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Bif&st: Avati, Ferilli e Scamarcio 'accendono' il Festival a Bari

Ha divertito e commosso il numerosissimo pubblico del Petruzzelli per la sua master class: Pupi Avati è stato applaudito e accolto con calore dalla città di Bari, alla quale ha regalato aneddoti e storie legate tanto al privato quanto alla vita professionale.

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In serata i premi Vittorio Gassman e Federico Fellini agli attori Riccardo Scamarcio e Sabrina Ferilli, protagonisti anche del Focus sul Cinema al Circolo Barion, dove Riccardo Scamarcio è ha raccolto applausi e  contestazioni dal pubblico, per i risentimenti sulla esigua distribuzione del film presentato lo scorso a Cannes Pericle il nero.
 
La quinta giornata del Bif&st 2017 vede protagonisti i fratelli Vanzina, mentre tra gli eventi speciali ci sarà la proiezione della docuinchiesta "Nove giorni al Cairo - Un inchiesta per Giulio" dei giornalisti di Repubblica Carlo Bonini e Giuliano Foschini.

 

“Oggi vorrei parlarvi soprattutto di felicità, perché ognuno di noi ha mille ragioni per soffrire ma anche di sperare che la nostra vita possa cambiare, che un giorno potremo essere felici, a qualsiasi età. Io, ad esempio, tutte le sere scrivo il mio discorso di accettazione dell’Oscar, tutto in inglese, conciso ma perfetto, sicuramente il miglior discorso mai pronunciato. In questa spudoratezza del sogno, si riesce a sopravvivere alle ingiustizie”.

 

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Non ha più parlato di felicità, Pupi Avati nella sua Masterclass al Teatro Petruzzelli, moderata da Enrico Magrelli e preceduta dalla proiezione di “Una gita scolastica”. Ma ha sicuramente regalato tanta felicità al pubblico per quella che, più che una lezione, è stata una vera e propria performance, con lui irritualmente in piedi sul proscenio del palco a inanellare aneddoti sulla sua carriera e sui suoi incontri di una vita, uno più travolgente e applaudito dell’altro.

 

È partito da quando, ragazzo di provincia, timido, complessato e non simpatico scoprì che attraverso la musica, in particolare il jazz, poteva finalmente conquistare le tanto agognate ragazze. Finché un giorno si rese conto che il clarinetto gli piaceva di più e che attraverso lo strumento poteva realizzarsi.

 

“Diventai il più bravo clarinettista di Bologna, ero entrato in un’orchestra formata perlopiù da ginecologi che faceva molte tournee, anche all’estero. Un giorno, però, il capo dei ginecologi mi affiancò un altro clarinettista, un piccoletto brutto e che suonava da schifo ma che sera dopo sera seppe progredire fino a diventare più bravo di me. Allora io non contai più niente, cominciai a pensare di non suonare più, ma iniziai anche a odiare quel ragazzo che un giorno portai in cima alla Sagrada Familia di Barcellona, pensando di buttarlo giù. Si chiamava Lucio Dalla e quando finì la nostra competitività, negli anni diventammo grandi amici, ha scritto anche le colonne sonore di due miei film.”

 

 

 

Tra il racconto di come ha conosciuto la moglie (“Finsi che era il mio compleanno per ottenere il primo bacio, ora siamo sposati da 52 anni ed è la depositaria di tutto quello che sono e che ho fatto”) e un giudizio sulla situazione del cinema italiano (“Non lo va a vedere più nessuno, la crisi mi sembra definitiva dal momento che vanno male anche quei film che vengono prodotti per andare bene, quelli giovanilisti. Forse bisogna riconsiderare il cinema di genere come scelta coraggiosa e alternativa”) sfilano le storie e i volti di grandi protagonisti.

 

“La scelta di Katia Ricciarelli per ‘La seconda notte di nozze’ fu casuale, durante un pranzo con mio fratello Antonio e Maurizio Nichetti, che avrebbe dovuto dirigere il film, eravamo praticamente ubriachi e spuntò fuori il suo nome. Non aveva mai recitato ma io mi dissi ‘Se aveva sposato Pippo Baudo potrà pure fare anche la vedova!”. I primi giorni sul set furono un disastro ma poi entrò talmente bene nella parte che vinse il Nastro d’Argento come migliore attrice protagonista.”

 

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Su Vittorio De Sica: “Doveva dirigere un film su Rodolfo Valentino che poi fece Ken Russell e il produttore, che era il regista Sandro Bolchi, mi chiese se potevo fargli da aiuto regista, dal momento che era già malato. Andai ad incontrarlo, mi presentai e lui mi chiese di dov’ero. ‘Di Bologna, risposi’. ‘Allora va benissimo’, disse lui. Tutto qui. Fu la prima e ultima volta che lo vidi”.

 

“Trasferitomi a Roma da Bologna, volli conoscere Federico Fellini del quale avevo tanto amato ‘8 ½’ e quando mia madre mi disse che abitava vicino casa mia, per tre giorni lo pedinai nelle sue passeggiate finché non trovai il coraggio di avvicinarlo. All’inizio era spaventato, perché si era accorto che lo stavo seguendo, ma poi si sciolse, mi abbracciò e finimmo per diventare grandi amici. Mi invitava sempre alle proiezioni private delle copie lavoro dei suoi film, lo fece anche per il suo ultimo ‘La voce della luna’ e ricordo come, durante la proiezione, telefonava più volte a Giulietta Masina per conoscere le nostre reazioni. Per dire come anche un grande come lui, alla fine della sua carriera avesse una dipendenza psicologica dagli altri”.

 

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“Sul set del mio secondo film, ‘Thomas e gli indemoniati’, un giorno si presentò sul set una ragazza al posto dell’attrice che avevo scelto dopo circa 200 provini e che era molto differente dalla tipologia cui pensavo per il personaggio. Io la cacciai malamente e lei passò l’intera giornata fuori dalla chiesa sconsacrata dove stavamo girando. Alla fine mi impietosii e le detti il copione, convocandola per il giorno successivo. Quando fu il suo turno, lasciò tutta la troupe a bocca aperta. Vedendola recitare ho visto per la prima volta cosa fosse la verità. Si chiamava ‘Mariangela Melato’.

 

Sul suo futuro: “La vita ha una sua circolarità, si arriva a un certo punto in cui diventa importante ricordare, allora prima si prova nostalgia per la giovinezza e poi per l’infanzia. Io sono in quest’ultima fase, in cui ripenso al cinema che ho tanto amato da bambino, il cinema fantastico con il quale ho poi debuttato e che è tornato a sedurmi. Ho riaperto quindi il cassetto dell’immaginazione e dei racconti che mi facevano i contadini, dominati dalla presenza del Male e dalla paura che suscita. Nel mio prossimo film racconterò la storia di due bare che scomparvero nel nulla dopo l’alluvione del Polesine del 1951, le uniche che non furono mai recuperate”.

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MERCOLEDì 26 APRILE - PROGRAMMA

Con la master class di Carlo ed Enrico Vanzina, preceduta dalla proiezione del film Un giorno in pretura diretto dal loro padre Steno (Stefano Vanzina) si apre mercoledì, al Teatro Petruzzelli, la quinta giornata del Bif&st 2017 (proiezione ore 9.15; master class ore 11.00).

Per gli incontri con gli autori delle 13.00 al Circolo Barion ci saranno: Maccio Capatonda regista di Omicidio all’italiana  (Opere prime e seconde); il regista Fabio Venditti, l’attore Fortunato Cerlino e il produttore Massimo Spano per il film Socialmente pericolosi (Opere prime e seconde).

Il Focus su condotto da Franco Montini (ore 19.00 Circolo Barion) sarà invece dedicato al film Falchi di Toni D’Angelo e avrà per protagonist Rocco Marra, Premio Rotunno per il miglior direttore della fotografia; Marco Spoletini, Premio Roberto Perpignani per il miglior montaggio e al regista Toni D’Angelo.

Inoltre sempre al Barion, alle 17.00, per gli incontri dedicati a Vittorio Gassman e Dino Risi, appuntamento con l’attore Maurizio Micheli e il critico Paolo D’Agostini, autore di Dino Risi: conduce Jean Gili.

Ancora al Barion, alle 15.00, la presentazione dello studio realizzato dall’agenzia ACUME su “Gli impatti sul territorio di Apulia Film Commission”: intervengono Flavia Barca (ACUME), Loredana Capone (assessore Industria Turistica e Culturale Regione Puglia), Maurizio Sciarra (presidente Apulia Film Commission), Antonio Parente (direttore Apulia Film Commission).

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In serata alle 21.00 per le Anteprime Internazionali il film 20th Century Woman di Mike Mills, con Annette Bening, storia di una determinata madre single di mezza età, intenta a crescere il figlio adolescente Jamie in un momento di ribellione. Prima della proiezione saranno consegnati i premi “Roberto Perpignani” per il miglior montaggio a Marco Spoletini, “Giuseppe Rotunno” per il miglior direttore della fotografia a Rocco Marra e il Federico Fellini Platinum Award a Carlo e Enrico Vanzina.

Prosegue la sezione Panorama Internazionale al Teatro Petruzzelli: alle 16.00 El otro Hermano di Israel Adriàn Caetano;  alle 18.30 Dev Bhoomi di Goran Paskaljevic (presente in sala il regista).

Per la  sezione “Cinema e Scienza” al Galleria alle 16.00 la proiezione di La vita negli oceani di Jacques Perrin, seguita dall’incontro con Domenico Pignone, direttore dell’Istituto di bioscienze e biorisorse CNR. Conduce Silvia Mattoni.

Per Italiafilmfest alle 22.15 al Galleria sala 1 Falchi di Toni D’Angelo (presente in sala il regista con il direttore della fotografia Rocco Marra, il montatore Marco Spoletini e il produttore Gianluca Curti).

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Prosegue il concorso Opere prime e seconde: alle 20.15 al Galleria 6 con Il permesso – 48 ore fuori  di Claudio Amendola (presente in sala il produttore Claudio Bonivento); alle 22.30 al Galleria 6 Orecchie di Alessandro Aronadio (presente in sala).

Evento speciale della giornata, alle 19.45 al Galleria 1, la proiezione di Nove giorni al Cairo – Un’inchiesta per Giulio Regeni dei giornalisti di  Repubblica Carlo Bonini e Giuliano Foschini, presenti in sala con Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni.

In programma anche un ricco tributo a Volker Schlöndorff nella sala 3 del Galleria: alle 15,45 Der jungle Törless ; alle 18.45 Death of Salesman; alle 21.45 Diplomatie.

Altro tributo sarà dedicato a Carlo Di Palma con la proiezione Acqua e zucchero Carlo Di Palma: i colori della vita, racconto della vita di Carlo di Palma, di Fariborz Kamkari, con Woody Allen, Bernardo Bertolucci, Wim Wenders e Ken Loach. Presenti in sala il regista e la produttrice Adriana Chiesa.

(gelormini@affaritaliani.it)

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