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Caporalato: firmato Protocollo. Nuova fase nella lotta all’illegalità

“Oggi si apre una nuova fase nella lotta al caporalato in agricoltura. Il protocollo firmato rappresenta una sfida positiva per l’intero Paese, perché finalmente istituzioni, organizzazioni datoriali e sindacali sono accomunate da un unico obiettivo condiviso, quello di una lotta senza quartiere alla illegalità e dalla scelta di costruire insieme soluzioni alternative che consentano l’incontro trasparente tra domanda e offerta di lavoro e garantiscano a imprese e lavoratori un sistema di trasporti efficiente per raggiungere i posti di lavoro”. Cosi il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza, sulla firma avvenuta oggi presso il ministero degli interni, del “Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura”.

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“È una bella sfida che dobbiamo vincere e per la quale ringraziamo il governo di averne, con questo protocollo, posto le basi” prosegue Mantegazza. “Resta ore l’urgenza di approvare il disegno di legge 2217, fermo al Senato, che contiene le norme per rendere operativa la Rete del lavoro agricolo di qualità, con le modifiche, richieste da Fai-Flai-Uila che mirano a valorizzare le aziende che scelgono di assumere i lavoratori attraverso la Rete”.

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Anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha sottoscritto a Roma - insieme ad altri - il protocollo per il contrasto del caporalato e dello sfruttamento lavorativo in agricoltura. Esso, infatti, è stato firmato dai ministri dell’Interno, Angelino Alfano, del Lavoro, Giuliano Poletti e delle Politiche agricole, Maurizio Martina, con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, con le Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Piemonte, Puglia e Sicilia, con le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil le associazioni di categoria Coldiretti, Confagricoltura e CNA, Caritas, Libera e Croce Rossa Italiana.

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“Vorrei esprimere gratitudine - ha detto il Presidente Emiliano - al governo e ai suoi ministri che si sono impegnati nell’individuare i punti di riferimento di questa battaglia, rivolta contro il caporalato ma anche contro lo sfruttamento lavorativo in agricoltura. L’individuazione dei soggetti da far lavorare deve esserci in qualche modo, altrimenti le imprese non sanno dove rivolgersi. Noi possiamo dirlo con chiarezza. Senza migranti il settore dell'agricoltura, così come altri, non potrebbe funzionare. In Puglia - ha proseguito Emiliano - ci sono alcuni casi simbolici, uno di questi è il ghetto di Rignano, che sorge, da più di dieci anni, in agro di San Severo. E’ nostro interesse rimuovere queste situazioni che si coagulano nella nostra regione, anche se abbiamo riscontrato una certa difficoltà. Noi ci organizzeremo per dare tutele nel campo della salute, dell'ordine pubblico, dell'integrazione e dell'insegnamento della lingua. Vogliamo garantire una civile accoglienza”.

foto3 firma protocollo
 

Per quanto riguarda più specificatamente il protocollo siglato, Emiliano ha detto che “E' sintetico, semplice, si fonda su un approccio sistemico al problema e individua con precisione chi fa che cosa, indicando nei prefetti gli organi di coordinamento di questa operazione”.

Palmisano Sagnet
 

“Mi sembra questa - ha aggiunto il Governatore pugliese - una scelta corretta. Ora dovremmo fare lo sforzo di coinvolgere anche i Sindaci. Un altro elemento di fondamentale importanza è la collaborazione delle organizzazioni delle imprese agricole”

Il protocollo è finalizzato a promuovere la legalità e la sicurezza nei rapporti di lavoro del settore agricolo, a prevenire l’insorgenza di problematiche di ordine pubblico connesse al lavoro in agricoltura e a individuare e diffondere pratiche per la valorizzazione delle aziende impegnate nelle attività di contrasto del caporalato, anche  attraverso percorsi di integrazione dei lavoratori stranieri.

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Contro il caporalato e per il miglioramento dell'accoglienza dei lavoratori ''centrale" - si legge nel Protocollo sottoscritto - sarà la regia delle Prefetture che sui territori saranno chiamate a una azione di coordinamento, grazie all'attivazione di Tavoli permanenti, presieduti dai prefetti e finalizzati ad individuare i progetti da realizzare in base alle esigenze delle singole realtà territoriali.

Il Ministero del Lavoro garantirà e faciliterà il confronto tra le parti sociali e istituzionali anche con la promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Al Ministero delle politiche agricole spetta invece il coordinamento delle operazioni di controllo del territorio del Corpo forestale dello Stato che rafforzano e affiancano le attività di vigilanza dell'Ispettorato nazionale del lavoro.

Le principali azioni previste rigiardano:

- Stipula di convenzioni, per l'introduzione del servizio di trasporto gratuito per le lavoratrici e i lavoratori agricoli che copra l'itinerario casa/lavoro;
- Istituzione di presidi medico-sanitari mobili per assicurare interventi di prevenzione e di primo soccorso;
- Destinazione d'utilizzo di beni immobili disponibili o confiscati alla criminalità organizzata per creare centri di servizio e di assistenza socio-sanitari organizzati dalle competenti istituzioni anche in collaborazione con le organizzazioni di terzo settore e con le parti sociali;
- Progetti pilota che prevedano l'impiego temporaneo di immobili demaniali in caso di necessità di gestione delle emergenze connesse all'accoglienza dei lavoratori stagionali;
- Bandi per promuovere l'ospitalità dei lavoratori stagionali in condizioni dignitose e salubri, per contrastare la nascita o il perdurare di ghetti;
- Sperimentazione di sportelli di informazione per l'incontro domanda e offerta di servizi abitativi, anche valorizzando le esperienze promosse dalle parti sociali;
- Organizzazione di servizi di distribuzione gratuita di acqua e viveri di prima necessità per lavoratori stagionali;
- Potenziamento delle attività di tutela ed informazione ai lavoratori;
- Attivazione di servizi di orientamento al lavoro mediante i Centri per l'impiego ed i servizi attivati dalle parti sociali, in prossimità del luogo di stazionamento dei migranti, per consentire un facile accesso ai servizi forniti dallo stesso ente;
- Attivazione di sportelli informativi attraverso unità mobili provviste di operatori quali mediatori linguistico-culturali, psicologi e personale competente;
- Istituzione di corsi di lingua italiana e di formazione lavoro per i periodi successivi all'instaurazione del rapporto di lavoro agricolo.
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“Da oggi parte una lotta ancora più dura al caporalato, abbiamo deciso di fare una battaglia specifica e mirata" ha detto il ministro Alfano. “Abbiamo deciso con le Regioni e le associazioni di categoria di combattere una battaglia specifica e mirata. E' un investimento comune di energie". Per il ministro dell'Interno, si tratta di “un accordo che istituisce compiti e attribuisce responsabilità precise. Il coordinamento sarà delle prefetture. Lo scopo è creare una rete tra i soggetti interessati per istituire presidi medico-sanitari mobili, servizi per alleviare le fatiche fisiche, servizi di tutela legale, sportelli per incontro della domanda e offerta per le esigenze abitative, servizi di trasporto”.
 
“Abbiamo costituito una bella alleanza contro il caporalato che dà ad ogni soggetto un compito e una responsabilità precise”, ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. “Abbiamo fissato - ha aggiunto - degli obiettivi e siamo entrati in una logica che supera l'idea di emergenza e assume quella dell'urgenza, perché definire emergenza che ad agosto il pomodoro sia maturo, è un paradosso”, ha detto il ministro per sottolineare come quello del lavoro estivo nelle campagne sia un problema che si ripresenta ciclicamente ogni anno e va quindi affrontato con misure stabili. In questo senso anche il Protocollo firmato oggi "va inserito - ha specificato Poletti - in un disegno più ampio sul lavoro in agricoltura e sulla lotta" contro gli abusi e “nella tutela della salute di tutti quelli che lavorano in questo settore”.
 
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“Prosegue l'impegno unitario del governo per combattere un fenomeno inaccettabile come il caporalato. La stagione di raccolta – ha spiegato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina - è all'inizio e per la prima volta abbiamo strumenti concreti e coordinati per agire sul territorio, in particolare dove negli anni si sono presentate le peggiori situazioni di degrado In questa battaglia, è bene sottolinearlo, l'agricoltura sana non è sul banco degli imputati, ma in prima linea per la legalità”.
“Grazie all'impegno preso coi ministri Poletti e Alfano, insieme ai sindacati, alle associazioni di categoria e al terzo settore, possiamo sperimentare un modello - sottolinea - di interventi che contrasti lo sfruttamento, soprattutto dei lavoratori stagionali immigrati. In particolare per l'accoglienza e per il trasporto, che negli anni sono stati i punti più deboli in assoluto. “Ora è urgente arrivare all'approvazione anche della legge”, ha concluso Martina.
 
Pietro Simonetti del Coordinamento delle politiche per i migranti della Regione Basilicata, ha spiegato che il Protocollo è il risultato anche della iniziativa della Regione Basilicata, tramite il Coordinamento politiche per i migranti, la Caritas e le parti sociali che hanno elaborato nei mesi scorsi – aggiunge Simonetti- precise proposte e richieste al Governo nazionale, stante anche la lentezza parlamentare per l'approvazione del DDL su misure per utilizzare le norme antimafia alla intermediazione illegale ed al controllo del caporalato di vaste zone del Paese”. Esprimiamo quindi la soddisfazione di tutte quelle parti del sistema istituzionale, sociale, economico e politico che hanno sostenuto e incoraggiato la nostra iniziativa per una nuova fase della lotta per la legalità, la dignità del lavoro, anche per i migranti, la valorizzazione della produzione agroalimentare”.
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Per sconfiggere il caporalato occorre chiamare in causa anche gli imprenditori che se ne servono e un deterrente può essere non farli accedere a fondi comunitari e pubblici. E’ questo la proposta che il presidente della Toscana, Enrico Rossi, aveva già fatto ad aprile nel corso di un'audizione in Senato, dove aveva parlato a nome di tutte le Regioni. L'aveva ripetuto anche poche settimana fa, il 10 maggio, dopo che a seguito di un'inchiesta della procura di Prato era stato arrestato un pakistano. Recentemente la giunta ha deciso di passare ai fatti e ha incaricato gli uffici regionali di elaborare una proposta di modifica del programma di sviluppo rurale 2014-2020 in modo da escludere dai contributi gli imprenditori che abbiano riportato sentenze definitive di condanna in violazione delle norme sulla sicurezza dei lavoratori o utilizzando lavoratori non regolari. La modifica dovrà essere discussa con la Commissione europea e dovrà essere consultato anche il Comitato di sorveglianza. Solo dopo aver ricevuto il via libera, potrà essere applicata. La Regione ha deciso però di presentare una proposta ufficiale e coinvolgere nella sua promozione presso l'Unione europea anche il Ministero delle politiche agricole e forestali.

"Il caporalato è un problema e va aggredito con decisione - ha sottolineato Rossi - e la proposta di legge Martina presentata dal governo nazionale è sicuramente un passo in avanti, inasprisce le pene per i 'caporali' e prevede la confisca dei loro beni, ma per combattere seriamente il caporalato si devono chiamare in causa gli imprenditori agricoli, o di altri settori, che consapevolmente ne usufruiscono". Secondo i rapporti Agromafie, in Toscana – si legge in una nota delle Regioni -la quota di irregolarità in agricoltura si aggira intorno al 14,7 per cento, l'indice più basso d'Italia dopo il Trentino- Alto Adige. Tuttavia, il caporalato esiste e danneggia non solo i lavoratori che vengono sfruttati, ma anche le aziende che rispettano le regole e i contratti, vittime così di una concorrenza sleale. Questo maggior rigore negli intendimenti del presidente toscano deve accompagnarsi anche a migliori servizi per gli imprenditori virtuosi che hanno l'esigenza di manodopera a tempo determinato: un'esigenza sentita soprattutto dalle aziende più piccole nei periodi di crisi nei quali la globalizzazione mette le imprese più in difficoltà. Gli uffici toscani stanno per questo verificando la possibilità di utilizzare anche in agricoltura lo strumento del lavoro interinale.

(gelormini@affaritaliani.it)

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