che cosa accade nel Pd (e non solo) all'indomani del fallimento dei referendum


Puntuale come un orologio svizzero (d'altronde ha anche la nazionalità elvetica) Elly Schlein, come era ampiamente prevedibile e quasi scontato, si arrocca e cerca di difendere l'indifendibile. All'indomani del clamoroso flop ai referendum su lavoro e cittadinanza, con un'affluenza alle urne appena sopra il 30% quando l'obiettivo era almeno il 40%, la segretaria del Partito Democratico rilancia la tesi di Francesco Boccia secondo la quale i votanti di domenica e lunedì sono stati superiori agli elettori del Centrodestra che hanno portato alle elezioni politiche del 2022 Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.

Peccato che la leader Dem si dimentichi, o finga di farlo, che se si guardano soltanto i SI' ai quesiti il numero di votanti è inferiore a quelli che hanno scelto l'attuale maggioranza più di due anni e mezzo fa. E Schlein torna anche sulla piazza per Gaza di sabato scorso come segnale contro il governo. Insomma, come aggrapparsi sui vetri con le unghie per tentare di giustificare un fallimento storico.

E che il dibattito, e lo scontro, all'interno del principale partito di opposizione sia già cominciato lo dimostrano le parole di Goffredo Bettino, storico esponente della sinistra romana del Pd, secondo il quale parlare "di disfatta della sinistra è solo propaganda". Non certo una risposta ai siluri del Centrodestra ma un messaggio interno. Infatti l'europarlamentare e big della minoranza riformista e moderata del Pd Pina Picierno, dopo la chiusura delle urne, è stata lapidaria: "Abbiamo fatto un regalo a Meloni".

Una posizione condivisa da molti dirigenti Dem e da parte di tutti quelli che non si riconoscono nella linea ultra-sinistra di Schlein al traino della CGIL, di Alleanza Verdi Sinistra e alla spasmodica ricerca di un'intesa a tutti i costi con il M5S nonostante le profonde differenze, soprattutto in politica estera, con Giuseppe Conte. Il modello, per i riformisti Dem, è Genova dove si vince con una candidata moderata che sappia allargare verso il centro. E infatti con lo stesso schema ai ballottaggi il Centrosinistra ha vinto a Taranto e nel Milanese a Cernusco Sul Naviglio.

A tenere banco nelle polemiche interne al Nazareno è anche il caso del quesito sulla cittadinanza dimezzata (cinque anni) per gli stranieri. I NO sono stati tantissimi: quasi il 35%. Va bene che i 5 Stelle avevano lasciato libertà di voto, ma questa percentuale - ragionano nel Pd - sta a significare che una fetta degli stessi elettori del Centrosinistra su un tema di diritti al quale la segretaria tiene moltissimo non sono d'accordo.

E quindi è tutta la strategia politica e programmatica, non solo di schieramenti e di alleanze, che viene messa in discussione. Visto anche che il tentativo di auto-affossare il Jobs Act renziano, fatto quando Matteo Renzi era premier e segretario del Pd (la minoranza Dem in campagna elettorale aveva ben spiegato che non è possibile smentire la propria storia recente), è miseramente fallito.

C'è poi anche il capitolo Maurizio Landini. Il leader della CGIL ha subito messo le mani avanti dicendo che di dimettersi non ci pensa nemmeno. Ma come sanno i giornalisti una smentita è una notizia data due volte. E queste parole confermano che all'interno del principale sindacato si è già aperto un aspro dibattito per le risorse profuse in una battaglia palesemente fallita. Ogni velleità politica di Landini si è sciolta come neve sotto il sole bollente di questo giugno amaro per la sinistra e il sindacato e - sottolineano in molti - i referendum hanno dimostrato che dei 4,5 milioni di iscritti alla CGIL non tutti votano sinistra o Pd. Anzi, molti probabilmente sono elettori di Fratelli d'Italia e in parte anche della Lega.

Per quanto riguarda il Centrodestra ora si goda il successo uscendo rafforzato. E il vicepremier Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, è già uscito allo scoperto con la proposta di innalzare - probabilmente a un milione - le firme per chiedere i referendum abrogativi. Una proposta che piace a FdI e un po' meno al Carroccio, che in passato a usato spesso lo strumento referendario. Ma sarà facile convincere la Lega, magari accelerando sull'autonomia regionale o concedendo il terzo mandato per i Governatori.

Sta di fatto che si tratta comunque di una riforma costituzionale, che certo non può essere inserita nel premierato altrimenti l'iter ricomincerebbe dall'inizio. E quindi se ne parlerà nella prossima legislatura, non essendoci i tempi con il Parlamento ingolfato. Ma il Centrodestra è convinto di andare avanti ed è anche certo che dopo il flop di questi referendum per almeno un po' di anni non ci saranno altri appuntamenti con le urne da parte della sinistra (proprio per evitare altre debacle).

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