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Barletta Cascella redde rationem: 'Senza Pd finisce l’amministrazione'

Barletta - Potrebbero essere le ultime ore da Sindaco di Barletta per Pasquale Cascella, ma il primo cittadino è già pronto al redde rationem: “Se il Pd ritiene utile farsi rappresentare dai tecnici, lo faccia, ma assumendosi la responsabilità della proposta. Senza la rappresentanza del Pd non c'è più una maggioranza e non ci può essere più l'amministrazione”, batte i pugni sul tavolo, dopo l’ennesima torsione in Consiglio. L’approvazione in notturna del consuntivo di Bilancio 2015, infatti, ha decretato la sopravvivenza dell’esecutivo cittadino ma non della maggioranza, ormai del tutto lacerata e in pieno regolamento di conti. E se il lungo vertice barese – alla presenza del segretario regionale Marco Lacarra e dei maggiorenti del partito Caracciolo, Boccia e Mennea – ha sminato il terreno dal rischio di una plateale caduta in Aula, Cascella ribadisce di voler rispondere picche anche al documento formale con il quale i dem chiedono il ritorno ad una Giunta tecnica “di alto profilo”. A tre mesi dall’ultimo rimpasto politico, in direzione esattamente opposta e contraria.

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Per l’uomo venuto dal Colle è l’ultimo muro contro muro: il numero legale sul filo del rasoio, l’ingresso della compagine di Area Popolare, i continui rimaneggiamenti alla squadra di governo e gli strali di una parte della Sinistra per “l’estromissione” dalla stessa. Questa volta, però, è diverso: a tenerlo in scacco è il suo partito e l’ex portavoce di Giorgio Napolitano andrà fino in fondo, cosciente della possibilità concreta di svestire il tricolore quando, ad urne del ballottaggio fumanti, la rappresentanza Pd protocollerà le proprie dimissioni: “A nessuno piace tirare le cuoia ma, a differenza di quel che diceva Andreotti, non per questo si deve tirare a campare. La democrazia vive anche di confronti e di scontri, in campo aperto e su posizioni chiare. Per questo, proprio per il rispetto dovuto al ruolo del partito di maggioranza relativa, ho detto che se il Pd intende tirarsi indietro dalla giunta politica insistentemente rivendicata sinora, attenderò che formalizzi il ritiro dei suoi assessori, ma non per questo si passerà a una giunta tecnica né per un giorno, né per una settimana né per un mese”.

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Non ci sta a farsi cuocere a fuoco lento, Cascella, prendendo le distanze da un documento del quale non era neppure stato informato e che bolla come estraneo alla propria concezione politica. “Ero pronto ad andarmene via già oggi e, se non ci sarà una maggioranza politica, me ne andrò a casa. Io posso essere maltrattato, bistrattato sul piano politico ma c’è una funziona pubblica che non può essere insultata”, aveva mandato a dire all’Assemblea, provando a stanare quelle forze che “ossessivamente invocano le mie dimissioni ma - guarda un po' - continuano a non esporsi, con la presentazione di una mozione di sfiducia, anzi si rifiutano di farlo persino sul piano della testimonianza politica”.

È l’epilogo di un estenuante braccio di ferro, i cui titoli di coda si prevedono ad horas, al netto di colpi di scena: se sfiducia dev’essere, che sia tale e con un voto alla luce del sole, pare sfidare il primo cittadino. Vale per i suoi e per l’opposizione, a sua volta alle prese con l’abbandono degli azzurri da parte del già candidato Sindaco ed ex consigliere regionale, Giovanni Alfarano. D’altro canto, qualsiasi strada alternativa, senza la formazione di maggioranza relativa avrebbe il sapore di un ribaltone e non sarebbe praticabile; così come si attendono le posizioni degli alleati, costretti ad uscire allo scoperto dal passo indietro imminente degli assessori in carica. Si naviga a vista, ad urne aperte. In attesa di capire se si riapriranno anche a Barletta.

(a.bucci1@libero.it)

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