PugliaItalia

AICAT e AIFVS al Governo: 'Bere vino non è pratica sportiva'

La lettera dell'Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali e Associazione Italiana Familiari e Vittime della strada al Governo sul consumo di alcool

                                        Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Giorgia Meloni

                                        Al Ministro della Salute

Orazio Schillaci

Al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste                                       Francesco Lollobrigida

Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano       

ONAV MILANO  Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino                                     

     p.c.      Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri   

Rassegna stampa su vino, birra e altri alcolici

 

Egregio Presidente, Egregi Ministri, Enti in indirizzo, siamo

  • AICAT (Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali – metodo Hudolin), impegnata da decenni nel campo dell’Alcologia, la disciplina che studia i fenomeni legati al consumo di bevande alcoliche, attivi nei programmi vicini alle famiglie con problemi alcolcorrelati, per la promozione della salute nella comunità (molti di noi sono medici, tutti esperti in Alcologia);
  • Associazione Italiana Familiari e Vittime della strada, con l’adesione di tutte le sedi operanti sul territorio, che si occupa di problemi legati al bere.

 Vi scriviamo in riferimento ai molteplici Vostri interventi pubblici degli ultimi mesi intorno al consumo di vino. Nel merito, esprimiamo meraviglia e forte preoccupazione.  Le nostre considerazioni sono supportate dall’evidenza che scaturisce da numerose e qualificate ricerche scientifiche internazionali; dalle ripetute Raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Unione Europea, Istituto Superiore di Sanità; dal contatto quotidiano con le sofferenze e i problemi legati al consumo di bevande alcoliche (compreso il vino).

  1. Meraviglia la proposta, da parte di un Ministro della Repubblica, di accostare il consumo di vino ad una pratica sportiva. [1]  A tutti è noto che il consumo di bevande alcoliche influisce negativamente sulle prestazioni sportive: diminuzione della produzione di energia; ostacolo alla riparazione muscolare; facile disidratazione (aumento temperatura corporea, sudorazione, poliuria), disadattamento allo stress della prestazione; aumento della frequenza cardiaca, con l’aumento della fatica e la possibilità di problemi cardiovascolari, anche fatali.             La proposta del Ministro è stata avanzata per rispondere a chi “tenta di criminalizzare il consumo” (di vino).  Nessuno vuole criminalizzare né proibire il vino (solo uno stupido lo farebbe, perché risulterebbe controproducente).  Il problema è che il vino è una bevanda alcolica e contiene, appunto, alcol etilico, riconosciuto dalla Scienza ufficiale come una sostanza cancerogena, altamente tossica e come la droga più pericolosa, dal punto di vista sociale.[2]  [3]             Non si vuole demonizzare l’alcol etilico, perché esso è utile all’umanità, quando viene usato come carburante, combustibile, diluente, solvente, disinfettante, ecc.. I problemi sorgono quando viene introdotto nel corpo umano, dimenticando che può essere usato solo come diluente, solvente, carburante, … (e con cautela), senza danni per la salute. È stato molto usato anche come disinfettante durante l’attuale pandemia, ma non per via orale (tranne che da qualche disinformato sprovveduto). Il problema non è l’alcol, ma l’uomo (V. Hudolin), in relazione all’uso che fa dell’alcol.
  2. Dal web si può leggere: “… qualche anno fa ONAV  (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino) ha avviato un progetto pilota, oggi sviluppato in molti istituti, introducendo nelle 4° e 5° classi dei licei lezioni sulla cultura, la storia e le molte sfaccettature del vino, iniziativa molto apprezzata dagli studenti e dai docenti”.  [4]

Si presume che le classi 4° e 5° dei licei siano frequentate da ragazzi in gran parte ancora minorenni. La Legge 125 del 30 marzo 2001 (Legge quadro in materia di alcol e problemi alcolcorrelati), all’Art. 13 (Disposizioni in materia di pubblicità), fra l’altro, recita testualmente:È vietata la pubblicità diretta o indiretta delle bevande alcoliche e superalcoliche nei luoghi frequentati prevalentemente dai minori di 18 anni di età.  …Al comma 6 è previsto che La violazione delle disposizioni di cui ai commi 2, 3 e 4 è punita con la sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da lire 5 milioni a lire 20 milioni. La sanzione è raddoppiata per ogni ulteriore trasgressione.                                                                                 Anche valutando la improbabile ipotesi che i ragazzi delle ultime classi dei licei siano tutti “ripetenti” e maggiorenni, comunque la Scuola è un luogo frequentato prevalentemente dai minori di 18 anni di età. A scuola non si può fare pubblicità del vino, che è evidentemente una bevanda alcolica. Perciò gli interventi di ONAV presso le Scuole contravvengono alla L. 125/2001.                    Si ricorda qui anche il Divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di anni 18 (D.L. n. 14/2017, G.U. del 20.02.2017).

AICAT logo 1AICAT logo 1Guarda la gallery

In aggiunta, l’iniziativa dell’ONAV contravviene ai principi della tutela dei minori e dei giovani poiché rappresenta un’operazione di manipolazione culturale e anche di rischioso condizionamento della sfera psicologica ed emotiva, in conflitto con ogni principio ed evidenza basati su un consenso scientifico internazionale e con i programmi di promozione della salute e di prevenzione dei rischi e dei problemi legati al consumo di bevande alcoliche (vino compreso) approvati in sede della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e della UE. [5]                           È fuorviante, per esempio, affermare che il vino ha un effetto salutare. Consolidati studi scientifici affermano che le bevande alcoliche non sono un prodotto benefico, soprattutto per i bambini e i minori di 21 anni, a causa della loro vulnerabilità cerebrale all’alcol e alla immaturità del sistema enzimatico che lo metabolizza. Dai 12 ai 25 anni di età tutto l’alcol che viene consumato non viene metabolizzato per carenza dell’attività dell’enzima alcol-deidrogenasi e circola quindi liberamente nel sangue raggiungendo il cervello e interferendo sul suo fisiologico processo di rimodellamento e di maturazione.[6]                                                                                 

            È vero che “tutti impariamo da tutti”, ma lèggere che alcuni medici per “avere nuovi strumenti per conoscere meglio gli aspetti dell’alimentazione” abbiano dovuto imparare da rispettabili persone nel ruolo di “Assaggiatori di Vino” desta sia meraviglia che dispiacere. [7]  Soprattutto se si tiene conto degli interventi dei medici, che assegnano al vino  effetto cardioprotettivo, antiipertensivo, antifibrosi epatica, antistress, ecc.., citando ancora una volta quercitina e resveratrolo e ignorando le più recenti ricerche ed evidenze scientifiche, descritte di seguito.

Vale la pena sottolineare che il vino non può essere considerato un “alimento” nonostante per secoli e tutt’oggi un gran numero di persone lo assuma come bevanda, con o senza cibo. Ma davvero si beve il vino perché è un alimento? Un alimento, per essere considerato tale, non deve essere tossico, né cancerogeno e non può avere le caratteristiche di una droga. Il vino, una “bevanda”, contiene una grande quantità di una sostanza tossica, cancerogena e con le caratteristiche delle droghe. L’alcol etilico, classificato dalla IARC - International Agency for Research on Cancer, OMS - come cancerogeno di Gruppo 1, cioè in compagnia delle sostanze sicuramente cancerogene per gli esseri umani, rappresenta la maggioranza quantitativa (12-18%) in una bottiglia di vino. Se il vino fosse un alimento, dovrebbe superare la prova di una vera etichetta (non solo immagini o slogan), con la descrizione e l’elenco di tutti gli ingredienti, come un qualsiasi altro alimento in commercio. I produttori di vino da sempre si sono opposti a questa indicazione e i Governi hanno sempre ceduto. Per quali motivi? A ciascuno la libera risposta.

L’acetaldeide, prodotto di degradazione dell’alcol etilico (anch’essa classificata nel Gruppo 1), è ancora più tossica e cancerogena del suo precursore. Un bicchiere di vino sviluppa nell’organismo una tale quantità di acetaldeide che, se fosse contenuta in uno qualsiasi degli alimenti reperibili al supermercato, quell’alimento non potrebbe essere venduto.[8] Si parla poco dell’acetaldeide “libera”, presente in molti vini, anche “naturali”, che rappresenta tout-court un danno per la salute, ma che non compare fra gli ingredienti di un elenco inesistente. [9]                                                                         Il vino è, per questi motivi, da considerarsi un “intruso” nella filiera agroalimentare.

  1. La questione degli antiossidanti e del resveratrolo si è dimostrata una frode scientifica e una bufala. [10]

Il resveratrolo è una sostanza che ha destato interesse negli studi per la prevenzione delle malattie degli anziani o comunque per il ritardo dell’invecchiamento. Siccome questa sostanza è contenuta anche nelle bucce degli acini di uva rossa, e quindi nel vino rosso, sono state prodotte molte ricerche che hanno concluso che il vino rosso fa miracoli: previene l’infarto del miocardio, mantiene l’erezione più a lungo, previene la demenza senile, protegge le ovaie, previene i tumori, è un toccasana contro il diabete, l’influenza, l’obesità, e altro ancora.  Sono numerosi gli articoli che appaiono sulla stampa o gli interventi radiotelevisivi che inneggiano al magico resveratrolo e, più precisamente, al vino rosso. Ma si tratta di una bufala madornale. Ecco perché. [11]

- Il resveratrolo nei vini è quasi esclusivamente contenuto in quelli rossi: in un bicchiere ne sono presenti mediamente 330-340 microgrammi. [12] Quanti microgrammi di etanolo ci sono insieme a quei 330-340 microgrammi? 10.000.000 di microgrammi (sì, c'è proprio scritto dieci milioni): 330 contro 10.000.000. E ancora: quanto resveratrolo c’è in altri alimenti? Fragole: oltre 500 microgrammi per porzione e zero etanolo; mirtillo rosso: 3750 microgrammi e zero etanolo.[13]

- Se noi trasformiamo il resveratrolo in vino e il corpo di topo in uomo, la cosa non funziona più. Per avere il dosaggio che ci fa bene al cuore attraverso il consumo di vino dovremmo berne più di 200 litri al giorno. Del tutto surreale. [14]

- Nel gennaio 2012 uno scandalo ha confermato che la teoria che “il vino rosso fa bene alla salute” è basata su dati inventati dai ricercatori della prestigiosa Università del Connecticut. [15]  [16]

- Si ricorda qui che la Legge-quadro sull’alcol e sui problemi alcolcorrelati, n. 125 del 2001, al capo III, art. 13 (Disposizioni in materia di pubblicità), comma 2b, recita: «È vietata la pubblicità di bevande alcoliche e superalcoliche che attribuisca efficacia o indicazioni terapeutiche che non siano espressamente riconosciute dal Ministero della sanità». L’OMS osserva che la pubblicità delle bevande alcoliche rappresenta il consumo come salutare e privo di effetti negativi: ciò porta alla sottovalutazione del rischio potenziale e di altre conseguenze negative che possono derivare dal consumo di alcolici. [17]

Nonostante l’evidenza, molti produttori e alcuni medici (disinformati e/o consumatori di vino) continuano a difendere e a propagandare il resveratrolo del vino rosso.

Tutti i presunti effetti benefici del vino non hanno un serio fondamento scientifico. A differenza dei rischi e dei danni, dimostrati da innumerevoli studi e dall’evidenza quotidiana.

  1. Alcuni ingredienti delle bevande alcoliche, vino compreso, sono vere e proprie sostanze tossiche e cancerogene per l’organismo umano. [18] 

È confermato che anche un consumo “moderato” di alcol può favorire lo sviluppo di alcuni tipi di cancro, tra cui quello del colon e quello della mammella; che anche un bicchiere al giorno aumenta del 7% nella donna il rischio di cancro alla mammella e già col secondo bicchiere questo rischio aumenta del 27%. [19]

Non esiste una «dose sicura» di bevande alcoliche, bassa al punto da non essere pericolosa per la salute: la “dose giusta” di alcol è zero. [20] [21] Queste conclusioni sono state ribadite lungo gli anni, sino alla recente 72a sessione del Comitato regionale per l’Europa dell’OMS, con la partecipazione di oltre 500 delegati dai 53 paesi che ne fanno parte (dal 12 al 14 settembre 2022 a Tel Aviv), con  l’“European framework for action on alcohol 2022-2025”, consultabile sul web. [22]

L’alcol etilico, il più importante dei componenti tossici delle bevande alcoliche, è anche un potente cancerogeno: dal 2013 è stato inserito dall’OMS nel gruppo degli agenti sicuramente cancerogeni per gli esseri umani, assieme ad acetaldeide, cadmio e benzene. [23]

Nel gennaio 2023, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato un documento sulla rivista Lancet Public Health in cui si afferma che “No level of alcohol consumption is safe for our health” (Nessun livello di consumo di alcol è sicuro per la nostra salute). Già tuttavia nel 1995 l’Oms dichiarava che “less is better” (bere meno è meglio).[24]

I danni e il rischio connesso al consumo crescono proporzionalmente alla quantità (concetto di continuum). Più un individuo beve, più aumenta il rischio di avere danni. [25] [26] [27] Nello stesso tempo, anche bevute occasionali e/o “moderate” (qualsiasi cosa voglia dire), possono creare problemi, anche gravissimi (violenza, incidenti mortali, ecc.). [28]

L’alcol etilico (contenuto nel vino, nella birra e negli altri alcolici) è un potente tossico cellulare: misurato in termini di MOE, Margine di esposizione, è più tossico (letale) rispetto ad altre sostanze considerate - ecstasy, cannabis, oppiacei, tabacco, cocaina, benzodiazepine. [29]

L’alcol etilico provoca danni soprattutto al cervello, specialmente a quello dei giovani: anche piccole dosi possono predisporre all’atrofia cerebrale.[30]  Invitiamo a dare un’occhiata almeno ad una, importantissima, fra le ultime ricerche nello specifico, [31] che conclude: Il consumo di alcol, anche a livelli moderati, è associato a esiti cerebrali avversi, tra cui l'atrofia dell'ippocampo.

Per completezza, Vi invitiamo a tener conto anche delle informazioni che seguono.

  1. Sono erronee e fuorvianti le credenze sulle presunte virtù delle bevande alcoliche, vino compreso. [32] Rispetto ai potenziali ipotetici effetti benefici di un consumo “moderato” di alcol (qualsiasi cosa voglia dire) per la protezione dalle malattie cardiovascolari, essi sono basati su studi osservazionali con molti fattori confondenti, piuttosto che su evidenze di studi clinici randomizzati controllati. [33]   Le stime del rischio di mortalità per alcol sono significativamente alterate dal disegno e dalle caratteristiche dello studio. Le meta-analisi che si adattano a questi fattori rilevano che il consumo di alcol a basso dosaggio non ha alcun vantaggio netto in termini di mortalità rispetto all’astinenza per tutta la vita o al consumo occasionale. Questi risultati hanno implicazioni per la politica pubblica, la formulazione di linee guida sul consumo a basso rischio e la ricerca futura su alcol e salute. [34]
  2. Le quantità comunemente ritenute “moderate”, hanno subìto uno “scalaggio” progressivo negli ultimi decenni, sino ad arrivare a zero per i conducenti di veicoli per professione, per i neopatentati e per i minori di anni 21 (Codice della Strada). [35]
  3. In un recente documento politico (20 gennaio 2022), la World Heart Federation (WHF) sfida l’idea diffusa che bere quantità moderate di alcol possa ridurre il rischio di malattie cardiache e chiede un’azione urgente e decisiva per affrontare l’aumento senza precedenti della morte e della disabilità legate all'alcol in tutto il mondo. [36] Ad oggi, non è stata trovata alcuna correlazione affidabile tra un consumo moderato di alcol e un minor rischio di malattie cardiache. [37]
  4. Un vasto studio dell’OMS del 1988, confermato anche da recenti studi internazionali, hanno concluso che «le bevande alcoliche sono cancerogene per gli esseri umani». [38] L’alcol etilico è stato in seguito inserito dall’OMS nel Gruppo 1, sostanze sicuramente cancerogene per gli esseri umani (in compagnia di acrilamide, arsenico, aflatossine, cadmio, benzene, uretano, formaldeide, furano) ed è associato a circa 14 tipologie di cancro ed almeno a 220 patologie. [39]  L’Indagine EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), ha dimostrato la relazione tra alcol e cancro e i risultati relativi sono stati pubblicati nel 2011 sul British Medical Journal. [40]   Il rapporto OMS del 2014 (2014 Worl Cancer Report, WCR) asserisce che non si può stabilire una soglia minima al di sotto della quale l’assunzione di alcol etilico non costituisce una minaccia per la salute, soprattutto in relazione al rischio di contrarre alcuni tipi di cancro. [41]
  5. Dalle pubblicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e dai Rapporti Annuali al Parlamento si può leggere che L’alcol è uno dei principali fattori di rischio di malattia, disabilità e mortalità prematura in Italia, in Europa, nel mondo; rappresenta la prima sostanza induttrice di dipendenza con alto impatto sociale, connotandosi come sostanza tossica, cancerogena, calorica, e spesso associata ad altre dipendenze da sostanze e da comportamenti. [42]                          Il consumo di bevande alcoliche rappresenta spesso l’ apripista per l’uso di droghe illegali e i problemi alcolcorrelati si accompagnano frequentemente, soprattutto nei giovani, a problemi azzardo e/o cocaina-correlati e a problemi psicologici e psichiatrici.  In questi casi si parla di problemi alcolcorrelati e complessi. [43] 
  6. L’alcol etilico (compreso quello del vino) è stato classificato assieme ad altre 18 droghe e considerato la droga socialmente più pericolosa, anche più dell’eroina e della cocaina, a causa dei danni ricevuti da terzi (spesso anche astemi o bambini) provocati dai bevitori.[44] Si può quindi coniare l’espressione del “bere passivo”, che richiama il noto “fumo passivo”. Pensiamo, ad esempio, agli incidenti stradali, alle violenze domestiche, alle violenze sessuali, ai danni patrimoniali che coinvolgono familiari, parenti e, spesso, persone estranee al consumatore di bevande alcoliche.
  7. Il consumo di bevande alcoliche da parte della maggioranza della popolazione crea sofferenze fisiche, psichiche e sociali che coinvolgono la persona, la famiglia intera e, direttamente o indirettamente, quasi tutte le famiglie. Negli ambiti relazionali come l’amicizia, la salute, la felicità, la vita domestica, lo studio, le opportunità d’impiego, le conseguenze negative aumentano con l’aumento del consumo di bevande alcoliche. [45]
  8. I cosiddetti «alcolisti» (un termine che non è più usato) si caratterizzano per una più alta densità di problemi alcolcorrelati, ma rappresentano solo il 15-20% dei bevitori; il resto della popolazione che consuma bevande alcoliche presenta sicuramente una bassa densità di disagi ma, essendo numericamente più consistente, produce nel complesso un maggior numero di problemi, legati soprattutto a incidenti stradali, infortuni sul lavoro, omicidi, suicidi, violenza domestica e collettiva. [46]
  9. L’OMS suggerisce che una politica efficace deve poter incidere sul livello di consumo di alcolici nella popolazione generale; che esistono prove che dimostrano di fatto e con forza la disponibilità di misure che possono ridurre in modo significativo il danno alcolcorrelato; che non esiste un’unica politica che possa fare da panacea, perché saranno necessarie diverse politiche che risultino dalla combinazione di varie misure; che i problemi alcolcorrelati non sono irrisolvibili e se c’è la volontà pubblica, è possibile trovare soluzioni. [47] Dal Piano d’azione europeo sull’alcol 2012-2020 (ma già dall’ edizione di Copenaghen, 1992) si evince facilmente che la prevenzione dei problemi alcolcorrelati può risultare efficace solo con la diminuzione dei consumi di bevande alcoliche: con il calare dei consumi calano i rischi. [48]
  10. A fronte degli “interessi enogastronomici” e dei “223 milioni di euro da parte dei soli turisti stranieri”, bisogna considerare anche i costi sanitari e sociali sopportati a causa del consumo di bevande alcoliche (vino in testa). “L’alcol ha un impatto che la WHO ha già stimato negli anni passati per l’Italia come non inferiore ai 25 miliardi di euro l’anno; una sottostima che si riferisce solo ai costi tangibili che, anche non attualizzata in funzione degli incrementi registrati per i principali indicatori di rischio alcol-correlati, identificherebbe comunque una diseconomia che paga la società” (Rapporto ISS 2019). [49]
  11. Il paradigma del “bere moderato, responsabile, intelligente” è mantenuto anche dal paradossale comportamento di una parte dei medici. [50] [51]

Il medico e gli altri operatori della salute non sono persone come tutte le altre di fronte ai problemi alcolcorrelati, perché hanno la missione di prevenirli e di trattarli; contemporaneamente, sono persone come tutte le altre di fronte al comportamento del bere proprio e di altri. [52]

I medici che raccomandano il “bere moderato” sono forse animati da buone intenzioni, ma talvolta “le migliori intenzioni producono i peggiori danni”.Come dovrebbe comportarsi un medico riguardo al bere-non bere?                                          Ciascun medico non dovrebbe consigliare ai propri pazienti di bere (non importa quanto) e dovrebbe conoscere le situazioni cliniche nelle quali il bere alcolici rappresenta una controindicazione assoluta (gravidanza, ritardo mentale, problemi alcolcorrelati, disturbi psichiatrici, assunzione di farmaci, bambini e adolescenti, ipertensione arteriosa, traumi cranici, epilessia, epatopatie, persone con “Disturbo da uso di alcol” - DSM5, persone che occupano posti di lavoro che richiedono livelli di attenzione e di vigilanza particolari, ecc.).                                           Per fortuna, sono ormai molti i medici che si aggiornano e frequentano corsi di sensibilizzazione sul bere e sui problemi correlati e che sono impegnati nel campo della promozione della salute, sia come dipendenti pubblici sia in veste di volontari.                                                        È difficile cambiare un paradigma così strutturato e protetto, ma è importante impegnarsi in prima persona perché si inneschi e maturi il cambiamento. Sono numerose le voci dei medici che testimoniano questo cambio culturale. Fa piacere che medici importanti comincino a manifestare pubblicamente le loro idee e conoscenze scientifiche sul bere.

 

  1. L’educazione al benessere e alla salute deve essere autonoma, universale e indipendente dagli interessi di un settore produttivo. Semmai deve essere il contrario: i produttori dovrebbero essere rispettosi delle evidenze scientifiche e delle normative espresse da organismi accreditati in materia di salute pubblica; dovrebbero subordinare i loro interessi alle indicazioni di questi ultimi e non aggirarle attraverso deroghe alle disposizioni di legge. I produttori, i venditori di vino, i sommelier rincorrono costantemente i concetti chiave di “storia”, “cultura”, “tradizioni”, “territori”, fino alla definizione di “vitigni eroici”. In sostanza si fa leva, in maniera retorica, sulle corde emotive di una identità nazionale, ma un conto è la letteratura, un altro è la salute. Alla esaltazione delle tradizioni dovrebbe fare da contrappeso un più obiettivo e disinteressato impegno sul fronte della prevenzione dei rischi e della promozione della salute: non sempre tradizioni che ci legano al passato ed emergenze recenti vanno a braccetto.    

Da più di 40 anni la nostra Associazione (AICAT), quella degli Alcolisti Anonimi, altre Associazioni che si occupano di problemi legati al bere, le varie Associazioni di Familiari Vittime della Strada, l’Associazione degli Amici e dei Simpatizzanti della Polizia Stradale, la Società Italiana di Alcologia, migliaia di professionisti (alcologi e non) e Gruppi di opinione contribuiscono a ridurre i problemi alcolcorrelati attraverso la promozione della riduzione dei consumi di bevande alcoliche (vino compreso), secondo le indicazioni e direttive dell’OMS.  Ciascuno per la propria parte, ma tutti con la certezza (documentata) che diminuiscono le sofferenze e i costi sia per le famiglie con problemi sia per il resto della popolazione.

Non siamo proibizionisti, ma attenti promotori dei percorsi di tutela e promozione della salute che, in base all’approccio di popolazione e al paradosso della prevenzione, chiedono proprio a quanti si ritengono o sono ritenuti bevitori normali o moderati di non assorbire in maniera acritica i luoghi comuni privi di fondamento scientifico e di cambiare il proprio comportamento di consumatori di bevande alcoliche. Al fine di contribuire alla riduzione dei consumi, di modificare stili  di vita correlati e di cambiare la cultura dominante, consumistica e insensibile alla dimensione ecologica.                                                                             

Alla luce di quanto descritto sopra, Vi chiediamo, nelle Vostre iniziative e nelle comunicazioni al pubblico - a ciascuno per quanto di competenza - di tener conto delle evidenze scientifiche sui problemi legati al consumo di bevande alcoliche, vino compreso; delle Raccomandazioni OMS, UE, ISS; delle sofferenze causate a milioni di famiglie dal consumo di vino.

Vi chiediamo anche la disponibilità ad un confronto pubblico sulle tematiche descritte nel documento.

Infine Vi invitiamo a  partecipare al 30° Congresso Nazionale organizzato dall’Associazione Nazionale del Club Alcologici Territoriali (AICAT) che si terrà a Firenze dal 27 al 29   ottobre 2023 dal titolo La Vita non Dipende ed in particolare all’apertura che avverrà in Palazzo Vecchio nel Salone dei 500 in cui il tema principale sarà La Responsabilità sociale.

Firme:

Marco Orsega, biologo, presidente AICAT (Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali – Metodo Hudolin), con oltre 900 Club diffusi in tutto il territorio nazionale

Giuseppa Cassaniti, presidente Associazione Italiana Familiari e Vittime della strada, con l’adesione di tutte le sedi operanti nel territorio

Adelmo Di Salvatore, psichiatra, psicoterapeuta, alcologo, geriatra, già coordinatore dei Servizi per le dipendenze ASL1 Abruzzo, già membro della Consulta nazionale sull’alcol e problemi alcolcorrelati, già membro del Comitato Tecnico Alcol, Ministero della Salute, Avezzano, servitore Insegnante,  (AQ)

Agostino Goisis, Servitore di Club, Bergamo

Alberto Pasquesi, Medico di Medicina Generale, specialista in Medicina Interna, Alcologo,  Trento

Alberto Rossi

Alessandro Sbarbada, scrittore ed esperto in problemi alcolcorrelati, Mantova

Alida Ferrante, Assistente sociale, Servitrice Insegnante, Carsoli (L’Aquila)

Amina Di Fonzo, psicologa e psicoterapeuta, specialista ambulatoriale Ser.D., Casa Lavoro con annessa Casa Circondariale, Vasto (CH)

Angelica Romanelli, psicologa, psicoterapeuta, già dipendente Ser.D. ASREM Campobasso, Presidente ARCAT Molise, Campobasso

Angelo Tedioli, famiglia e Servitore Insegnante di Club a Reggio Emilia, già presidente ARCAT Lombardia e Vicepresidente AICAT

Anna Bergamaschi, membro Club ACAT Novara

Anna Maria Bruno, Educatrice professionale, Servitore Insegnante, Chieti

Annalisa Calesella, vice presidente ACAT pedemontana, Schio (Vicenza)

Annalisa Monachese, Servitore Insegnante, APCAT Foggia

Antonino Oliva, servitore-insegnante Club “La svolta”, Valverde, Catania

Antonio Chiaromonte, Servitore Insegnante, Bari

Armando Formento, Vicepresidente ARCAT e Vicepresidente ACAT Borgo San Dalmazzo,

Augusta Bianchi, Psichiatra, già Dirigente Servizio Dipendenze, Pavia

Candida Calvi, Servitore Insegnante, Bari

Caterina Forza, già Educatore Servizio per le Dipendenze AULSS 5 Polesana, Servitore ACAT Basso Polesine, Rovigo

Claudio Zorzi, Medico di Comunità, Servitore Insegnante di Club, Trento

Clotilde Capece, Servitrice Insegnante, Lanciano  (Chieti)

Daniela D’Ingiullo, Educatore professionale sanitario, Presidente sez. Regione Abruzzo, Associazione Tecnico scientifica nazionale Educatori professionali sanitari, Pescara

Daniela Giusti, presidente ACAT Lucca

Daniele Biffi, Servitore Insegnante ACAT Hudolin, Milano

Daniele Pizzarelli, Psicoterapeuta, Insegnante di sostegno Scuola secondaria 2° grado, Atessa (CH), Servitore Insegnante Club L’Incontro, Chieti

Dino Lorenzini, membro Club ACAT Novara

Donatella Consonni, presidente ARCAT Lombardia, Servitrice Insegnante, Bergamo

Doriano Mancin, membro Club ACAT Novara

Egidio Santagati, Servitore Insegnante Club Rivivere, Catania

Elena D’Amore. Insegnante e Pedagogista, servitrice insegnante Club Il Faro, Avezzano, L’Aquila

Eleonora Tomei, Psicologa, Servitrice Insegnante Club Emozioni, Avezzano (AQ)

Emanuela Malcisi, Servitore Insegnante, Bari

Emanuele Di Salvatore, Insegnante Scuola Primaria, L’Aquila

Emanuele Sorini, Servitore di Club, già responsabile Servizio Alcologia Cremona, Docente Università Cattolica, Milano

Emma Cavalieri, Servitore Insegnante, Responsabile Risorse Umane, Brindisi

Enrico Baraldi, medico psichiatra e scrittore, Mantova

Enza Triggiani, Servitore Insegnante, Bari

Francesca Penta, Servitrice Insegnante ACAT Brindisi

Germana Cartasso,  presidente A.C.A.T. Valli Grana e Maira  Dronero (CN)

Gianfranco Dallafiore, presidente ACAT Federiciana nord Barese, Bari

Gianni Masciulli, Servitore Insegnante ARCAT Abruzzo, Chieti

Gian Paolo Brunetto, Psichiatra, Alcologo, già direttore Unità Operativa Alcologia, ASL Scaligera Veneto, membro ACAT provincia Verona

Giovanna Girardi, Servitore Insegnante, Bari

Giovanna Sciorilli, Docente, Servitore Insegnante, Lanciano (Chieti)

Giovanna Valent, counselor e Servitore nei Club ARCAT Abruzzo, L’Aquila

Giovanni Aquilino, sociologo, dottore di ricerca in Didattica della Medicina, già Dirigente Assessorato Servizi sociali e Coordinatore Piano di Zona di Taranto, Presidente ARCAT Puglia, Foggia

Giuliano Ario, membro Club ACAT Novara

Giuseppe Corlito, psichiatra, psicoterapeuta, alcologo, Grosseto

Giuseppe Ferdinando Ferrò, Manovale, dipendente di varie droghe, tra cui le bevande alcoliche, Opera, Milano

Giuseppe La Rocca, Psichiatra, Alcologo, già Responsabile Servizio Dipendenze, Vicepresidente Società Italiana di Alcologia (sezione Sicilia), Catania

Grazia Giandomenico, Servitore Insegnante, Bari

Grazia Tedone, già Assistente sociale, Direttrice Area Attività sociali Educative e Culturali , Comune di Ruvo di Puglia, Bari – ACAT Federiciana Nord barese

Isabella Panza, ARCAT Puglia

Ivana Stimamiglio, psicologa e psicoterapeuta, Padova

Jessica Ruscitti, Laurea specialistica in Psicologia, Servitrice Insegnante Club La Cometa, Avezzano, L’Aquila

Lamberto Iannucci, operatore di Comunità Terapeutica, Ortona (CH)

Laura De Vecchis, Avvocato, dipendente Ministero della Cultura

Lella Zambetti, presidente ACAT bari Nuova,  Bari

Livio Giuliano, Psichiatra, Direttore f.f., SC Ser.D., ASL Novara

Lucia Caputo, Servitore Insegnante, Bari

Luciano Bernardi, già prof. Ordinario Medicina Interna, Università di Pavia

Luigi Agostino, membro Club ACAT Novara

Luigi Crepaldi, Servitore Insegnante, Rovigo

Luigina Pauletto, Servitrice Insegnante, Rovigo

Manfredo Bianchi, Membro di Club, Servitore, già presidente ARCAT Toscana e vicepresidente nazionale AICAT, Livorno

Marco Malaguti, Segretario ARCAT Lombardia

Margherita Riggi, servitore Insegnante ARCAT Abruzzo, Vasto (CH)

Maria Antonia Papapietro, sociologa, specialista in pianificazione e progettazione di politiche sociali e sanitarie, dottore di ricerca in Didattica della Medicina, Taranto

Maria Cercignani, Assistente sociale, Cecina (LI)

Maria Teresa Casula, Sociologa, Servitrice insegnante Club, Presidente ARCAT Sardegna, Nuoro

Mariella Bonello, , servitrice-insegnante, psicologa Ser.D., Cuneo

Mario Mascitelli, Psicologo, Servitore Insegnante Club La Scelta, Trasacco, L’Aquila

Mario Pellicciari, formatore della Metodologia Hudolin, Vicenza

Marta Silimbani, docente, Servitrice Insegnante, Adria

Maurizio Quaglia, membro Club ACAT Novara

Mauro Torchio, Servitore Insegnante Club Fogliati (ACAT Torino Est), Medico Chirurgo, specialista in Medicina Interna, in quiescenza, Torino

Michela Dicembrino, educatore professionale, Manfredonia (Foggia)

Michele Parisi, Psichiatra, Direttore UOC Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche, Servitore Insegnante ARCAT Marche, Urbino

Mirella Camperchioli, Servitrice Insegnante, Pescara

Mirena Angeli, psicologa, psicoterapeuta, Narni (TR)

Natalino Farao, Sociologo, Operatore di Comunità, Servitore Insegnante, Presidente ARCAT Abruzzo, Pescara

Niccolò Onorati, medico Servizio Dipendenze, Matera

Patrizia Mazucchetto, servitrice-insegnante Club Delfini ACAT Torino Est, Torino

Peppino Nicolucci, Medico, Specialista in Neurologia, Psicologia Medica, Medicina Legale, Perfezionato in Tossicodipendenza, Servitore Insegnante, già direttore UOC Neurologia, Latina  Pezzato Lucia, membro Club ACAT Novara                                                                             Pia Di Berardino, Insegnante Scuola dell’Infanzia, Servitore insegnante Club La rinascita, Tagliacozzo (AQ)                                                                                                                                        Pierfranco Poletti, Medico di Medicina Generale, AULSS 5 Polesana, Rovigo

Piersandro Bellotti, Servitore Insegnante Club 295 Novara

Pina Campolieto, Servitrice Insegnante ARCAT Puglia

Roberto Baldon, Servitore Insegnante, Rovigo

Roberto Cuni, già Coordinatore del Centro Studi Problemi Alcolcorrelati e complessi ed altre Fragilità, Trento

Roberto Pancheri, Medico, già direttore dei Servizi di Alcologia e del Dipartimento Dipendenze, APSS, Trento

Romina Iulianella, Amministrativo ASL1 Abruzzo, Servitrice Insegnante Club Pescina, L’Aquila

Rosa Guarini, Servitore Insegnante, Bari

Rossella Carrera, Educatrice professionale, Responsabile Cooperativa sociale Gea, Servitrice Club Oasi, Novara

Rossella Panizzolo, infermiera, presidente ARCAT Piemonte, dipendente pubblica in settore dedicato all’ascolto e supporto alle vittime di violenza domestica, Torino

Silvia Podetti, psicologa-psicoterapeuta, formatrice promozione della Salute APSS, servitrice CEF, Trento

Simona Rossi, Servitrice Insegnante, Firenze

Stefania Menna, Psicoterapeuta, Chieti

Susi Doriguzzi, servitrice CEF Nuovi Orizzonti, APCAT Trentino, Trento

Suor Odilia D’Avella, Comunità Il Sentiero, Chieti

Stella Labarile, presidente ACAT Nicolaiana, OdV, Bari

Titti Minchillo, Servitore Insegnante, APCAT Foggia

Valeria Matteucci, medico Sanità pubblica, presidente ARCAT Umbria, Perugia

Vanessa Perfetti, Servitrice Insegnante, Assistente sociale Ser.D. Chieti

Vittorio Nocentini, Insegnante di judo educazione, Predazzo, Trento

Vito Antonio Campanile, Psichiatra forense, Tossicologo, Membro del Comitato scientifico Società Italiana di Alcologia, già Responsabile del Centro di Alcologia, ASL Bari, docente Facoltà di Medicina, Bari