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Bankitalia, Economia Puglia Aggiornamento congiunturale: Sergio Fontana (Confindustria)
“I dati resi noti dalla Banca d’Italia sul trend dell’economia pugliese, nel primo semestre di quest’anno, commentati da sergio Fontana (Confindustria) e Codiretti.
“I dati resi noti dalla Banca d’Italia sul trend dell’economia pugliese, nel primo semestre di quest’anno, evidenziano un calo degli investimenti e delle esportazioni con un pil che si attesta a 0,5%, di poco inferiore al 2023", è il commento del Presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, sull’aggiornamento congiunturale dell’economia pugliese elaborato dalla Banca d’Italia.
"Un rallentamento che ci fa preoccupare - ha roseguito Fontana - così come l’incertezza dovuta alla prossima scadenza della decontribuzione Sud, una misura considerata fondamentale per il supporto delle imprese nelle regioni meridionali. La nostra richiesta di rendere tale misura strutturale riflette l’apprezzamento per il suo impatto positivo sulla competitività delle aziende e l’occupazione. Dall’altro lato, emerge un atteggiamento di ottimismo e resilienza tipico del mondo imprenditoriale. Nonostante le sfide, le imprese pugliesi hanno dimostrato stabilità e un dinamismo che si concretizza in un saldo positivo nel fatturato, con una maggiore quota di aziende che riportano aumenti rispetto a quelle in calo. Questa vitalità, nonostante il contesto complesso, è segno della capacità del sistema imprenditoriale di adattarsi e cercare opportunità anche nei momenti di incertezza”.
Il rallentamento, causato dall’aumento dei prezzi energetici e dalle difficoltà nelle catene di fornitura, viene ulteriormente aggravato dalle crescenti tensioni geopolitiche, aumentando l’incertezza e i rischi per il commercio globale e i costi delle materie prime.
“Le stime di Bankitalia - per il Presidente Fontana - vanno lette con particolare attenzione e con adeguata preoccupazione: il rallentamento, causato dall’aumento dei prezzi energetici e dalle difficoltà nelle catene di fornitura, viene ulteriormente aggravato dalle crescenti tensioni geopolitiche, aumentando l’incertezza e i rischi per il commercio globale e i costi delle materie prime".
"Divari, diseguaglianze e ritardi sono profondi e non facili da colmare, da qui la necessità di recuperare elevati livello di produttività. È sugli investimenti capaci di aumentare la produttività che bisogna puntare con determinazione, quindi sulla crescita, cosa che l’Italia non fa da oltre vent’anni, beneficiando di tutte le risorse europee disponibili, di quelle non ancora sbloccate e del loro corretto utilizzo, con un preciso cronoprogramma".
"Per far sì che il nostro Paese diventi attrattivo all’estero è necessario che gli imprenditori continuino a investire, e per essere più competitivi e concorrenti nel mondo dobbiamo anche produrre di più: per questo abbiamo chiesto a gran voce al Governo di spingere gli investimenti, ad esempio con un Ires premiale per chi mantiene il 70% degli utili dentro l’impresa e investe il 30% in tecnologia, formazione e welfare, in vista della transizione digitale 5.0 che richiede una maggiore semplificazione".
"Il progresso economico delle regioni meridionali - ha concluso Fontana - è cruciale non solo all'economia nazionale, ma anche a quella europea. Politiche attrattive e inclusive, che facilitino gli investimenti e migliorino l’occupazione nel Sud, rappresentano un’opportunità non solo per diminuire i divari interni, ma anche per offrire un futuro più stabile e prospero alle nuove generazioni”.
E sul Rapporto di bankitalia arriva anche il commento in allarme di Coldiretti Puglia, sul calo degli occupati in Agricoltura (-8,2%); a mancare nei campi pugliesi, sono 100mila lavoratori.
Calano gli occupati in agricoltura in Puglia, con una diminuzione dell’8,2% nel primo semestre del 2024, mentre con l’apertura delle lavorazioni e delle semine nei campi ma anche delle grandi raccolte come quella olivicola, sono 10mila i lavoratori che mancano nelle campagne in Puglia, ma anche nelle attività di trasformazione e quelle più specialistiche, con il rischio di minare la sovranità alimentare in un momento di forti tensioni internazionali.
La Puglia, regione a forte vocazione agricola, conta oltre 108mila lavoratori, di cui 1/3, circa 37mila lavoratori, è rappresentato da occupati provenienti da altri Paesi, con rumeni, indiani, marocchini, albanesi e senegalesi in testa alla classifica delle nazionalità più presenti, secondo la Coldiretti. Una presenza importante che non basta però a coprire le necessità delle imprese agricole, anche per alcune lacune nell’attuale normativa, a partire dal meccanismo del click day, con poche quote e non tempestive rispetto alle esigenze di stagionalità del settore agricolo. Capita spesso, infatti, che il lavoratore arrivi quando le attività di raccolta per le quali era stato chiamato sono già terminate.
Per superare le attuali difficoltà occorre passare ad una gestione diretta e controllata dei flussi migratori e le ultime modifiche introdotte alla normativa sul decreto flussi rappresentano un passo importante verso la semplificazione e il rispetto dei tempi di ingresso dei lavoratori, che vanno ora implementate con un maggiore coinvolgimento delle associazioni datoriali e dei consolati.
Dall’analisi dei dati Inail sulla sicurezza in agricoltura emerge, tra l’altro, la necessità di incrementare le risorse per l’ammodernamento delle macchine agricole, a partire dal bando Isi, ma anche di potenziare la formazione obbligatoria aprendo ai fondi interprofessionali di formazione continua.
Da non sottovalutare anche l’impatto dei cambiamenti climatici sul lavoro agricolo, con pesanti effetti anche dal punto di vista occupazionale. In tale ottica Coldiretti chiede di rendere alcune misure strutturali per garantire i necessari sostegni ad imprese e lavoratori, dall’ammortizzatore unico all’integrazione salariale per gli operai agricoli, dall’utilizzo ad ore della Cisoa per estendere al settore agricolo la flessibilità già presente negli altri settori all’abbattimento degli adempimenti contributivi per i territori colpiti da alluvioni e disastri climatici.
In merito al lavoro occasionale agricolo a tempo determinato, i risultati nel biennio di sperimentazione hanno dimostrato come si sia trattato di una misura che non si è prestata ad abusi, avendo interessato circa diecimila persone, principalmente pensionati (circa l’80%) e studenti (17%). Non si vedono dunque controindicazioni - ha concludo Coldiretti - nel rendere lo strumento strutturale.
(gelormini@gmail.com)