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Ex-Ilva, non c'è pace: entra lo Stato si riaccendono gli allarmi per la salute

Da Bruxelles viene annunciata la firma dell’accordo tra Governo italiano, Invitalia e Arcelor Mittal, con l'ingresso dello Stato al 50% nella proprietà dell'Ex-Ilva: "Certamente a Taranto ci sarà l'idrogeno - ha dichiarato Giuseppe Conte sollecitato sull'ipotesi abbandono dei combustibili fossili nello stabilimento tarantino - ci siamo ripromessi fin dall'inizio che sarà il progetto più avanzato e più serio di transizione energetica".

Conte Bruxelles

Un processo che avrà bisogno dei suoi tempi. Conte, infatti, ha fatto riferimento ad un abbandono in parte dei combustibili fossili, per cui "man mano diventerà tutto verde", ma "occorre farlo in un arco temporale già previsto dal piano".

La città resta sulle barricate, la riconversione si riallontana e il sindaco, Rinaldo Melucci, lamenta e attacca: "Noi, ancora adesso, non conosciamo le carte in dettaglio di questo piano. Pertanto, andiamo avanti con l'accordo di programma. Questo piano per noi è carta straccia, noi dobbiamo occuparci della salute del tarantini".

Ilva Melucci

"Dal premier Conte - ha aggiunto Melucci - ne abbiamo sentite tante di parole importanti. Ci viene chiesto di fare l'ennesimo atto di fede, ma noi non possiamo accettarlo. La prospettiva che il Governo pone rispetto al tema dell'idrogeno è una prospettiva molto lunga. La verità è che prima del 2022 non cambierà niente, resta anche l'attuale governance, in capo a Lucia Morselli, con la presenza dello Stato, che ancora non è in maggioranza. E non ci sono investimenti importanti dal punto di vista tecnologico". 

"Oggi - ha continuato Melucci - ci viene chiesto almeno fino al 2025 di sacrificare ancora la salute dei tarantini. Noi non lo possiamo accettare, volevamo più coraggio, più investimenti anche dal Recovery plan e interventi che partissero subito con questa prospettiva".

Taranto ilva night

L'intento di Comune e Regione sarebbe quello di costituire il "Tavolo per la sottoscrizione dell'Accordo di Programma per la bonifica, il risanamento ambientale, la riconversione e lo sviluppo del polo siderurgico di Taranto" con proposte alternative a quelle del Governo e della multinazionale.

Va in tal senso la nota dei consiglieri del M5S, Grazia Di Bari, Rosa Barone, Cristian Casili e Marco Galante: “Il territorio deve essere coinvolto nelle scelte che riguardano l’ex Ilva. È quanto abbiamo sempre sostenuto, supportando le richieste dei sindaci dell’area ionica, e  continuiamo a farlo ancora di più ora dopo la firma dell’accordo tra Arcelor Mittal e Invitalia".

M5S Puglia 2020

"Per questo ancora una volta torniamo a sollecitare l’immediata convocazione del tavolo per l’accordo di programma, alla presenza di Governo, Regione, sindacati, primi cittadini e di tutti gli attori interessati hanno rivadito i pentastellati - per conoscere i dettagli del piano, capire come si intenda tutelare la salute dei cittadini e sapere se sia previsto un percorso per la chiusura dell’area a caldo".

"Si tratta di uno dei punti alla base del dialogo con il presidente Emiliano - ha sottolineato - che già una volta ci ha ascoltati e per cui siamo anche in contatto con i nostri rappresentanti del Governo. Non si può decidere del destino di Taranto senza informare costantemente i cittadini e senza coinvolgerli passo dopo passo".

"Dal confronto con i rappresentanti istituzionali del territorio è emersa chiaramente la volontà di arrivare alla chiusura dell’area a caldo ed è la richiesta che faremo al Governo una volta seduti al tavolo. Una unità di intenti che mette al primo posto i tarantini, al di là della politica. I cittadini hanno il diritto di avere chiarezza sul futuro del territorio e noi rappresentanti istituzionali a tutti i livelli dobbiamo garantire che vengano tutelati i diritti costituzionalmente garantiti alla salute e al lavoro”.

Emiliano Ilva

Più duro l'intervento del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che in una nota diffusa ha dichiarato: “Tutta la maggioranza di governo della Regione Puglia, da me consultata in apposita conferenza dei capigruppo - alla quale hanno partecipato PD, Con Emiliano, Popolari con Emiliano, cui si è aggiunta la capogruppo del M5S, in coerenza con le linee linee programmatiche di recente approvate dal Consiglio Regionale della Puglia - esprime il proprio netto dissenso sul contenuto dell’accordo ArcelorMittal, Invitalia, Governo italiano avente ad oggetto il gruppo Ilva".

"Un accordo che non tutela la salute dei tarantini e il nostro ambiente - ha proseguito Emiliano - abbiamo oggi appreso, solo dalla stampa, che lo Stato italiano è diventato nuovamente socio, questa volta al 50%, di una delle più importanti acciaierie europee avente sede a Taranto, dalla cui proprietà al 100% era uscito nel 1995. L'Accordo tra Invitalia e Mittal non è noto e le informazioni a nostra disposizione sono scarne e frammentarie". 

"Appare, tuttavia, evidente - ha precisato Emiliano - che l'accordo è avvenuto nel solco di un piano industriale che, confermando o addirittura rilanciando la tecnologia tradizionale che ha caratterizzato la fabbrica di Taranto dalla sua costituzione ad oggi, appare anacronistico e assolutamente fuori dal perimetro di decarbonizzazione, che è stato per anni oggetto di discussione ed approfondimento".

Ilva Jindal1

"La sola idea che il raggiungimento di una produzione industriale vicina alle 6 milioni di tonnellate di acciaio, passi attraverso la ricostruzione degli altiforni, ed in particolare di AFO 5, genera sgomento", ha sottolineato il Governatore, "Ricostruire il più grande altoforno d’Europa con la tecnologia a ciclo integrato a carbon coke significa continuare ad inquinare l’80% in più rispetto alle tecnologie con le quali si attua la decarbonizzazione totale della fabbrica".

"È una scelta incongrua, datata, utile esclusivamente ad avvicinare la fabbrica ad una ipotesi di presunta redditività - ha incalzato - che, però, dovrà essere comunque garantita dai soldi pubblici a sostegno della massiccia Cassa Integrazione attuata da ArcelorMittal, attuale affittuario di un ramo d’azienda. Redditività che, ricordiamolo tutti, si basa sulla condivisione, o meglio sullo scarico totale al sistema pubblico, di tutti i danni di natura ambientale e sanitaria che quella fabbrica ha generato e genererà ancora per anni".

"Sconvolge che l'accordo venga siglato contemporaneamente ai decisivi passi che l'Unione europea ha compiuto con il programma Next Generation. Firmando l’accordo di stanotte l'Italia saluta questo importante traguardo offrendo al mondo una prospettiva industriale del secolo scorso, in cui le next generations subiranno il peso ambientale, sociale e finanziario di una scelta scellerata".

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"Abbiamo offerto con lealtà e perseveranza al Governo l'opportunità di confrontarci su un tavolo tecnico - ha ricordato Emiliano - dove avremmo portato un contributo che deriva non solo dai nostri approfondimenti tecnico/finanziari, ma dalla lettura della realtà rappresentata dall'evoluzione in atto nell'industria pesante in tutto il mondo".

"Davanti alle evidenze che portiamo, relative alla concreta possibilità di operare una transizione verso tecnologie pienamente eco-compatibili, che partano dal gas e raggiungano l'idrogeno, ci viene eccepito che si tratta di tecnologie troppo costose e non profittevoli". 

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"Nonostante i cittadini italiani stiano da anni mantenendo con le proprie tasse un’azienda tecnicamente improduttiva, asseritamente strategica. Da anni gli italiani offrono, senza rendersene conto, un contributo finanziario determinante per la sopravvivenza della fabbrica, nonostante la fabbrica uccida, inquini, faccia ammalare, allontani altri investimenti industriali e turistici. E questo già oggi, in costanza della presenza di un investitore privato". 

"Si è deciso, senza un dibattito pubblico o istituzionale, che la produzione dell'acciaio è una prerogativa irrinunciabile del nostro Paese, e che non è necessario che quella produzione avvenga in maniera rispettosa della vita delle persone e della tutela dell'ambiente".

"E decidere di non farlo mentre i pilastri della programmazione comunitaria vengono orientati verso la finanziabilità di investimenti che garantiscano la transizione green dell'industria europea, anche in deroga alle norme sulla concorrenza e gli aiuti di Stato, è una scelta incomprensibile".

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"L’Italia e Taranto non potranno godere degli aiuti europei che servono a rendere green le acciaierie e sarà lo Stato, con i nostri soldi, a ricostruire il mostruoso altoforno 5 a carbone".

"Non serve essere dei geni dell'industria per comprendere che ammesso che una tecnologia abbia costi di gestione più alti - ha incalzato Emiliano - il prezzo finale del prodotto risentirà comunque più che positivamente dal fatto che gli investimenti per realizzare il processo industriale sono stati concessi a fondo perduto".

"È pazzesco che gli aiuti di stato italiani ricostruiscano tecnologia non green, non decarbonizzata, facendo cadere, miseramente, il velo della convenienza di adeguamenti industriali moderni e ambientalmente compatibili".

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"Un’ultima considerazione. L'accordo firmato mette lo Stato di fronte alla responsabilità di garantire che il piano industriale allegato all'Accordo, venga totalmente realizzato (autorizzato, finanziato, posto in essere).  Solo che da ieri, lo Stato ha deciso di affrontare questo obbligo da socio. La conseguenza dell'eventuale (e da noi auspicata), impossibilità di realizzare il piano consentirà a Mittal di liberarsi dei suoi obblighi probabilmente in danno del socio. Un vero capolavoro politico e  in diritto”.

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“Bene la partecipazione pubblica nella gestione di un’attività produttiva strategica per l’industria nazionale - ha affermato il Segretario del PD Puglia Marco Lacarra - ora, però, è auspicabile che nell’accordo tra ArcelorMittal e Invitalia si affermi finalmente, sebbene in maniera tardiva, un principio di larga partecipazione degli enti locali e dei territori interessati, attraverso un tavolo che vigili sull’attuazione dell’accordo e monitori la riqualificazione dello stabilimento, vero la completa decarbonizzazione dei cicli produttivi.”Lo afferma il Segretario del PD Puglia On. Marco Lacarra.

“Lo avevamo chiesto con forza negli ultimi mesi e questo costituisce sicuramente un primo importante passo in quella direzione. Il PD Puglia continuerà a porre in tutte le sedi opportune, e sempre nell’ottica di leale collaborazione tra i livelli istituzionali, gli altri due temi centrali per il futuro di Taranto: l’attenzione costante alla salvaguardia dei posti di lavoro e al rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini.”

(gelormini@gmail.com)

 

 

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