La "maledizione" del Viminale
di Pietro Mancini
Appena 5 giorni fa, Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi, aveva annunciato: "Scajola è un dirigente importante in Forza Italia, avrà un ruolo importante in futuro". Scadente come indovino oppure.....? Purtroppo, per don Claudio e per il suo partito, l'inchiesta di Reggio Calabria ha indicato, ieri, un percorso diverso, ben più umiliante rispetto alla recente bocciatura, da parte di Berlusconi, della sua candidatura alle Europee, per l'ex ministro, a cui l'imprenditore Anemone contribuì, "ad insaputa del politico", a comprare una bella casa di fronte al Colosseo. Il Viminale, da sempre, è stato un fortino inespugnabile della "balena bianca", fino al crollo della Prima Repubblica e alla designazione di un ministro ex Pci, l'allora silenzioso e felpato Giorgio Napolitano.
21 anni fa, venne arrestato un altro ex ministro dell'Interno, della DC- partito in cui, in passato, ha militato Scajola- don Antonio Gava. Nel 1993 Gava, capogruppo al Senato della Democrazia Cristiana, sentì bussare, all'alba, alla porta del suo villone, all'EUR,i Carabinieri, che gli presentarono un mandato d'arresto. L'accusa ? Stretti rapporti con la camorra. In quell'occasione, il figlio di Silvio Gava, in passato più volte ministro, rispose così ai militari : "Sì, sono Antonio Gava. Anzi, lo ero...".
Don Antonio venne accusato di voto di scambio, durante una campagna elettorale a Napoli, e di aver barattato voti persino con loculi cimiteriali. Essendo stato ministro dell'Interno, l'ex leader dei dorotei chiese e ottenne di essere portato al carcere militare di Forte Boccea, dove passò tre giorni e tre notti. Poi gli furono concessi gli arresti domiciliari, che durarono dal settembre 1994 al marzo 1995. Dopo una traversìa giudiziaria, durata tredici anni, il 19 maggio 2006 Gava venne definitivamente assolto in appello, a causa di «mancata impugnazione».
Le motivazioni della sentenza, tuttavia, confermarono la contiguità della corrente dell'influente politico partenopeo con il clan camorristico degli Alfieri. Nel movimento giovanile della DC si è formato, politicamente, l'attuale ministro dell'Interno, Angelino Alfano, 44 anni. Suo padre fu, ad Agrigento, uno dei dirigenti di primo piano del partito di Andreotti. Alfano senior era molto legato all'ex ministro della sinistra dc, don Calogero Mannino, a sua volta indagato, arrestato e infine assolto dal reato di "concorso esterno con la mafia", al termine di un lunghissimo, kafkiano iter processuale, durato 16 anni.
Di recente, Renzi ha respinto la proposta dell'ex delfino di Berlusconi di inserire don Renato Schifani tra i componenti del CSM, che a luglio dovranno essere nominati dal Parlamento. Il premier ha ricordato ad Alfano che l'ex Presidente del Senato è ancora indagato, a Palermo, in un'indagine per "concorso esterno con la mafia" nel periodo in cui l'attuale numero 2 del NCD svolgeva la professione di avvocato.