Contro Violenza Donne - Giunta approva Linee Guida su maltrattamenti ai minori
La Giunta regionale pugliese approva le Linee Guida su maltrattamento e violenza contro i minori
"Un appuntamento annuale che ricalca la necessità di raccontare come stanno veramente le cose". Commenta così l’assessore regionale al Welfare Salvatore Negro l’approvazione delle Linee Guida regionali in materia di maltrattamento e violenza contro i minori approvate dalla Giunta regionale lo scorso 23 novembre, alla vigilia della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Le linee guida sono frutto di un lavoro di approfondimento scientifico e operativo durato diversi mesi e che ha visto la collaborazione concreta e fattiva, oltre che degli Uffici regionali, della Garante regionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e del Gruppo GIADA (Gruppo Interdisciplinare Assistenza Donne e bambini Abusati).

"È stata avviata una proficua fase di consultazione - spiega ancora Negro - con il coinvolgimento delle Direzioni Sanitarie, delle Autorità Giudiziarie e delle Forze dell’Ordine, delle Equipe integrate multiprofessionali
A fondamento del documento regionale, la ricerca che fa da base documentale per gli indirizzi operativi. Il monitoraggio ha intercettato un bacino di 513.032 minori, pari al 73% del totale complessivo della popolazione minorile residente in Puglia, e ha evidenziato come la dimensione del fenomeno del maltrattamento sui minorenni pugliesi non si discosti molto da quella rilevata in Italia, sia pure con qualche significativa differenza. I minori presi in carico complessivamente dai Servizi Sociali dei Comuni pugliesi rappresentano il 4,7% del totale dei minori 0-17 anni residenti in Puglia.
Questa percentuale che non si discosta dalla media nazionale, risulta essere sensibilmente più alta rispetto alla percentuale registrata dall’indagine nazionale per le regioni meridionali. L’indagine rileva che la prevalenza dei minorenni in carico aumenta al crescere dell’età del minore. La fascia con percentuale più alta è quella dei minori di età compresa tra gli 11 e i 17 anni (50,34% dei minori presi in carico dai servizi), segue la fascia dei 6-10 anni (29,16%), quella dei 4-5 anni (10, 32%) e infine la fascia 0-3 anni (10,18%).

L’incidenza dei minori in carico per maltrattamento/violenza è pari al 23,6% del totale dei bambini/adolescenti presi in carico. Rispetto al genere, i minorenni presi in carico dai Servizi Sociali, sono per buona parte maschi (59,52%), mentre lefemmine sono il 40,48%. Le percentuali cambiano se invece si analizza la presa in carico per genere relativa al maltrattamento e violenza. Prendendo in considerazione il dato dei minori maltrattati sul totale dei minori già in carico ai Servizi sociali, risulta una percentuale più alta per le femmine (23,9%) rispetto a quella dei maschi (19,25%).
Emerge quindi che le bambine/adolescenti sono più esposte al rischio di maltrattamento/violenza, sia in Puglia che, più in generale, in Italia. L’esposizione al rischio di maltrattamento/violenza è più alta anche per i minori stranieri. Infatti la percentuale dei minori stranieri presi in carico per maltrattamento è pari al 36,38% del totale dei minori stranieri complessivamente in carico ai Servizi sociali, mentre i minori stranieri in carico rappresentano l’8,15% del totale.
Con riferimento al rapporto tra minori vittime di maltrattamento e le forme di maltrattamento, emerge che la metà dei bambini/adolescenti maltrattati è vittima di forme anche gravi di trascuratezza materiale e/o affettiva, o di inadeguatezza delle cure, se si prendono in considerazione anche le patologie delle cure (55,2%). Preoccupante anche il fenomeno della violenza assistita che, assieme al maltrattamento psicologico, rappresenta la seconda forma di maltrattamento.
Le forme di maltrattamento meno prevalenti in Puglia sono quelle riferite al maltrattamento fisico (3,5%) e alla violenza sessuale (1,9). In quest’ultimo caso la percentuale dell’1,9% rispetto al 4,2% del dato nazionale, sembra confermare purtroppo la difficoltà di rilevazione, da parte dei Servizi, di un fenomeno ancora drammaticamente sommerso. Con riferimento al contesto in cui avviene il maltrattamento, l’86,3% dei casi in carico ai Servizi Sociali fa riferimento al contesto familiare, il 4,5% al contesto scolastico, il 4,2% al gruppo dei pari, mentre solo lo 0,5% dei casi si riferisce al contesto on-line.

L’analisi degli interventi erogati dai Comuni pugliesi per rispondere alle situazioni di maltrattamento intercettate, mette in evidenza come ogni minorenne riceva poco più di un intervento (1,15), rispetto alla media di due interventi erogati a livello nazionale. La misura di intervento prevalente è quella dell’assistenza economica (33,8%), seguita dall’allontanamento del minore presso le comunità (19,5%), dall’assistenza domiciliare (13,3%), dall’affidamento familiare (11,3%), dall’accesso ai servizi sanitari (10%), dal centro diurno (9,6%), e infine dalla casa rifugio (1,5%).
La differenza più significativa che emerge dal confronto con il livello nazionale è quella relativa all’intervento di assistenza economica che in Puglia raggiunge la percentuale del 33,8%, rispetto alla percentuale italiana del 27,90%. Se da un lato questo dato sembra confermare la necessità per i Servizi Sociali pugliesi di intervenire a sostegno di situazioni di fragilità anche di natura socio-economica da parte di molte famiglie, dall’altro lato denota il carattere “emergenziale” della risposta che rischia di risultare assolutamente inadeguata se non integrata da altri interventi tesi a proteggere e curare, oltre che a rimuovere i fattori di rischio di maltrattamento.
Tra le criticità che emergono da questa prima fotografia c’è anche la mancata (o lenta) integrazione tra i Servizi territoriali, in particolare tra Servizi Sociali e Servizi Sanitari. Infatti, emerge che solo il 23% dei minori presi in carico dai Servizi sociali per maltrattamento/violenza viene seguito dalle equipe integrate multidisciplinari previste dalla normativa regionale e che solo il 10% dei minori in carico per maltrattamento accede a prestazioni di carattere sanitario.

La strettissima connessione che esiste tra violenza domestica intrafamiliare agita sulle donne e la violenza assistita da parte di figli emerge anche dai dati di monitoraggio sugli accessi delle donne ai centri antiviolenza nel 2015, con una percentuale del 65% di presenza di minorenni, di cui il 35% di sesso maschile.
Una circostanza che aggrava le conseguenze del fenomeno sia in relazione al trauma che la violenza, diretta o indiretta, può causare, sia in relazione alla trasmissione intergenerazionale del comportamento violento. Le donne subiscono violenza nel contesto domestico e delle relazioni intime: fra gli autori delle violenza figurano prevalentemente il partner e l’ex partner, due tipologie di autori che rappresentano complessivamente l’82%; se aggiungiamo la percentuale cha fa riferimento all’area dei “parenti” (10%), abbiamo una percentuale del 92%; le donne più “esposte” alla violenza sono le coniugate (42%),seguono le donne nubili (24,6%) e le donne separate (22%).
Le tipologie di violenza denunciate confermano l’ordine di prevalenza dell’anno precedente: violenza prevalente è quella fisica, seguita da quella psicologica, dallo stalking, dalla violenza sessuale; la violenza psicologica accompagna tutte le forme di violenza.
I dati sembrano confermare, soprattutto in termine di valori assoluti, quelli emersi dalla rilevazione dell’anno precedente, con circa 1.500 accessi di cui il 30% di primo contatto con richiesta di informazioni. In termini percentuali si registra un aumento delle denunce da parte delle donne seguite dai centri antiviolenza, dato che mette in evidenza come le donne si sentano più “forti” se sostenute adeguatamente.

L’aumento percentuale delle donne nubili e delle donne di età compresa tra i 18-29 anni che si sono rivolte ai centri, registra sicuramente una maggiore e “precoce” consapevolezza da parte delle donne circa la violenza subita con conseguente richiesta di aiuto. La richiesta di ascolto/accoglienza (77%) e, a seguire, la domanda di consulenza psicologica (37%) e legale (33%) che le donne rivolgono ai centri antiviolenza, mette in evidenza il ruolo fondamentale dei centri come punti strategici delle reti locali di prevenzione e contrasto alla violenza, e la loro specificità in materia.
I centri antiviolenza e le donne che a loro si rivolgono, certamente contribu